I dirigenti del Pd salentino sembrano proprio in confusione. Mentre i parlamentari dello stesso collegio infatti votano la fiducia al governo sul decreto Sblocca Italia – che autorizza fra l’altro le esplorazioni petrolifere in Adriatico, ove già sono diverse le richieste presentate al competente Ministero per avviarle anche al largo di Leuca – i dirigenti locali del partito invece organizzano l’opposizione dei Comuni rivieraschi contro ogni ipotesi di avvio di prospezioni sui fondali che sembrerebbero promettenti. “Dobbiamo difendere il nostro mare e tutta l’economia che vi gravita sopra, sotto ed intorno”, affermano, e così domenica 9 novembre hanno organizzato un sit-in di cittadini sul lungomare di Leuca. Un autentico flop, come evidenziato impietosamente dalla stampa locale, che ha sottolineato come i parlamentari fossero assenti, anche se qualcuno di loro poi, pur avendo votato la fiducia sul provvedimento, ha affermato che sarebbe possibile modificare in corso d’opera l’attuazione della legge.
Un flop, dicevamo, perché nonostante la martellante opposizione declamata ad ogni ora del giorno contro le trivellazioni da parte di amministratori locali e regionali, sembra invece attendibile l’ipotesi che la stragrande maggioranza dei cittadini non solo non avverta i pericoli paventati, ma addirittura consideri con favore ogni ipotesi di sviluppo dell’off-shore che, se sarà gestito con tutte le tecnologie e le best practices esplorative più avanzate e necessarie per contenere al massimo incidenti e sversamenti in mare – quando, s’intende, il petrolio sarà trovato ed estratto – tutelando l’intero ecosistema, potrà assicurare notevoli benefici occupazionali diretti e indiretti.
Naturalmente, bisognerebbe negoziare con le compagnie – invece di elevare contro di esse steccati e muri con opposizioni che a volte appaiono pregiudiziali – forme di ristoro alle economie locali, i cui amministratori dicono di volervi tutelare la risorsa mare, salvo poi circoscriverne la fruizione turistica a soli tre mesi l’anno, quando anche in autunno-inverno, dato il clima sostanzialmente mite, al contrario si potrebbero attrarre per svernare in località marine turisti nordici della terza età con accorte politiche di incoming. Ma di questo non si parla nemmeno fra i sindaci fieri oppositori delle esplorazioni/trivellazioni, mentre in Grecia nel Mare Egeo da anni ormai giungono migliaia di turisti con voli charter dalla Scandinavia per trascorrere l’inverno nell’isola di Rodi.
E pensare che in Puglia a Taranto sino al Duemila la Belleli off-Shore con 1.800 addetti costruiva grandi piattaforme per le estrazioni petrolifere poi insediate su diversi giacimenti sottomarini fra cui quelli al largo della Libia: e quelle piattaforme – la cui costruzione potrebbe essere ripresa in loco anche dalla Fincantieri che ha acquistato un’azienda coreana del settore – erano il vanto dell’ingegneria impiantistica del capoluogo ionico. Ed anche a Brindisi esistono diverse piccole e medie imprese metalmeccaniche che potrebbero lavorare per l’off-shore dando lavoro a centinaia di occupati qualificati. Ma anche le Università di Bari e Lecce con i loro corsi di laurea in Scienze biologiche e biologia marina potrebbero essere impegnate nelle attività di monitoraggio e di sorveglianza ecologica delle attività di esplorazione e successivamente di quelle estrattive.
Insomma a fronte di rischi contenuti, i vantaggi non sarebbero irrilevanti per una pluralità di soggetti beneficiari degli effetti indotti positivi di quelle operazioni in mare, di cui peraltro il nostro Paese ha bisogno per ridurre i costi delle importazioni petrolifere.
Ma il Pd, partito di Governo che esprime il Presidente del Consiglio e che vota in Parlamento la fiducia sui provvedimenti dell’esecutivo ne è consapevole ad ogni livello, centrale e periferico, o sui territori ci si muove contro le decisioni assunte in Parlamento?
Federico Pirro (Centro studi Confindustria Puglia)