Skip to main content

Per salvare le banche Pechino gioca la carta fusioni. Ma c’è un rischio

Da mesi Pechino sta spingendo le piccole banche di territorio ad aggregarsi tra loro. Ignorando che molte di esse sono indebitate. E due malati non fanno un sano

La buona volontà ci sarebbe anche, solo che sono i risultati a non arrivare. La Cina continua a fare tentativi, piuttosto disperati, per rimettere in moto un’economia ingolfata da troppo tempo. Più volte Formiche.net si è occupata della grave crisi in cui versano le piccole banche cinesi, quelle legate ai territori e per questo più esposte alla crisi del mattone. Il governo era intervenuto con uno dei suoi piani: fluidificare e incentivare le aggregazioni tra istituti, al fine di irrobustire le spalle del sistema bancario locale.

Non è certo una caso che lo scorso anno in Cina si sia assistito alla più grande ondata di fusioni di banche rurali di sempre, come ha mostrato un’analisi dei dati ufficiali condotta da Reuters. Eppure qualcosa potrebbe non quadrare. Non pochi analisti, infatti, affermano che gli sforzi di Pechino per affrontare i rischi nel piccolo settore bancario potrebbero finire per creare ulteriori problemi in futuro. Molte delle circa 4 mila piccole banche cinesi sono sostenute da governi provinciali indebitati e finanziate in larga parte tramite prestiti a breve termine sul mercato monetario e finanziamenti interbancari, il che potrebbe mettere a repentaglio la stabilità finanziaria nel caso in cui una di esse fallisse.

Infatti, quando una banca presta denaro all’altra, se la seconda diventa improvvisamente insolvente, mette nei guai la prima. E allora il corto circuito su larga scala non è più una possibilità così remota. La stessa spinta alle aggregazioni, è arrivata in un momento in cui molte di queste stesse banche più piccole sono state duramente colpite dal rallentamento della crescita dei prestiti e da un picco di crediti inesigibili, innescati dalla crisi del settore immobiliare e da una prolungata recessione della seconda economia del mondo. Ad oggi, almeno 290 banche rurali cinesi e cooperative rurali sono state fuse in grandi istituti di credito regionali nel 2024.

Per giunta, si tratta di banche sotto abbondante stress, dunque a forte rischio insolvenza. Per evitare che la crisi scaturita dal mattone diventi sistemica (in parte già lo è), il governo di Xi Jinping ha invitato gli istituti della Repubblica popolare ad aumentare il flusso di credito verso le società del mattone, in agonia da mesi e tecnicamente insolventi. Il che, nella pratica, vuol dire aumentare l’esposizione delle banche verso quei colossi che ad oggi non riescono a rimborsare nemmeno le cedole legate ai bond emessi anni addietro.


×

Iscriviti alla newsletter