Oltre a una vittoria netta, Trump incassa un risultato importantissimo: l’allineamento repubblicano di Camera e Senato. La maggioranza in quest’ultimo, in particolare, gli sarà utile per procedere a tutte le nomine. Dal primo discorso, emerge la volontà del neo presidente di riconciliare il Paese, pur caratterizzando la sua politica in senso conservatore. Gli Usa non si chiuderanno ai mercati e per l’Ue sarà dirimente il tema della difesa comune. Conversazione con il docente di Diritto pubblico comparato, Francesco Clementi
Quella di Donald Trump non è solo una vittoria netta. Ma, con la “conquista” soprattutto del Senato, lo scenario che si profila è quello di un “allineamento perfetto dei pianeti”. All’alba della nuova America uscita dalle urne, che ha consacrato – nuovamente – il tycoon come inquilino della Casa Bianca (sbaragliando la democratica, Kamala Harris), è Francesco Clementi, ordinario di Diritto pubblico comparato alla Sapienza e profondo conoscitore delle dinamiche statunitensi, a rispondere ai taccuini di Formiche.net.
Clementi, Trump è ufficialmente il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Cosa accadrà adesso?
Adesso si apre il periodo di transizione, fino al momento del giuramento a Capitol Hill il prossimo sei di gennaio. Un periodo durante il quale, vista anche la portata della vittoria, onestamente non mi aspetto ricorsi o azioni legali da parte degli avversari. D’altra parte, anche l’approccio di Trump auspicabilmente dovrà essere orientato al dialogo.
Anche durante il suo primo discorso di questa mattina, il neo presidente ha sottolineato più volte l’importanza di aver conquistato la maggioranza in Senato. Perché è così importante e quale sarà il disegno politico?
La conquista del Senato è di fatto il via libera per le nomine. Ed è per questo che ho parlato in premessa di un perfetto allineamento dei pianeti, sia sul piano politico che sul piano istituzionale. Per la prima volta abbiamo presidenza, Camera e Senato a maggioranza repubblicana.
Una perfetta luna di miele. Quanto durerà?
Mi aspetto per lo meno che duri due anni, fino alle midterm. E, fra l’altro, questa vittoria apre ufficialmente la strada al trumpismo “di governo”. Il fatto che i grandi elettori e il voto popolare abbiano espresso la stessa sensibilità verso Trump, è in qualche misura un’ulteriore legittimazione popolare. Ed è un fattore tutt’altro che secondario.
Si aspetta un secondo mandato diverso dal precedente?
Sarà un “trumpismo” diverso. Sembra di capire che l’obiettivo potrebbe essere quello della riconciliazione del Paese. Assisteremo sicuramente al cambiamento del Paese verso le sensibilità del nuovo presidente. Ma sarà un trumpismo di governo. Stati Uniti più conservatori ma meno polarizzati.
È questo ciò che ha colto dal primo discorso?
Si, mi è sembrato un discorso dai toni concilianti. Trump ora vuole unire il Paese senza distinzioni. Lui, adesso, cercherà di parlare alla storia.
Benché sia stato citato come astro nascente, non era presente sul palco Elon Musk.
È un segnale importante. Trump non vuole dare a Musk la legittimazione della politica, benché lo consideri uno strumento per migliorare la qualità della politica stessa.
A questo punto si pone il tema dei rapporti tra Usa e Ue e tra Stati Uniti e Italia. Come cambieranno?
Per l’Italia non cambierà sostanzialmente nulla. Per quanto possa essere nazionalista, non credo sarà tale da chiudersi ad ogni forma di importazione europea e dunque chiudersi sul piano dei mercati. Noi siamo un Paese che ha un ruolo strutturato e consolidato nei rapporti internazionali. Nelle dinamiche europee, diventerà centrale e ineludibile il tema della difesa comune in relazione anche alla funzione che la Nato svolge nella politica di difesa europea. Sarà in questo alveo che verranno affrontati i principali dossier, tra cui il conflitto in Ucraina.