Skip to main content

Dal nucleare alle armi leggere. Pyongyang prepara il rilancio delle sue forze convenzionali

L’era del nucleare come unico pilastro di difesa nordcoreana sembra avviarsi al tramonto. Adesso Pyongyang sembra intenzionata a investire su capacità più convenzionali, dai tank alle armi leggere, dalle difese aeree ai droni. Con Mosca nel ruolo di partner strategico

Per anni, il nucleare è rimasto l’unica stella polare a guidare lo sviluppo militare della Corea del Nord. Non è difficile capire le ragioni di questa scelta: l’arma atomica ha rappresentato l’assicurazione ultima per la sopravvivenza del sistema autocratico socialista, che ha impiegato il suo arsenale nucleare come dissuasore nei confronti di ogni tipo di intervento esterno che avrebbe potuto mettere a repentaglio la stabilità del regime. Ma adesso la situazione sembra destinata a cambiare.

Durante una recente ispezione presso un istituto nordcoreano specializzato in veicoli blindati tenuta nei giorni scorsi, il dittatore nordcoreano Kim Jong Un ha dichiarato l’intenzione di adottare una politica volta a “promuovere contemporaneamente lo sviluppo delle forze nucleari e delle forze armate convenzionali” in occasione della prossima riunione importante del Partito dei Lavoratori, prevista per l’inizio del prossimo anno, sottolineando la necessità di migliorare le prestazioni di combattimento delle attrezzature militari convenzionali della Corea del Nord, oltre che  di rafforzare la flotta del Paese.

Un articolo del Wall Street Journal offre delle possibili interpretazioni di questo cambio di passo. A partire dal riconoscimento, da parte dell’establishment alla guida del Paese, che i progressi nel settore nucleare non possano essere persi, e che le risorse a disposizione possano essere dirottate su altri tipi di capacità, rispetto alle quali Pyongyang sarebbe nettamente inferiore rispetto ai possibili avversari. Una debolezza resa ancora più evidente dall’invio del corpo di spedizione nordcoreano nel Kursk a sostegno di Mosca. “La Corea del Nord ha ritenuto che le forze nucleari da sole abbiano dei limiti come deterrente”, ha commentato per il Journal Hong Min, ricercatore senior sulla Corea del Nord presso il Korea Institute for National Unification.

Nel processo di modernizzazione, la cooperazione con la Russia gioca un ruolo chiave. Da un lato, tramite questo canale l’apparato militare nordcoreano ha con tutta probabilità ottenuto accesso a un know-how tecnologico e dottrinario che ha permesso un miglioramento delle proprie capacità (tanto “hard” che “soft”) ad un costo decisamente minore. Dall’altro, la produzione di materiale militare destinato ad essere inviato in Russia ha fornito un boost economico notevole all’autocrazia asiatica: secondo le stime riportate dal Wsj, dall’inizio del conflitto in Ucraina il regime di Kim avrebbe generato benefici economici in questo frangente pari a circa 20 miliardi di dollari, una somma che non si distacca troppo dal prodotto interno lordo annuale della Corea del Nord; a trarre maggiore beneficio da questa crescita sarebbero stati settori manifatturiero, edile e minerario.

Secondo le previsioni, nella nuova iniziativa che verrà presentata ad inizio 2026 il focus sarà posto sul miglioramento dei Main Battle Tank, delle armi leggere da fanteria e delle difese aeree, un settore dove le forze armate nordcoreane sembrano essere particolarmente vulnerabili rispetto a Statu Uniti e Corea del Sud. Priorità che paiono ben diverse da quelle presentate nel piano quinquennale per gli armamenti del 2021, incentrato su missili balistici intercontinentali, testate nucleari miniaturizzate e sottomarini a propulsione nucleare.

Prendendo spunto dalle lezioni del conflitto in Ucraina, Pyongyang ha anche accelerato gli sforzi nella produzione di sistemi unmanned. E secondo alcuni funzionari dell’intelligence ucraina, Mosca sta fornendo a Pyongyang la tecnologia dei droni, addestrando i suoi piloti di droni e aiutando a creare linee di produzione locali.

Sul fronte navale, lo scorso aprile la Corea del Nord ha varato ufficialmente il cacciatorpediniere“Choe Yon”, la più grande nave mai costruita dal Paese. A maggio è stata lanciata una seconda nave della stessa classe, che però si è ribaltata durante la cerimonia inaugurale. Secondo funzionari sudcoreani, entrambe le unità sarebbero state completate nell’arco di appena dodici mesi, un’accelerazione nello sviluppo della flotta di Pyongyang che, a giudizio di vari analisti, sarebbe stata resa possibile anche grazie al supporto russo.

Difficile capire ad oggi fino a che punto potrà arrivare nel breve periodo questo processo di modernizzazione. Ma già il fatto che il processo abbia preso il via è un ulteriore invito a riflettere sull’evoluzione nella postura strategica del regime nordcoreano, un’evoluzione già segnalata da numerosi indizi nei mesi scorsi.


×

Iscriviti alla newsletter