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Le purghette di Renzi sull’Italicum

La presidenza del gruppo Pd alla Camera ha deciso di sostituire i dieci deputati della minoranza (tra loro vi sono nomi autorevoli) in Commissione Affari costituzionali perché contrari all’attuale testo dell’Italicum (hanno presentato infatti degli emendamenti) che Renzi vorrebbe far approvare in via definitiva senza modifiche. E’ un atto di una gravità senza precedenti. Durante la Prima Repubblica Giulio Andreotti sostituì, dalla sera alla mattina, cinque ministri del suo governo (tra i quali anche l’attuale Capo dello Stato). L’atto suscitò molto scalpore. Ma loro almeno si erano dimessi per protesta contro la legge Mammì che riordinava il sistema televisivo (in sostanza, era un gesto ostile contro Silvio Berlusconi e la ‘’legittimazione’’ delle sue tv).

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Si stanno gettando, nelle scelte istituzionali e nei comportamenti concreti, le fondamenta di un sistema politico di scatole cinesi. Se e quando saranno varate la legge elettorale e le riforme costituzionali, il leader, già ‘’padrone’’ del partito che vince le elezioni, lo diventerà anche del governo, il quale a sua volta lo sarà dell’unica Camera eletta dal popolo. Grazie, allora, al sistema delle scatole cinesi il leader (ovvero Matteo Renzi) sarà il  ‘’padrone’’ delle istituzioni.

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Non è la soluzione del problema, ma un’azione militare contro i ‘’mercanti di morte’’ almeno darebbe il segno di un cambiamento.

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Il ministro Giuliano Poletti ha chiesto alle banche di ‘’fare credito’’ (nella concessione di mutui immobiliari, ad esempio) ai lavoratori assunti con il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. In caso contrario, gli Istituti si schiererebbero di fatto con i difensori dell’articolo 18.

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Il 21 aprile del 1945 le truppe alleate (tra loro le formazioni polacche) liberarono Bologna. Per decenni questa città è stata una ‘’vetrina della sinistra’’, un modello di buona amministrazione, mentre i suoi sindaci erano personalità prestigiose, amate e rispettate dalla cittadinanza, a prescindere dall’appartenenza politica. Oggi il sindaco in carica, Virginio Merola, in una classifica fatta da un quotidiano su 110 primi cittadini delle città più grandi si piazza al 98° posto.

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Grexit? Sì, grazie.

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