Il Pentagono racconta come procede la Indo-Pacific Strategy a due anni dal lancio, tra cooperazione nel Quad, impegni storici con Giappone, Australia e Corea del Sud, la centralità dell’India e nuove attività con Filippine e Asean
Nel biennio successivo alla pubblicazione della Indo-Pacific Strategy da parte dell’amministrazione Biden-Harris, il Pentagono ha lavorato come non mai con alleati e partner per promuovere una visione condivisa di una regione libera e aperta. “Le nazioni dell’Indo Pacifico stanno contribuendo a definire la natura stessa dell’ordine internazionale, e gli alleati e i partner degli Stati Uniti in tutto il mondo hanno un interesse nei suoi risultati”, afferma la strategia in un passaggio che è guida per comprendere l’impegno americano nella regione (e non solo: anche quello europeo descritto nell’ultima edizione di “Indo Pacific Salad” nasce e procede secondo certi cardini).
Il Pentagono ha prodotto un “Fact-Sweet”, ossia una scheda informativa per fare il punto delle attività a due anni dal lancio della strategia (lo avevo fatto anche nel 2023, dopo il primo anno). La scheda è prodotta dal dipartimento della Difesa del Paese che sta celebrando l’anniversario, dunque tutto è meno che un’informazione scevra da narrazioni e interessi, tuttavia è molto interessante analizzare i contenuti trattati, i toni usati, la priorità. Il punto chiave è questo: !”Il nostro approccio si ispira e si allinea a quello dei nostri amici più stretti”.
Il primo dei punti salienti analizzati riguarda il vertice che ha dato vita ai “Camp David Principles”, l’accordo con cui i leader di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud si sono impegnati ad approfondire la cooperazione trilaterale di difesa (e guardano a successivi segmenti di sviluppo). L’incontro è stato un momento fondamentale del 2023, perché Tokyo e Seul, i principali partner indo-pacifici statunitensi, non erano in rapporti amichevoli e il vertice a tre di Camp David potrebbe aver rivoluzionato la storia (per esempio, si apre un meccanismo di condivisione dei dati di allerta missilistica in tempo reale sulla Corea del Nord).
Poi il rilievo viene spostato sul Quad – il sistema di comunicazione strategica tra Stati Uniti, Australia, India e Giappone. Per il Pentagono, sta fornendo una maggiore trasparenza marittima attraverso il Partenariato Indo-Pacifico per la Consapevolezza del Dominio Marittimo (Ipmda) potenziando le capacità dei partner di monitorare le loro acque. Nel corso dell’anno, probabilmente dopo le elezioni Usa2024, ci sarà un nuovo vertice tra i quattro leader, perché l’intesa è ormai istituzionalizzata e in rapida fase di implementazione.
Il ruolo indiano è prioritario non solo nel Quad. Washington e New Delhi stanno accelerando l’integrazione tra i settori industriali della difesa di entrambi i paesi e il dialogo sulle nuove tecnologie iCET, e gli Stati Uniti stanno sostenendo la modernizzazione della difesa dell’India, anche attraverso la coproduzione di motori per jet da combattimento e veicoli corazzati (obiettivo: rompere la profonda dipendenza indiana dalle armi russe, permettere al Subcontinente di avere una dimensione militare-strategica propria moderna per sostenere il confronto con la Cina).
Da qui, restando su un altro dei lati del Quad, l’Unbreakable Alliance tra gli Stati Uniti e l’Australia viene raccontata come “più forte che mai” e in effetti sta realizzando una serie di iniziative chiave di postura strategica, tra cui l’aumento delle rotazioni di bombardieri e caccia statunitensi e di mezzi navali dell’esercito statunitense, la cooperazione ampliata tra le forze marittime e terrestri, la cooperazione potenziata nello spazio e nella logistica, e il proseguimento degli aggiornamenti delle basi chiave. Ovviamente, non può essere tralasciato l’Aukus (che potrebbe anche essere ampliato).
Ultimo lato, quello nipponico: l’alleanza con Tokyo rimane la pietra angolare della pace e della stabilità nell’Indo Pacifico e gli sforzi degli ultimi due anni si sono concentrati sull’aumento del coordinamento dell’alleanza, sul potenziamento della capacità dell’alleanza di dissuadere e, se necessario, rispondere alle minacce, e sull’ottimizzazione della postura delle forze statunitensi in Giappone basata su concetti operativi migliorati e nuove capacità.
Poi viene dato spazio alle Filippine, con cui gli Stati Uniti nel 2023 hanno compiuto significativi progressi per aumentare l’interoperabilità, accelerare lo sviluppo delle capacità e investire in infrastrutture condivise, tra cui in quattro nuovi siti che rientrano nel’Accordo di Cooperazione per la Difesa Potenziata e attraverso oltre 100 milioni di dollari di nuovi investimenti. Davanti al bullismo geopolitico cinese, Washington ha rilanciato l’accordo di cooperazione sulla difesa con Manila.
Infine, l’attività complessa con l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (Asean), un insieme di Paesi molto connesso con la Cina (sia sul piano economico sia culturale) con cui Washington lavora più profondamente che mai, anche attraverso programmi di capacity-building e corsi di formazione guidati dal Pentagono. L’Asean è strategicamente fondamentale, perché sono quei Paesi che pressano per evitare che la regione indo-pacifica diventi soltanto un terreno di scontro tra potenze.