Ancora una volta, l’effetto ottenuto sarà diverso dall’effetto annunciato. Ritorna un classico del renzismo. “Dimezzeremo i permessi/distacchi/congedi sindacali. E’ ora di cambiare le regole nel mondo sindacale”.
Propositi, consultazione informatica aperta (?!), testo legislativo apparentemente chiaro: art. 7 del decreto legge n°90/2014, della legge n°114/2008 nonché del testo coordinato tra i due citati; circolare ministeriale interpretativa MFP n° 5/2014.
In realtà non è così. La fantasia regna a Palazzo Vidoni. Infatti il comma 1 dell’art. 7 recita chiaramente che “a decorrere dal 1° Settembre 2014 i contingenti complessivi dei distacchi, aspettative e permessi sindacali, già attribuiti ai sensi degli art.1 e 3 del d.lgs.165/01, sono ridotti del 50% per ciascuna associazione sindacale”.
Peraltro, c. 3, la rideterminazione dei distacchi è operata con arrotondamento all’unità superiore e non opera nei casi di assegnazione di un solo distacco. Ancora, c. 4, con le procedure contrattuali e negoziali previste può essere modificata la ripartizione dei contingenti tra le OOSS, ad invarianza di spesa.
Tutto chiaro? No. Innanzitutto, in fase di conversione del decreto legge 90, qualcuno è riuscito a salvare dai tagli le Forze di polizia ed i Vigili del Fuoco: invece dei citati tagli al 50% , a costoro sono stati garantiti i permessi (un rappresentante per ogni OOSS, dirigente e non) ex art.32,c.4,DPR 164/2002 ed ex art.23, c.4, DPR 7/05/08. E’ il nuovo comma 1 bis dell’art.7 della legge.
Non solo, ma – alla faccia del testo legislativo – la recente circolare Madia (5/2014) ha privilegiato i sindacati del comparto, a scapito di quelli della dirigenza. Il ministro ha deciso di dividere i sindacati in figli e figliastri. Il taglio del 50% (dice la circolare) non si applica alle RSU, ossia alle rappresentanze sindacali unitarie del comparto. Ma, lo ricordiamo, la dirigenza non dispone di RSU, perché la loro elezione (teoricamente voluta e favorita dall’ARAN, anche ai sensi di un recente CCNQ= contratto collettivo nazionale quadro), non è stata tecnicamente possibile né lo sarà a breve. Per un motivo semplice: in molte realtà periferiche il basso numero dei dirigenti non garantisce la terzietà del comitato elettorale.
Torniamo a noi. Insomma, la Madia ha favorito le OOSS tradizionali del comparto (Triplice, CISAl, Confsal, Ugl). Ma soprattutto la Triplice, basti pensare al soddisfatto sorriso televisivo di Bonanni, nella serata del 25/08.
Ha favorito il comparto, perché –la Madia- non può ignorare l’assenza di RSU nella dirigenza. Per chi scrive, si è trattato e si tratta di una scelta ingiustificata ed anticostituzionale. Una scelta da combattere, anche sul piano legale.
Una delle tante battaglie di Davide contro Golia.
Tant’è. In sintesi, il tanto sbandierato taglio di Renzi-Madia non colpirà così il 50% dei 2700 distaccati sindacali, ma molti di meno. Secondo noi, circa 1160 soggetti, con un risparmio ipotetico di circa 19 milioni di euro, ossia 4 in meno rispetto alle previsioni.
Ancora. Se il calcolo del taglio dei distacchi è relativamente facile, cosa avverrà invece per il calcolo e per il controllo delle aspettative e dei permessi sindacali? Nell’ottica di Renzi-Madia anche questi sono costi “inutili”, ma le aspettative ed i permessi sono il “sale” dell’attività sindacale, persino in tempi di blocchi contrattuali. Anche qui, non succederà che Madia e C. controlleranno attentamente le sole OOSS della dirigenza e “poco attentamente” le altre OOSS, quelle del comparto? Vedremo ed annoteremo.
Infine. Ricordiamo che l’art.18, c.1-2, del CCNQ 7/08/1998 stabilisce un criterio di priorità nella collocazione professionale dei sindacalisti che rientrano dal distacco: sia per quanto riguarda la mobilità che per quanto riguarda la collocazione professionale. Siamo proprio sicuri che il loro ritorno al lavoro avvenga senza problemi? Sa, il legislatore, che costoro costeranno – da lavoratori – di più che da sindacalisti? Infatti, tornati al lavoro, dovranno essere pagati anche per il risultato e per la nuova posizione professionale. In pratica, dai 19 milioni, il “risparmio” scenderà a meno di 16 milioni di euro/anno.
Noi, intanto, aspettiamo da Renzi l’unica, vera riforma, devastante e decisiva: la riforma del fisco basata sul contrasto di interessi.
Stefano Biasioli
Segretario Generale CONFEDIR