Giovedì 27 novembre è stato presentato alla Camera dei Deputati il primo libro di Damiano Perrons “Pensioni: il peccato originale” edito da Historica Giubilei Regnani. Tante le autorità presenti, tra cui non sono mancati dirigenti Inps e gabinettisti di vari ministeri.
Con l’autore ne hanno discusso lo stesso Mauro Nori, Capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, anche prefatore del volume, Mario Baldassarri, già vice Ministro dell’Economia, Gianfranco Rotondi, Giuliano Cazzola, Roberto Pessi, giurista e ordinario di Diritto del Lavoro, Giovanni Maggi, Presidente di Assofondipensione, l’Associazione Ciao Elsa con il suo CEO Anna Vinci; e ancora, Simone Micocci (per Money.it) e Vincenzo Carbone (Presidente del Centro Studi Fiscalità e Finanza Internazionale).
Un confronto ricco di spunti quello moderato da Claudia Conte, al cospetto di una sala piena non soltanto di addetti ai lavori e rappresentanti di categoria ma anche di molti giovani. L’incontro si è aperto con una lunga intervista frontale tra la conduttrice e l’autore del saggio, il quale ha introdotto subito un nodo concettuale cruciale: la differenza tra “orizzontalismo” e “verticalismo” previdenziale. Una riflessione che invita a guardare oltre il perimetro delle riforme riparative, soffermandosi sulla struttura profonda del sistema.
Nel dibattito che è seguito si sono intrecciate letture diverse del passato e del presente del sistema pensionistico italiano. Rotondi ha posto l’accento sulla distinzione tra previdenza e assistenza, collegandola anche al tema del reddito di cittadinanza. Mario Baldassarri ha scherzato sul titolo del libro osservando come si potrebbe parlare addirittura di cinque “peccati originali” del sistema. Una battuta che, di fatto, ha finito per rafforzare la linea interpretativa proposta da Perrons e condivisa anche da Nori e Cazzola.
Lo stesso Perrons non ha evitato il confronto con posizioni distanti, che sono state volutamente chiamate in causa per arricchire il dibattito rendendolo così – come fatto anche per il libro attraverso la presenza di Ghilarducci – non autoreferenziale.
È il caso dell’intervento del professor Pessi, che ha manifestato il suo dissenso rispetto all’idea di un “peccato originale” del sistema pensionistico, ironizzando a sua volta sul titolo ma con intenzioni opposte. Pessi ha difeso la politica della Prima Repubblica, ricordando con un inciso – “Chi di voi c’era nel ’68? Io sì, c’ero” – come quella stagione e le successive manovre, in particolare la discussa riforma Brodolini del 1969, vadano considerate nel loro contesto storico. In quell’impianto si colloca l’adozione del sistema a ripartizione e il sostanziale abbandono della capitalizzazione, indicati invece dai presenti come la “causa tecnica” dell’attuale problema pensionistico.
L’attacco a questa lettura, che il volume e la conferenza hanno cercato di trasformare in un’occasione per delineare una visione futura più che un esercizio di concettualismo teorico, ha coinvolto non solo l’autore ma anche Cazzola e Baldassarri. Quest’ultimo, pochi minuti prima, aveva insistito sulla necessità di ripensare con coraggio gli equilibri del sistema. Nori, chiamato direttamente in causa, ha difeso il senso del libro sottolineando come il suo merito principale sia quello di mettere tutto e tutti sotto esame, pur nella complessità di ogni proposta realmente strutturale.
Il confronto, per momenti punteggiato da frecciate e provocazioni per lo più soggettive, non ha però incrinato il tono complessivo del convegno. Perrons è rimasto composto, scegliendo di non alimentare il dialogo neppure quando Pessi sembrava concentrarsi più nel contestare e respingere alcune letture storiche – soprattutto quando si evocano responsabilità politiche – che nel cercare un terreno comune di discussione.
Sul fondo resta il nodo storico della riforma Brodolini collocata in piena Prima Repubblica: una stagione politica caratterizzata, come detto, da una lunga egemonia senza contraddittorio. In questo quadro è apparso quasi naturale che Pessi sentisse l’esigenza di difenderne le scelte. Ma, come ha ricordato più di un relatore, per quanto legittime siano le diverse letture del passato, un’origine a questo problema pensionistico c’è, e proprio da quell’origine occorre partire se si vuole ripensare il sistema in chiave sostenibile.
La presentazione del volume di Perrons si è fatta momento di confronto a più voci, dove memoria storica e prospettiva riformatrice si sono incontrate, talvolta scontrate, ma sempre nella consapevolezza che la questione previdenziale riguarda innanzitutto i giovani.


































































































