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L’unica speranza per il Centro si chiama Forza Italia. Gargani spiega perché

Renzi e Calenda sono i responsabili del fallimento politico del progetto centrista. L’apertura del leader di Italia Viva al campo largo e a un possibile accordo con il Pd di Schlein evidenzia che non ha le idee chiare e vive di espedienti. L’unica speranza per il centro è che Forza Italia alzi la testa e si “smarchi” da certe posizioni del governo. Molti popolari ci contano e il segnale che è arrivato dalle urne è chiaro. Colloquio con l’ex sottosegretario democristiano, Giuseppe Gargani

Quell’abbraccio con la leader del Pd non è passato sotto silenzio. Così come ha lasciato tanti più o meno di stucco l’apertura del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, a un’ipotesi di alleanza con gli altri partner del campo largo. Movimento 5 Stelle compreso. Carlo Calenda, numero uno di Azione, ormai balla da solo come si può capire dalle sue parole di oggi sul Corriere della Sera. A questo punto resta davvero da chiedersi cosa resta del Centro, anche alla luce della discussione interna a Forza Italia. Per provare a rispondere a questa domanda, abbiamo interpellato uno che della dimensione centrista è stato in qualche modo artefice negli anni gloriosi della Prima Repubblica: Giuseppe Gargani. L’ex deputato e sottosegretario democristiano analizza lo stato di salute del centro in Italia e la diagnosi che emerge dalle sue parole è tutt’altro che lusinghiera. “Il Centro è stato distrutto proprio da coloro che avevano l’ambizione di rappresentarlo: Renzi e Calenda”.

Gargani cosa ritiene più inaccettabile: la solitudine di Calenda o l’apertura al campo largo di Renzi?

Penso che la responsabilità del sostanziale azzeramento – in termini di rappresentanza politica – dell’elettorato centrista, sia equamente distribuita fra i due. E il grande dramma nasce a seguito delle elezioni politiche del 2022.

All’epoca – sembra ormai tanto tempo fa ma sono passati solo due anni – il Terzo Polo marciava unito. 

Sì, e tutti coloro che hanno votato questo raggruppamento politico pensavano potesse costituire la base per una nuova offerta politica centrista. Fu invece un’illusione perché, ancora una volta, a prevalere sono state le liti e i personalismi tra i due leader. Senza contare che questo ha avuto come effetto politico l’affermazione dei due estremismi: Giorgia Meloni a capo di un governo di destra ed Elly Schlein in segreteria del Pd che ha spostato il partito su posizione fortemente innervate dall’ideologia.

Va dato atto a Renzi di aver provato a formulare un’offerta politica al bipolarismo con gli Stati Uniti d’Europa, non crede?

Noi Popolari Uniti credemmo nel progetto dell’alleanza politica degli Stati Uniti d’Europa. Ma probabilmente fu Renzi stesso a non crederci. Al momento, dopo la pesante sconfitta del giugno scorso, appare come un leader politico che vive di espedienti e che non ha un’idea chiara. Tant’è che, dopo averla per lungo tempo criticata, ora apre a Schlein. Dunque, al momento l’unica speranza per il Centro risiede in Forza Italia.

Come si devono muovere gli azzurri?

Il partito deve interpretare, anche in assenza del fondatore, lo spirito centrista e liberale che ne costituì il cardine fondativo. Forza Italia deve tornare a essere centrale nella coalizione di governo, mitigando le posizioni estreme di Meloni e degli alleati. Solo così, riuscirà anche elettoralmente a recuperare terreno.

Qualche segnale è arrivato dalle urne in questo senso…

Infatti, anche noi popolari guardiamo con interesse al dibattito che si è innescato all’interno del partito. Dalle urne è arrivato un chiaro segnale di “responsabilità” verso la vasta prateria di centristi che non trovano una collocazione politica.

Secondo lei si parla ancora di vasta prateria?

Ma certo. Gli estremisti hanno raggiunto il loro apice. Fratelli d’Italia più del 28-30% non può prendere, così come il Pd non può prendere oltre il 24-25%. Il resto, in particolare tra gli astensionisti, è tutta platea centrista a cui va data una risposta. Forza Italia deve puntare a essere quella risposta.

Il presidente del Consiglio non è riuscita a convincere i centristi?

Onestamente noi speravamo che si posizionasse in modo più “centrista” in particolare sul versante della politica estera e delle trattative europee. Il fatto di non aver sostenuto la candidatura di von der Leyen non la mette su questa lunghezza d’onda. Con sommo rammarico di chi invece ci aveva creduto.



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