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Corsa alla Luna, la sfida arriva da Mosca e Pechino. L’Intelligence fa il punto sullo spazio

Lo spazio non è più solo un orizzonte scientifico, ma un pilastro della crescita economica e della sicurezza globale. La Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza traccia un quadro dettagliato della competizione orbitale, tra investimenti miliardari, sfide geopolitiche e l’ascesa di nuovi attori. Dal programma Artemis statunitense ai progetti cinesi e russi, fino alla crescente influenza di attori privati come SpaceX, la nuova corsa allo Spazio è in pieno svolgimento

La competizione spaziale è sempre più intensa e strategica, e nonostante sia il settore privato a guidare l’innovazione, il ruolo dei governi resta fondamentale per garantire sicurezza, regolamentazione e investimenti. È il quadro che emerge dalla Relazione annuale 2024 sulla politica dell’informazione per la sicurezza che il comparto Intelligence del nostro Paese ha presentato al Parlamento. Un’intera sezione, con tanto di approfondimenti grafici, è stata dedicata proprio a quanto sta accadendo oltre l’atmosfera, definendola una vera e propria “nuova corsa allo spazio”. La Relazione, in particolare, evidenzia come oggi lo spazio non sia solo in terreno di competizione tra Superpotenze, come lo fu nell’era della Guerra fredda, ma è ormai diventato un pilastro della crescita economica globale.

Con un mercato in espansione, che abbraccia i segmenti dello spazio tradizionale, dai lanciatori all’esplorazione, passando per difesa e telecomunicazioni, la Space economy ormai caratterizza anche comparti che mai si sarebbe immaginato avere a che fare con le orbite: le tecnologie spaziali stanno ridefinendo le catene di fornitura e i trasporti, che passeranno da 88 miliardi nel 2023 a oltre 412 miliardi nel 2035, grazie ai servizi di navigazione e sincronizzazione. Nel settore food and beverage, la crescita sarà trainata dalla logistica e dal delivery, raggiungendo i 334 miliardi. Anche la difesa beneficerà delle tecnologie spaziali, con investimenti in sistemi di Intelligence e comunicazione che supereranno i 250 miliardi entro il 2035.

Secondo i dati della Relazione, nel 2023, il settore spaziale ha raggiunto un valore di 570 miliardi di dollari, con una crescita del 7,4% rispetto all’anno precedente. I ricavi commerciali da prodotti/servizi e per infrastrutture e supporto hanno superato i 445 miliardi di dollari, mentre la spesa pubblica ha raggiunto i 124,2 miliardi, con gli Stati Uniti a guidare la classifica con 73 miliardi. Entro il 2035, le previsioni indicano un valore di mercato vicino ai 1.800 miliardi di dollari. In questo quadro, l’Europa è ben rappresentata, con oltre ottocento imprese che sono nate nell’ultimo decennio proprio per partecipare a questa nuova età dell’oro spaziale. Con 63mila occupati nel settore, il comparto è in grado di generare nel Vecchio continente undici euro per ogni euro investito. Naturalmente, protagonista del settore è anche l’Italia. Nel nostro Paese operano circa quattrocento imprese, di cui più della metà strettamente legate ad attività spaziale. Un ecosistema fatto a stragrande maggioranza da Pmi e start up, a dimostrazione di un comparto in forte evoluzione e trainato dall’innovazione. Un business che vale circa tre miliardi di euro, con investimenti stimati in 7,3 miliardi entro il 2026.

A livello globale, la Relazione registra ancora una volta il primato assoluto degli Stati Uniti secondo praticamente tutti gli indici. Nel 2023 gli Usa si confermano il Paese che spende di più per lo spazio, con 73 miliardi di dollari. Segue la Cina, con una spesa di 14 miliardi. Da segnalare la caduta della Russia nel corso degli anni, arrivata ormai al quinto posto, superata da Giappone e Francia e tallonata da Paesi come Germania e Italia. Attore interessante è l’India, che cresce con una spesa a oltre un miliardo e mezzo.

Queste classifiche si registrano anche per numero di lanci, 144 per gli Usa, 68 per la Cina, entrambe in crescita rispetto agli anni precedenti. Crescono anche il Giappone e l’India, ma non solo. Oltre alle grandi potenze spaziali della top 6, il numero di lanci a livello globale è cresciuto fino a 19 nel 2024. Cala la Russia e, per la verità, anche l’Europa, che l’anno scorso è riuscita a eseguire solo tre lanci. I dati sui lanci sono interessanti anche per quanto riguarda il tipo di mezzo. Accanto ai lanciatori tradizionali, dagli Ariane ai Vega europei, al Long March cinese, il primato va al Falcon 9 di Space X, che lascia indietro tutti gli altri messi insieme con ben 134 lanci nel 2024.

L’importante presenza dei privati si evidenzia bene anche dalle costellazioni satellitari che si moltiplicano oltre l’atmosfera. Anche qui, è la Starlink di SpaceX a guidare la classifica. L’infrastruttura di Elon Musk per la connessione Internet a banda larga dalla bassa orbita terrestre conta ormai quasi settemila satelliti. La seconda in classifica, la costellazione Oneweb di Eutelsat (sempre per la connessione Internet a banda larga in orbita Leo) ha “solo” 652 satelliti. Da segnalare la cinese Beidou, parte del sistema di navigazione satellitare di Pechino, con 58 satelliti.

Questa crescita intensa dei satelliti in orbita non è esente da criticità, in particolare per quanto riguarda la produzione dei detriti spaziali, i cosiddetti space debris. Attualmente sono più di 36mila gli oggetti in orbita tracciati, di cui diecimila sono Payload attivi. Ma non tutti i debris sono identificabili. Si stima che ci siano circa 40mila detriti il cui diametro supera i dieci centimetri, a cui si aggiungono un milione di debris di circa un centimento e 130 milioni di dimensioni inferiori. Una vera e propria nuvola di detriti la cui crescita potrebbe rappresentare un pericolo per gli oggetti in orbita.

Ma la nuova era allo Spazio si caratterizza anche per un’altra partita strategica, la corsa per la Luna. Anche qui, la coalizione di Paesi, guidati dagli Stati Uniti, del programma Artemis guida il viaggio verso il nostro satellite. Dopo il successo di Artemis I del 16 novembre 2022, i prossimi obiettivi vedono il flyby lunare con equipaggio di Artemis II per l’aprile 2026, con l’allunaggio al Polo Sud lunare previsto per il 2027 (Artemsi III). Seguiranno altre missioni per la realizzazione della stazione in orbita cislunare (Gateway) e per l’avvio delle attività umana sulla superficie, fino al completamento delle stazioni lunari in orbita e sulla superficie.

Ma a questi obiettivi si contrappone “l’altra Artemis”, ovvero l’iniziativa congiunta di Russia e Cina Ilrs (International lunar research station). L’obiettivo, realizzare una rete di infrastrutture nell’orbita e sulla superficie della Luna per la sua esplorazione scientifica multi-disciplinare, con la prospettiva di garantire una presenza umana stabile. Si inizierà nel 2026 con la missione Chanh’e 7 che punterà all’esplorazione robotica del Polo Sud per studiare ambiente e risorse. L’allunaggio di cosmonauti e taikonauti è previsto per il 2030, con la costruzione di una base sulla superficie entro il 2035. Il traguardo è settato al 2050, quando il network lunare sarà considerato completo, con una stazione orbitante cislunare e delle stazioni sulla superficie per missioni di lunga durata.


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