Lo schema di manovra licenziato dal Consiglio dei ministri si incardina sulla continuità di alcune misure a partire dalla riduzione del cuneo fiscale, una grande attenzione alle famiglie con i redditi medio-bassi e un cospicuo finanziamento al comparto sanitario. Il tutto nel rispetto dei vincoli europei. Colloquio con il direttore del Luiss Policy Observatory, Domenico Lombardi
Continuità, attenzione alle famiglie economicamente più fragili, una maxi dote da oltre tre miliardi sul comparto sanitario e la conferma della riduzione strutturale del cuneo fiscale. Il semaforo verde allo schema di manovra arriva dal Consiglio dei ministri e il ministro Giancarlo Giorgetti rivendica in prima istanza di non aver introdotto nuove tasse. Trenta miliardi è la dote complessiva della finanziaria. L’aspetto più rilevante, considerando il contesto dell’esiguità di risorse e il piano internazionale, è legato “alla salvaguardia dei conti pubblici e alla postura prudenziale in materia fiscale”. Lo dice a Formiche.net il direttore del Luiss Policy Observatory, Domenico Lombardi.
Professor Lombardi, partiamo da una misura molto cara agli imprenditori: il taglio del cuneo fiscale. Una sostanziale continuità con la finanziaria precedente. Qual è la direzione?
Mi sembra un segnale concreto molto positivo non solo per gli imprenditori, ma anche per le famiglie di lavoratori, in particolare quelle di reddito basso e medio-basso. In un contesto nel quale l’inflazione ha abbattuto la capacità di spesa delle famiglie, confermare l’aumento delle risorse nella busta paga dei lavoratori è positivo perché restituisce capacità economica alle famiglie, soprattutto tra i segmenti della popolazione maggiormente vulnerabili. Peraltro, la compressione del cuneo è stata da sempre una raccomandazione che le organizzazioni internazionali hanno rivolto al nostro Paese con l’intento di facilitare la dinamica del nostro mercato del lavoro.
Dopo iniziali frizioni, sembra che anche con gli istituti di credito si sia trovata la quadra.
Sì, direi che questo è uno degli elementi caratterizzanti di questo schema di manovra. Il governo ha impostato il lavoro in modo da facilitare una stretta collaborazione con le categorie sociali. Con Abi, in particolare, c’è stata la capacità di impostare, nei mesi recenti, un rapporto costruttivo che ha portato a una soluzione, mi sembra, mutualmente soddisfacente nell’interesse del Paese.
Questa manovra come interseca i paletti normativi che arrivano dall’Unione Europea, a partire da quelli previsti dal Patto di Stabilità?
Innanzitutto lo schema licenziato dal Consiglio dei ministri è coerente con l’impianto del piano pluriennale di Bilancio approvato qualche giorno fa dal Ministero dell’Economia, in seguito all’introduzione della riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Il nostro Paese si muove nel contesto europeo e in quello internazionale, i cui mercati ogni anno rifinanziano una parte significativa del nostro stock di debito. In questo quadro, la postura di politica fiscale che traspare dallo schema di manovra è prudente e orientata alla salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica. La direzione appare quella corretta, dunque, anche sotto il profilo della valutazione dei player esteri. Va aggiunto che il contesto europeo e internazionale é particolarmente sfidante come mai negli ultimi decenni: la Germania è in stagnazione da due anni mentre la Francia attraversa un periodo di grande incertezza politica. Allargando lo sguardo fuori dal nostro Continente, le elezioni presidenziali americane si presentano particolarmente incerte e il Medio oriente è sull’orlo di un (nuovo) conflitto. Alla luce di queste considerazioni, occorre a maggior ragione tenere dritta la barra dei conti pubblici.
Bonus da mille euro per i neonati, attenzione alle famiglie con più figli. Una scelta dettata dall’esigenza di invertire il preoccupante trend dell’inverno demografico?
È una scelta prima di tutto valoriale, che mette, appunto, al centro le famiglie e la loro possibilità di vivere nelle migliori condizioni possibili in Italia. Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico ha portata europea anche se nel nostro Paese è particolarmente impattante rispetto ad altre realtà. In tal senso, pure questo è un segnale di attenzione e un tentativo di dare una prospettiva diversa al Paese, anche in termini di stabilità. Sicuramente è una delle strade che l’esecutivo sta percorrendo per tentare di invertire la rotta.
Il finanziamento alla Sanità è piuttosto cospicuo. Eppure uno fra gli attacchi più frequenti a questo esecutivo è quello di aver ridotto il plafond di risorse a disposizione per il fondo sanitario nazionale.
È un segnale di risposta non solo per i cittadini fruitori del sistema sanitario nazionale, ma soprattutto al settore considerato nel suo complesso. L’obiettivo nel medio termine è quello di un miglioramento qualitativo del sistema sanitario nazionale, anche in termini di appetibilità per i professionisti sanitari di cui da anni si lamenta la carenza senza mai aggredire il problema.
In sostanza come si presenta questa manovra?
Direi che è in continuità con quella precedente nell’intento di alimentare aspettative di stabilità da parte di famiglie e imprenditori. Nell’ambito di uno stretto sentiero improntato alla prudenza fiscale, include o espande riforme in vari settori dell’economia e della società, dal mercato del lavoro al fisco, dalla tutela della famiglia alla sanità, solo per citarne alcuni.