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Leopolda Blu, ecco 10 idee liberali per rilanciare il centrodestra

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

In questi mesi molto si è discusso sul destino del centrodestra italiano, si è valutata la possibilità di “riunire” ciò che è stato diviso da una classe dirigente litigiosa ed inconcludente, di ricomporre le sorti di esperimenti sbagliati e fallimentari. Molto di questo processo dipende da variabili politiche esogene e non del tutto controllabili, tuttavia, considerato lo scenario economico-sociale del Paese sembra imprescindibile superare le differenze per costruire una visione politica radicalmente alternativa a quella del Partito Democratico guidato da Matteo Renzi e ai refoli di populismo che trasudano dalle maglie del Movimento 5 Stelle.

Come farlo? Non esiste un nuovo progetto, di alleanza, coalizione o fusione, senza alcuni saldi punti comuni da offrire ai cittadini italiani. Con www.contrattoperilcentrodestra.it abbiamo lanciato un appello per l’unità, il programma e le primarie del centrodestra che nel prossimo ottobre a Milano proveremo a declinare pragmaticamente con un evento aperto a tutti. L’intento è quello di ricostruire una cultura politica che sembra essere andata in frantumi nella litigiosità di quest’area politica, tuttavia pur se la visione e il racconto restano elementi fondamentali qualsiasi iniziativa rischia di restare vuota senza trovare alcuni punti fondamentali da cui ripartire.  Serve scrivere un programma radicale, capace di rivoltare l’Italia come un calzino e conferire al sistema italiano la linfa per affrontare le sfide del mondo globalizzato.

Procediamo, brevemente, per punti:

1) VENDERE, VENDERE, VENDERE PER RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico è il primo dei problemi eternamente irrisolti dalla politica italiana, eppure è ciò che ci espone maggiormente alle pressioni finanziarie internazionali, che scarica sopra i nuovi nati le responsabilità del presente, che opprime l’economia italiana con una tassazione criminale. Il debito pubblico può essere ridotto drasticamente vendendo gli asset posseduti dallo Stato italiano: patrimonio immobiliare, aziende partecipate, municipalizzate, demanio pubblico. Vendere e privatizzare significa riappropriarsi del futuro, diminuire la pressione fiscale, ridurre il potere e l’influenza della politica sull’economia. E’ possibile scendere rapidamente sotto la soglia del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.

2) RIDURRE CON INTELLIGENZA LA SPESA PUBBLICA

Riprendiamo un’argomentazione basata su un calcolo realistico avanzata in passato da diversi economisti: ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell’arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi del sistema politico-burocratico e dai sussidi pubblici elargiti a tutte le imprese. Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi e manageriali all’interno  di quei settori.

3 ) L’IMPRESA AL CENTRO: VIA LE IMPOSTE SU LAVORO E IMPRESA

Anche qui, seguiamo l’idea sostenuta da vari accademici: è realisticamente possibile ridurre la pressione fiscale complessiva di  5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d’impresa. Questo significa abolizione dell’IRAP e riduzione di almeno il 30% nell’arco di una legislatura dell’IRPEF. Qui andrà seguito un principio: ad ogni euro di tasse in meno dovrà corrispondere un euro in meno di spesa pubblica. Semplificare il sistema tributario e abolire l’inversione dell’ordine della prova nei processi tributari.

4) LE LIBERALIZZAZIONI DIMENTICATE

Liberalizzare i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, ad esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali, banche e servizi pubblici locali. Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi competitivi nei rispettivi settori. Revisione dell’articolo 41 della Costituzione ed inserimento del principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario. Affidare tutti i servizi pubblici tramite gara ad affidamento competitivo tra imprese concorrenti.

