Cosa vuol fare da grande Raffaele Fitto? Silvio Berlusconi nei mesi scorsi aveva avuto un’idea: offrire a Fitto il ruolo di coordinatore unico del partito, ma l’europarlamentare ha rifiutato. “Non m’interessano le cariche concesse in questo modo, io voglio un partito vero, dove si vota, con le primarie. E dove dai congressi locali e dal territorio emerga la nuova classe dirigente”, spiega l’europarlamentare. L’ex ministro, alla testa di una quarantina di parlamentari di Forza Italia critici verso il cerchio magico berlusconiano da un lato e il cripto renzismo alla Denis Verdini dall’altro, ha appena annunciato un tour, partenza il 21 febbraio a Roma, al Teatro Ghione. “Siamo costruttori, non rottamatori”, lo slogan della campagna che poi toccherà Veneto, Piemonte, Lombardia e Campania.
Vuole dare la scalata a Forza Italia, Fitto, ma a modo suo. Su questo percorso, il primo passo è quello di scrollarsi di dosso l’immagine di essere solo un uomo del Sud. Obiettivo: essere percepito come un leader nazionale – che interloquisce con Renzi, Salvini e Meloni – e non più come un capataz locale alla guida di un manipolo di parlamentari pugliesi. Passo fondamentale per sperare di conquistare simpatie, e voti, al Nord. A questo stanno lavorando tre persone a lui molto vicine: Luigi Crespi, l’ex spin doctor di Berlusconi, che cura il blog, i social e la campagna eventi; il fedelissimo deputato barese Trifone Altieri, detto Nuccio, che gli cura l’organizzazione; Daniele Capezzone che lavora su strategie e contenuti.
Per Fitto e Capezzone il percorso che deve compiere Forza Italia è chiaro: abbandonare il patto del Nazareno e tornare a fare opposizione dura, specialmente sui temi economici. Poi, però, Fitto ci mette il carico da Novanta: azzeramento di tutte le cariche nel partito, dai capigruppo in Parlamento ai coordinatori regionali. “Il Nazareno non ci ha portato nulla, anzi ci ha fatto ingoiare norme contrarie ai principi del centrodestra. Renzi si è dimostrato inaffidabile, perché prima dice una cosa e poi cambia le carte in tavola. Come sull’Italicum. E infatti i parlamentari a me vicini hanno votato contro”, sostiene Fitto. Secondo cui, e non è il solo, approvare l’Italicum prima dell’elezione per il Colle “è stato un suicidio politico”.
Non si fida, però, l’ex governatore pugliese della manfrina andata in scena in questi giorni. “Hanno detto che il Nazareno è morto, io non ci credo finché non vedo. Sono curioso di vedere quale sarà l’ordine di scuderia di Forza Italia martedì, quando l’Italicum arriverà alla Camera”. E denuncia, infine, il tentativo di fregarlo nella votazione per il Quirinale. “Tranne qualcuno, che l’ha dichiarato apertamente, noi abbiamo votato scheda bianca e le immagini lo dimostrano. Altri hanno portato voti in soccorso a Mattarella, almeno 60-70, per poi incolpare noi. Ma l’operazione infangamento è fallita”, afferma Fitto. Cui non interessa entrare nel gioco delle trame di partito. “Io faccio politica alla luce del sole. Se critico Verdini, lo faccio su questioni politiche, non per prendere il suo posto”, spiega. Tra i due, nonostante le attuali distanze, c’è rispetto. Se non addirittura stima. Con lui il confronto è aperto. E di recente si sono visti spesso, a pranzo, in un ristorante vicino a Fontana di Trevi. Con altri, il cerchio magico per esempio, i rapporti stanno a zero.
Fitto, però, non se ne va. “L’errore peggiore che possa fare è diventare un altro Fini o un altro Alfano, sarebbe finito in due giorni. Mentre la battaglia interna alla fine rischia di premiare lui e far apparire inadeguato Berlusconi”, racconta Luigi Crespi. Insomma, se in un eventuale duello con Renzi, Berlusconi è perdente in partenza, Fitto se la può giocare. Non foss’altro che per una questione anagrafica. Prendersi il partito per andare oltre. Porsi come soggetto che potrà avere un ruolo nel centrodestra del futuro. Questa è la sua mission. Ci riuscirà?