Come riportato dal Financial Times Matthias Warnig, ex spia e storico alleato del presidente russo Vladimir Putin, starebbe facendo pressioni sugli Stati Uniti affinché sostengano un potenziale riavvio del gasdotto Nord Stream 2
È l’energia il convitato di pietra per la pax in Ucraina? Uno dei terreni di scontro/accordo sulla bozza del cessate il fuoco in Ucraina è senza dubbio il gas e, conseguentemente, la partita che ruota attorno al gasdotto Nord Stream (1 e 2). Gli interessi di Usa, Russia e Ue lì divergono, dal momento che dalla crisi energetica del 2022 in poi ognuno ha intrapreso strade diverse per l’approvvigionamento da un lato e per la commercializzazione dall’altro. Oggi però, in parallelo ai tentativi di dialogo e agli auspici per una road map che conduca ad una bozza di cessate il fuoco e quindi di pace, ecco che il discorso legato alle pipeline del Mar Baltico potrebbe essere ripreso.
Nord Stream 2
Così come riportato dal Financial Times Matthias Warnig, ex spia e storico alleato del presidente russo Vladimir Putin, starebbe facendo pressioni sugli Stati Uniti affinché sostengano un potenziale riavvio del gasdotto Nord Stream 2. Fino a due anni fa Warnig ha guidato la società madre del Nord Stream 2 per conto di Gazprom, oggi starebbe facendo di tutto per allacciare i rapporti con l’entourage di Donald Trump tramite alcuni uomini d’affari americani. Sia Warning che il Nord Stream 2 sono sotto sanzioni, come deciso dall’amministrazione Biden. Per cui un ipotetico nuovo accordo dovrebbe passare eventualmente da una revoca delle sanzioni, passaggio che avrebbe delle conseguenze in seno ad altri soggetti sanzionati, che potrebbero volere il medesimo trattamento. Di fatto si aprirebbe una sorta di “grazia” estesa, circostanza che dovrebbe essere valutata assieme agli altri paesi coinvolti e non solo sull’asse Usa-Germania-Russia.
Originariamente il gasdotto era destinato a raddoppiare la capacità di fornitura diretta di gas della Russia alla Germania, ma è stato bloccato ad inizio 2022 e lasciato off dopo le esplosioni che lo hanno danneggiato nel settembre del 2022. L’idea di riavviare l’infrastruttura è stata paventata come do ut des nei colloqui tra Russia e Ucraina, con l’intermediazione americana. Dallo scorso 1 gennaio Mosca ha interrotto le esportazioni di gas naturale che arrivavano in Europa dai gasdotti che attraversano l’Ucraina, dopo la scadenza dell’accordo di transito tra Mosca e Kyiv.
L’opzione gas
Un simile quadro va letto in relazione alle mosse che gli altri soggetti interessati potrebbero voler compiere: è il caso della Germania che, stando a quanto osservato giorni fa dal quotidiano economico Handelsblatt, potrebbe valutare con il nuovo governo di riconvertire il gasdotto Nord Stream 2 per trasportare idrogeno verde o gas naturale dalla Finlandia. Un’opzione sul tavolo di Friedrich Merz che ha promesso ai suoi elettori e al mondo industriale che lo ha fortemente sostenuto di mettere in atto misure rapide e risolutive per affrontare la crisi che attanaglia il Paese e le sue imprese. Berlino ha bisogno di migliorare la propria sicurezza energetica dopo essere stata tagliata fuori dal gas russo a basso costo.
Cosa dice la legge
Nel 2020 gli Stati Uniti hanno dato vita al Protecting European Energy Security Act (Peesa), all’interno del National Defense Authorization Act promulgato nello stesso anno. Con questo strumento normativo vengono imposte sanzioni alle persone straniere che forniscono mezzi o servizi alla costruzione di Nord Stream 2, Turk Stream o qualsiasi altro progetto per creare nuove rotte per il gas russo per raggiungere l’Ue. Ovvero colpite 11 aziende russe, tra cui Nord Stream 2 AG, il gestore del progetto che ha fornito l’assicurazione alle aziende coinvolte, e Matthias Warnig, ex ceo di Nord Stream 2 AG: lo stesso che oggi si è attivato sul tavolo russo-americano.
In precedenza, circa 7 anni fa, erano transitati 201 miliardi di metri cubi di gas attraverso i gasdotti ucraini, oltre che dal gasdotto Yamal-Europa che attraversa la Bielorussia: volumi impressionanti che qualcuno vorrebbe ripristinare (anche se solo in parte) all’interno degli accordi di pace.