Angelino Alfano non ha le phisique du role di Umberto Bossi. Di quando il Senatur, ancora nel pieno delle sue forze, a Roma stava al governo con Silvio Berlusconi e sul territorio, battendo la Padania in lungo e in largo, andava predicando la secessione da Roma ladrona. Partito di lotta e di governo, come si suol dire. Come vorrebbe fare anche il Nuovo centro destra, ora Area Popolare dopo la fusione in corso con l’udc. Con risultati però meno efficaci di quelli del Carroccio che fu.
Due giorni, per esempio, il partito di Alfano ha convocato una conferenza stampa per raccontare ai cronisti quanto sia bello fare le riforme con il governo Renzi, ma quanto sia ancor più bello lavorare per costruire l’alternativa a Renzi stesso. “In questa tornata elettorale Area popolare non ha fatto alleanze a macchia di leopardo, non siamo mai andati col Pd, ma in tutte e sette le regioni al voto siamo protagonisti di alleanze di centrodestra, due delle quali con candidati a noi vicini, nelle Marche e in Puglia”, ha sottolineato il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello. “Abbiamo sette simboli ma un unico progetto. Finita l’emergenza e la fase riformista e governativa, saremo alternativi al centrosinistra e saremo i capimastri per costruire la casa di un centrodestra pronto a sfidare il Pd e Matteo Renzi”, ha aggiunto il ministro dell’Interno.
Posizione non proprio facile da tenere in piedi, secondo molti osservatori. La domanda sorge quasi spontanea: perché, se Ncd condivide tutto quello che Renzi sta facendo, dovrebbe un domani essergli alternativo? Tanto più che l’azione dell’esecutivo dai centristi non è subìta ma rivendicata. “Il governo Renzi ha segnato un cambio di passo. E questa settimana lo si è visto anche sulla riforma della scuola e sull’anti corruzione. Finalmente in Italia si discute e poi si decide. Non come prima quando si discuteva e basta. E nessuna riforma vedeva mai la luce”, ha affermato il capogruppo a Palazzo Madama Renato Schifani.
Epperò in tutte le regioni Ncd va col centrodestra. A costo di allearsi pure col diavolo Salvini, come in Liguria e Umbria. “Le tv non ci filano e i sondaggi ci sottostimano”, continua Alfano, “ma siamo sicuri che molti rimarranno sorpresi dal nostro risultato. La nostra scelta di coerenza pagherà in termini elettorali”.
Insomma, alle Regionali Ncd si muove all’interno dello spazio che sta tra Renzi e Salvini. In attesa che arrivi anche Raffaele Fitto, ma soprattutto che Forza Italia imploda definitivamente. “Mentre la Lega ha perso Tosi, il Pd Civati e Forza Italia Fitto, noi siamo gli unici che non lasciano truppe per strada per strada ma anzi riusciamo ad aggregare e a costruire alleanze”, ribadisce Quagliariello. Che poi rivendica la bontà della scelta filo-governativa che “ha permesso di salvare l’Italia dal baratro economico ed evitare che il Paese finisse nelle mani di Grillo”.
Nonostante questo, però, finora i risultati non arrivano. I sondaggi, infatti, continuano a dipingere una situazione difficile per Area popolare, che comprende anche l’Udc, con percentuali ancora inchiodate al 3-4 per cento. Ncd poi deve fare i conti anche con una situazione finanziaria non facile causa dieta forzata di contributi pubblici.
“Fare il partito di lotta e di governo non è facile. Bossi ci riusciva, noi no. Ma non possiamo fare altro che seguire questa strada perché l’alternativa è entrare armi e bagagli nel Pd. D’altronde abbiamo lasciato Berlusconi proprio per costruire un nuovo centrodestra, come dice anche il nostro nome”, sussurra un deputato di Ncd. Il percorso, dunque, è segnato: con Renzi al governo, ma alternativi a Renzi domani. Un’ambiguità che non sarà facile giustificare davanti agli elettori, a partire da queste elezioni regionali. Dove, se si profilerà il probabile 6 a 1, Ncd rischia di fare da spettatore. Tanto più che in Veneto, l’unica regione in cui il centrodestra è in vantaggio con Luca Zaia, il partito di Alfano è alleato di Flavio Tosi.