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La Silicon Valley sfida i giganti della difesa. In arrivo un nuovo consorzio

Filtrano indiscrezioni su un nuovo consorzio di aziende high-tech, guidato da Palantir e Anduril, che punterebbe a rivoluzionare il settore degli appalti militari statunitensi. Sfidando i tradizionali colossi della difesa

Un consorzio per partecipare in modo congiunto alle gare d’appalto del Dipartimento della Difesa, ma non solo, con l’obiettivo di smantellare l’oligopolio degli appaltatori “storici” del Paese.

Questa l’idea lanciata da due relativamente giovani ma già affermate realtà nella scena del complesso militare-industriale statunitense, Palantir e Anduril, che avrebbero coinvolto nel progetto aziende piuttosto note come SpaceX, OpenAI, Saronic, Scale AI e tant altre. Secondo quanto riportano personalità a conoscenza della questione, il consorzio prevede di annunciare già a gennaio di aver raggiunto accordi con queste e altre aziende della Silicon Valley. Attraverso questa cordata, i singoli attori potrebbero riuscire ad accaparrarsi una fetta più grande dell’enorme budget del governo statunitense per la difesa (pari a 850 miliardi di dollari) sottraendolo ai tradizionali appaltatori principali come Lockheed Martin, Raytheon e Boeing.

La notizia dell’iniziativa arriva alla fine di un anno in cui le start-up del settore della difesa hanno attratto quantità record di finanziamenti. In molti scommettono che queste realtà imprenditoriali più “giovani” saranno tra i vincitori dell’aumento della spesa federale per la sicurezza nazionale, l’immigrazione e l’esplorazione spaziale sotto il governo entrante di Donald Trump. Le dinamiche in atto nelle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, così come le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, hanno aumentato la fiducia del governo nelle aziende tecnologiche che sviluppano prodotti avanzati di intelligenza artificiale utilizzabili per scopi militari e hanno incoraggiato gli investimenti nel settore.

Come confermato anche dalle prestazioni finanziarie di queste aziende. Il prezzo delle azioni di Palantir è quadruplicato nel corso del 2024, dando alla società una capitalizzazione di mercato di 169 miliardi di dollari (una cifra maggiore di quella di Lockheed Martin). L’altra società promotrice della cordata, Anduril, ha quest’anno raggiunto un valore pari a 14 miliardi dollari. Cifre ancora maggiori per SpaceX, che è stata valutata 350 miliardi di dollari questo mese, diventando così la più grande start-up privata del mondo. OpenAI ha invece raggiunto una valutazione di 157 miliardi di dollari.

Interesse comune di queste aziende è quello di riuscire ad accrescere il numero di contratti stipulati tramite gare d’appalto pubbliche con il Dipartimento della Difesa. Alcune di queste, come SpaceX e Palantir, sono oramai veterane nel settore, essendosi aggiudicate grandi contratti pubblici nel lasso di tempo che va da oggi a vent’anni fa. Nei mesi scorsi anche Anduril è stata selezionata dal Dipartimento della Difesa come vincitrice di appalti pubblici, come nel caso del sistema anti-drone riutilizzabile “Roadrunner”, dello strumento per la guerra elettronica “Pulsar” o del drone quadcopter “Bolt”. OpenAI si sta invece preparando ad entrare nella competizione: l’azienda ha infatti aggiornato i suoi termini di servizio quest’anno per non vietare più esplicitamente l’uso dei suoi strumenti di intelligenza artificiale per scopi militari. Espandendo così il proprio mercato alle fruttuose opportunità offerte dal Pentagono.

Le procedure di appalto per la difesa degli Stati Uniti sono state a lungo criticate come lente e anticoncorrenziali, poiché esse favorivano un piccolo numero di attori “storici” nell’industria della difesa statunitense, legati ad asset e modelli di produzione più classici. Il bisogno di rivoluzionare il processo di acquisizione è stato anche uno dei cardini su cui si è fondato il programma “Replicator”, come più volte sottolineato dalla sua responsabile Kathleen Hicks.

La nascente industria della difesa della Silicon Valley (protagoniste in quest’ultimo progetto) ha dato priorità alla produzione di armi autonome, più piccole e più economiche, che secondo loro proteggeranno meglio gli Stati Uniti e i loro alleati in un conflitto moderno. Una persona coinvolta nello sviluppo del consorzio lo ha descritto come un “allineamento dell’industria” al fine di “eseguire le priorità tecniche del Dipartimento della Difesa” e “risolvere problemi critici di capacità del software”.


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