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Dalla terra allo Spazio. Quando le tecnologie industriali si adattano alle orbite

Un recente studio sulla resistenza ai raggi cosmici sta aprendo nuove frontiere nell’utilizzo di tecnologie terrestri per lo Spazio. L’approccio innovativo è stato raccolto da Northrop Grumman Italia, e dimostra come componenti industriali possano essere adattati per le sfide più estreme, capaci di ridefinire il futuro dell’esplorazione spaziale

La rivoluzione spaziale passa anche attraverso tecnologie che nascono sulla Terra. L’utilizzo di componenti originariamente concepiti per settori come quello automobilistico e industriale sta trasformando radicalmente il panorama aerospaziale, grazie a un approccio innovativo che promette di democratizzare l’accesso allo Spazio. Questa strategia, pionierizzata da SpaceX e ora adottata da numerosi attori del settore, si basa su un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: adattare tecnologie esistenti alle sfide dello Spazio, sottoponendole a rigorosi test per garantirne l’affidabilità in condizioni estreme.

L’Agenzia spaziale europea (Esa) ha colto rapidamente il potenziale di questa strategia, avviando diversi progetti mirati a ottimizzare risorse e accelerare lo sviluppo tecnologico. Questa direzione assume particolare rilevanza nel contesto geopolitico attuale, dove lo Spazio si è trasformato in un’arena di competizione tra potenze globali. Il controllo delle tecnologie di navigazione satellitare non è più solo una questione di progresso scientifico, ma è diventato un asset fondamentale per la sovranità nazionale.

In questo contesto, Northrop Grumman Italia (Ngi) ha recentemente raggiunto un traguardo significativo: uno studio condotto presso l’ISIS Neutron and Muon Source nel Regno Unito ha dimostrato l’eccezionale resistenza ai raggi cosmici delle sue Unità di misura inerziale (Imu) basate su tecnologia Mems (Micro electro-mechanical systems). Un risultato che va ben oltre il semplice test di laboratorio, rappresentando invece un cambio di paradigma nel modo in cui pensiamo alla tecnologia spaziale.

“Quello che rende unico questo studio è la sua capacità di dimostrare come tecnologie non originariamente pensate per lo Spazio possano essere adattate con successo a questo ambiente estremo”, spiega Pietro Peliti, a capo del team Ricerca e Sviluppo Tecnologico di Ngi: “È un esempio perfetto di come l’innovazione spesso nasca dalla capacità di guardare oltre gli usi convenzionali di una tecnologia, aprendo nuove possibilità per l’intero settore aerospaziale.”

La peculiarità di questo approccio risiede nella capacità di Ngi di integrare competenze diverse: dalla microelettronica alla fisica dei materiali, dall’ingegneria aerospaziale alla cyber-security. Il centro di eccellenza di Pomezia è diventato un punto di riferimento europeo nella progettazione di sistemi di navigazione inerziale di alta precisione, dimostrando come l’Italia possa giocare un ruolo da protagonista nella nuova corsa allo Spazio.

L’impatto di questa ricerca va ben oltre il settore spaziale. In un mondo sempre più dipendente dai sistemi di posizionamento globale, la capacità di sviluppare e gestire queste tecnologie in modo autonomo diventa cruciale per la sicurezza nazionale, la difesa e lo sviluppo di applicazioni civili avanzate. L’approccio di Ngi, che combina componenti industriali con test spaziali all’avanguardia, sta aprendo la strada a una nuova era di innovazione spaziale made in Italy.

“Il successo di questo programma si inserisce in un percorso strategico ventennale che sta consolidando la posizione dell’Italia come hub tecnologico di riferimento nel settore della navigazione satellitare. La sfida per il futuro sarà quella di continuare a investire in questa direzione, mantenendo il vantaggio competitivo acquisito ed espandendo ulteriormente le capacità nazionali nel settore spaziale”, ha concluso Gianluca Trezza, direttore del Business Development & Advanced Concepts dell’azienda di Pomezia.


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