Corrompere ma prima minacciare. Sembra essere questo il mantra di Massimo Carminati, presunto capo della cupola del malaffare strettamente bypartisan nella Capitale, arrestato assieme ad altre 36 persone (con 100 indagati, fra cui l’ex Primo Cittadino, Gianni Alemanno, che oggi offre la sua versione dei fatti al Tempo) che dalle intercettazioni effettuate dai Carabinieri del Ros emerge come la figura chiave della nuova mafia romana: sintesi perfetta tra politica e affari.
CHI E’
Milanese, ma operativo nella Capitale praticamente già alla soglia dei 15 anni, Carminati aderisce al gruppo eversivo d’ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari per poi affiliarsi alla Banda della Magliana. E’ praticamente l’ufficiale di collegamento tra l’organizzazione che ha comandato Roma negli anni Settanta e i NAR. Nel mezzo, un breve passaggio in Avanguardia Nazionale, particolarmente “calda” negli anni legati al terrorismo e agli scontri tra fazioni contrapposte nella Capitale che gli costano denunce per rissa, violenza ed aggressione oltre che il coinvolgimento in diversi procedimenti giudiziari come l’assassinio del giornalista Mino Pecorelli.
COSA FA
Soprannominato “il cecato” o “il pirata”, per via di un occhio perso durante uno scontro a fuoco negli anni ’80, negli ultimi tempi, come ricostruisce il Corriere della Sera di oggi, aveva sviluppato una particolare attenzione alle bonifiche ambientali. Ben consapevole di essere intercettato e pedinato, consigliava l’utilizzo dei cosiddetti jammer prima di avviare una conversazione considerata a rischio. Il quotidiano di via Solferino sottolinea anche la presunta complicità agenti della Questura romana, che lo avrebbero avvertito di un’indagine in corso a suo carico.
ORGANIZZAZIONE
Il suo socio occulto è, secondo la procura, Salvatore Buzzi, che esegue le direttive di Carminati per organizzare e gestire per conto di “Mafia Capitale” la rete Coop all’interno di una sere di ambiti come i rifiuti, il verde, i campi rom: tutti caratterizzati dal fatto di essere al centro di gare pubbliche, secondo i pm, truccate ad arte dall’organizzazione. Uno dei casi più spinosi è relativo al Consorzio Eriches 29, che costrinse proprio Carminati ad esporsi particolarmente per “rimettere le cose al proprio posto”. Si era reso necessario ottenere la liquidazione di un grosso credito per conto del Consorzio dall’Eur spa e dalla Marco Polo spa (una joint venture con Acea, Eur spa e Ama) al cui interno sedeva nel cda Riccardo Mancini, già stretto collaboratore di Alemanno sindaco. In quella circostanza, come riportato dal Sole 24 Ore di oggi, fu Carminati a usare l’espressione “sennò viene qua il re di Roma, tu sei un sottoposto, è il re di Roma che viene qua, io vado, entro dalla porta principale”.
LIBRO NERO
Secondo la ricostruzione dei pm, il gruppo facente capo a Carminati ha corrotto a più livelli politici ed amministratori della Capitale con stipendi elargiti ogni mese: si va dai 15mila euro mensili ad appannaggio di Franco Panzironi, ex ad di Ama (oltre a 120mila per una turbativa d’asta da 5 milioni a favore di Buzzi) ai 5.000 euro per Luca Odevaine, ex segretario di Veltroni e funzionario della provincia; dai 1.500 per Mario Schinà, ex dirigente del Comune che faceva da tramite tra lui e Buzzi ai mille per Franco Figurelli; dal funzionario del comune di Sant’Oreste (10mila a Marco Placidi) fino ai bonifici per 40.000 euro alla fondazione Nuova Italia di Alemanno e ai 30.000 per la Fondazione Alcide De Gasperi, presieduta da Angelino Alfano. E poi 25mila al piddì Patanè, e i 100 mila chiesti dal funzionario del Servizio Giardini Claudio Turella.
MINIGONNA
Altra frase spuntata dalle conversazioni è quella relativa al cambio della maggioranza in Campidoglio, con Carminati che deve reinventarsi per non restare fuori dai giochi. E indica a Buzzi come fare: “Metti la minigonna per andare a battere con la nuova amministrazione”. Dagli atti emerge che “nell’immediatezza del cambio di maggioranza politica al comune di Roma, Buzzi intesse rapporti con Coratti, Presidente dell’assemblea Comunale di Roma Capitale”. Passando per il capo segreteria del nuovo sindaco Marino, Mattia Stella (non indagato) e Fiscon, presunto uomo del gruppo in Ama.
CON CHI
“Non ho mai conosciuto Carminati”. Queste le parole dell’ex sindaco Gianni Alemanno che pur ammettendo errori del passato (“Dovevo fare più attenzione nella scelta della squadra, mi sono invece concentrato sulle priorità della città. Mi hanno sempre detto che la criminalità organizzata qui non esisteva” ha detto a Porta a Porta) esclude un rapporto diretto con l’ex Nar. Anzi, respinge la notizia di aver ricevuto da Carminati bonifici per la sua fondazione Nuova Italia. E nel frattempo si autosospende dagli incarichi politici (è in Fratelli d’Italia) mentre alla sua sinistra l’intero Pd romano viene commissionato dal segretario Matteo Renzi, che affida la pratica Campidoglio al presidente del partito Matteo Orfini.