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Putin si è dato la zappa sui piedi. Così l’inflazione rischia di strozzare la Russia

Se è vero che negli ultimi due anni la colossale spesa militare ha consentito di tenere in vita l’economia russa, dando al mondo la falsa percezione che le sanzioni non funzionassero, è altrettanto vero che lo sforzo bellico ha surriscaldato come non mai i prezzi. Imponendo ora al Cremlino misure che potrebbero rivelarsi letali

Se la Russia di Vladimir Putin dovesse pensare di vivere solo di carri armati e cannoni, sarebbe già morta e sepolta da un pezzo. Che l’industria bellica, con la produzione forsennata di armamenti per la guerra scatenata contro l’Ucraina, abbia fin qui sostenuto l’economia russa, dando al mondo l’immagine di una scarsa efficacia delle sanzioni (qui l’intervista all’economista Alberto Forchielli), è un dato di fatto. Laddove crollano i consumi, la spesa militare compensa e sostiene il Pil. Tutto molto vero, ma anche tutto molto pericoloso.

E il perché è presto spiegato. L’enorme costo della guerra per Mosca e la conseguente colossale spesa in munizioni ed equipaggiamenti, ha finito con il surriscaldare i prezzi, portando l’inflazione bel al di sopra dell’8%, quando l’obiettivo del governo russo per il 2024 era del 7,4%. Tutto questo ha spinto la Banca centrale russa a portare i tassi, ovvero il costo del denaro, al livello storico del 16%, con la ragionevole prospettiva di portarlo al 18% nella riunione del prossimo 26 luglio. Una cosa mai vista nell’ex Urss. Ma se si considera che il target di inflazione della Bank of Russia è del 4%, a fronte di un costo della vita doppio, la misura ci sta eccome. Anche perché a sostenere i prezzi non c’è solo la spesa per le munizioni, ma anche gli stipendi da pagare per i soldati che vanno al fronte.

E qui i nodi vengono al pettine, perché per fermare i prezzi e raffreddare un’economia dopata dall’industria bellica, occorrerà portare i tassi verso una nuova dimensione. Chi allora, in Russia, avrà l’azzardo di chiedere un prestito in una banca? E se le banche non concederanno più prestiti perché nessuno glieli chiede, in quanto troppo costosi, come potranno sopravvivere? E ancora, che ne sarà di tutti quei finanziamenti in essere il cui costo attuale è legato all’andamento dei tassi? Se un credito va in sofferenza perché è diventato più difficile rimborsarlo, viene svalutato e si trasforma in perdita di bilancio, con un impatto sui conti.

Insomma, la spesa militare rischia di giocare un brutto scherzo a Putin. Secondo Alexei Antonov, responsabile della consulenza sugli investimenti presso Alor Broker, “anche questo aumento (di fine luglio, ndr) non sarà sufficiente a raffreddare l’economia surriscaldata. Non escludo una terapia d’urto, ovvero un tasso di interesse del 20-24% per un breve periodo”.

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