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Tra Bruxelles e Kyiv c’è di mezzo Budapest. E non solo geograficamente

Secondo alcune fonti l’obiettivo di Bruxelles è di arrivare ad avviare i negoziati formali di adesione con Kyiv prima di luglio, quando l’Ungheria assumerà la presidenza di turno del consiglio. Budapest pone dei paletti, ma sembrano meno rigidi del solito

I negoziati formali sull’adesione dell’Ucraina all’Unione europea potrebbero iniziare molto presto, forse già il mese prossimo. Dopo che i leader europei hanno dato il via libera politico a Kyiv, il prossimo passo nel processo di adesione è l’avvio di colloqui formali con l’Ucraina attraverso una conferenza intergovernativa, che rappresenterebbe l’apertura dei negoziati di adesione. L’intenzione sarebbe quella di avviare i negoziati formali già il 25 giugno. Tuttavia, per fare sì che ciò avvenga è necessario superare un ostacolo importane: il veto ungherese.

Tanto diplomatici dell’Unione e di Kyiv stanno lavorando intensamente per cercare di convincere Budapest a dare il suo consenso all’apertura dei colloqui sull’adesione dell’Ucraina, concentrando i loro sforzi sulle preoccupazioni di Budapest sulle minoranze ungheresi nel Paese ex-sovietico. Ad aprile il capo dell’ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak e il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó hanno portato avanti dei colloqui bilaterali in cui “le parti hanno notato la dinamica positiva del dialogo”. Mentre nel corso di maggio i colloqui si sarebbero sviluppati intorno ad un elenco di undici punti stilato da Budapest, a cui Kyiv avrebbe dato una prima risposta nei giorni scorsi.

Un diplomatico dell’Unione, interpellato da Politico, ha ipotizzato che l’Ungheria potrebbe voler chiudere la questione dei colloqui di adesione dell’Ucraina prima di assumere la presidenza semestrale di turno del Consiglio dell’Ue a luglio: “C’era l’idea di non farlo prima delle elezioni del 9 giugno, perché poteva diventare una questione elettorale. Ora stiamo cercando questo spazio a giugno. Se siete gli ungheresi, preferireste che questa questione sia tolta di mezzo prima dell’inizio del turno di presidenza”.

Per raggiungere questo risultato è necessario che gli Stati-membri concordino un cosiddetto quadro negoziale, su cui le contrattazioni sono in corso dallo scorso marzo, quando hanno ricevuto una prima bozza del documento dalla Commissione europea. Una prima versione concordata dovrebbe inviata agli ambasciatori dell’Ue nelle prossime settimane, in modo da poter risolvere le questioni più spinose. I funzionari del Belgio (Paese che attualmente detiene la Presidenza di turno del Consiglio) hanno fissato per il 25 giugno la Conferenza intergovernativa (Cig). Ma, sempre secondo la fonte diplomatica di Politico, “come sempre, è impossibile prevedere cosa farà l’Ungheria finché non sentiremo Orbán in persona”.

Facile capire a cosa si riferisca il diplomatico europeo. Fin dall’invasione russa del febbraio 2022, il primo ministro ungherese Viktor Orbán è stato il più grande ostacolo interno all’Unione per quel che riguarda il sostegno all’Ucraina nel suo complesso, minacciando di bloccare i finanziamenti dell’Ue a Kyiv, ostacolando l’imposizione di sanzioni contro la Russia e, appunto, rallentando il processo di adesione ucraino alla comunità europea. Tuttavia, al momento sembra che Orbàn abbia tutto l’interesse a non fare ostruzionismo. Ma, appunto, è impossibile prevedere come si comporterà Budapest.

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