5) ABOLIRE ARTICOLO 18, CASSA INTEGRAZIONE, INPS, E SOSTITUTO D’IMPOSTA, CAMBIARE IL PUBBLICO IMPIEGO

Eliminare il potere dato ad un magistrato di decidere i licenziamenti per motivi economici, divellere un totem ideologico di matrice social-comunista, restituire alle imprese la libertà di assumere e licenziare (con indennizzo). Abolire la cassa integrazione, vetusto ammortizzatore sociale che non incentiva i lavoratori alla mobilità e alla formazione. E’ necessario sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’impresa in cui lavoravano, devono godere di un “buono disoccupazione” e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando così la cultura della dipendenza dallo Stato. Abolire l’obbligo di contribuzione obbligatoria all’INPS per le partite IVA, lasciare più libertà dallo Stato e responsabilità ai professionisti. Riteniamo inoltre recuperare una proposta spesso discusso, ma mai portata a compimento nell’iter legislativo: l’abolizione del sostituto d’imposta per il lavoratori dipendenti. Lasciamo costatare ai lavoratori quanta parte del proprio stipendio viene trattenuta da uno Stato pigliatutto, introducendo maggiore trasparenza e chiarezza nel sistema fiscale.

6) IMMIGRAZIONE: BASTA BUONISMO E DEMAGOGIA, SPAZIO A SOLUZIONI CONCRETE

A ondate cicliche il Paese è sottoposto a forti ondate d’immigrazione conseguenti alla posizione che la penisola occupa nel mediterraneo e all’attrattività  del nostro sistema di welfare. Oltre a giocare con più decisione sui tavoli diplomatici, a rinforzare i trattati bilaterali con i paesi più problematici, è necessario convincere l’Unione Europea ad eliminare la regola secondo la quale l’immigrato deve restare nel Paese europeo in cui è approdato anche se vorrebbe spostarsi in un altro, va inoltre massicciamente potenziato il programma europeo Frontex e valutata l’ipotesi di considerare delle quote d’ingresso per l’immigrazione. Prevedere un percorso di cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione che significhi davvero integrazione: l’idea della cittadinanza “point-based system” adottata in alcuni Paesi dove questa viene rilasciata a seguito di un certo numero di anni scolastici, conoscenza della lingua e cultura civica del Paese. Solo una volta che si è completato il percorso “a punti”  l’immigrato diviene cittadino.

7) SVEGLIA L’ISTRUZIONE

Ridare alla scuola e all’università il ruolo di ascensori della mobilità sociale per le nuove generazioni. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche pubbliche e private, la riduzione dell’influenza monopolistica ministeriale e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo. Valutare gli insegnanti e retribuirli a seconda di valutazioni e competenze, lasciare loro (e agli istituti) maggiore libertà nell’organizzazione dei programmi, favorire le partnership pubblico-privato, liberalizzare le rette universitarie garantendo maggiore autonomia, e quindi responsabilità, agli atenei, introdurre un “buono scuola” che studenti e famiglie possono decidere di spendere nell’istituto scolastico che reputino migliore, potenziare il sistema di credito all’istruzione ed incentivare un sistema di borse di studio finanziate dai privati.

8) UN FEDERALISMO CHE AIUTI TUTTO IL PAESE

Introdurre un federalismo effettivo con l’attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Una riforma complessiva che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Va inoltre implementata l’attuazione delle norme sulla trasparenza dei bilanci delle amministrazioni locali e delle aziende partecipate. La stessa questione meridionale va affrontata con questo metodo fondato su libertà, trasparenza e responsabilità, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell’ultimo mezzo secolo.

9) ALLA DESTRA DELLE FAMIGLIE

L’Italia vive una crisi demografica senza precedenti che si ripercuote sulla sostenibilità del welfare e della fiscalità. Insieme a tutte le misure precedentemente elencate, sembra opportuno accompagnare una fiscalità a favore delle famiglie, con particolare attenzione a quelle che hanno più di un figlio a carico. Un sistema d’incentivazione fiscale sembra appropriato per rimettere in moto l’Italia a partire da coloro che il futuro lo vivranno: i propri figli.

10) UNA STRATEGIA DA GRANDE PAESE

Dai cristiani perseguitati alla minaccia del terrorismo islamico, dalle tensioni nel Mediterraneo alle problematiche dell’approvvigionamento energetico l’Italia è chiamata a trovare un ruolo in Europa, nel Mediterraneo, nel mondo. Coniugare realismo politico, leadership nell’area adiacente al nostro Paese, politiche di difesa, protezione dei valori e delle libertà occidentali sono esigenze non più rinviabili e non sostituibili da manovre di piccolo cabotaggio per l’occupazione di cariche vuote in Europa.

L’analisi completa si può leggere su La Cosa Blu


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