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Perché Vincenzo De Luca deve ringraziare Rosy Bindi

Nella notte delle elezioni, quando ormai sembrava certa la vittoria del candidato del centro-sinistra in Campania, un fattorino ha suonato alla porta del domicilio romano di Rosy Bindi portando seco un mazzo di 40 rose bianche, accompagnato da una lettera riservata, della quale siamo in grado di fornire, in esclusiva e di seguito, il contenuto: ‘’Carissima Rosy, grazie al tuo disinteressato sacrificio, il nostro piano ha funzionato. Quando giovedì scorso ti ho telefonato pregandoti di inserirmi in testa alla lista dei candidati impresentabili sapevo che ciò mi avrebbe assicurato la vittoria. I fatti mi hanno dato ragione. Tu non volevi farlo perché, a tuo avviso, non c’erano i requisiti e rischiavi un’ accusa di falso ideologico. Poi ti sei convinta dopo le mie insistenze. Mi rincresce che tu abbia dovuto sopportare, poi, delle critiche ingiuste e dolorose, di cui, come ti ho promesso, sarai ripagata. Ti garantisco, fin d’ora, che le persone che ti rappresentano nella regione troveranno posto nella squadra che formerò per governare. Poi, sarò io  stesso, non appena il premier ‘’guaglioncello’’ avrà sistemato quella fetenzia della legge Severino, (ma Monti non poteva farsi i  c…i  sua!?) a convocare una conferenza stampa per raccontare del nostro patto e scagionarti. Abbi ancora un po’ di pazienza. Diversamente da Blatter io non  perdono…. e  non dimentico. Grazie ancora a te che sei la vincitrice morale della mia sfida. E che non hai esitato a caricarti sulle spalle la croce dell’imbecillità nazionale, per consentire il successo del nostro partito. Con affetto e stima. Il tuo Vincenzo’’. P.S. Scusa se ho dovuto fare la voce grossa e minacciare azioni legali. Faceva parte del gioco, ma chiarirò tutto’’. Ecco, allora, spiegata l’iniziativa, di venerdì scorso, della presidente Bindi, che ai più era apparsa incomprensibile.

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Quella di Vincenzo De Luca è una vittoria della politica. Un successo che zittisce i ‘’mozzorecchi’’, valorizza l’esperienza anziché il giovanilismo, non si dà cura della fatwa di Roberto Saviano, ribadisce il ruolo fondamentale del consenso, ancorché organizzato, per chi vuole governare in autonomia dalle procure. Ricorda a noi tutti la dottrina di un grande presidente Usa: il potere non è un premio che la Provvidenza assegna ai buoni e agli onesti, ma un’arma da usare contro i propri avversari, per affermare le proprie convinzioni. Grazie a De Luca (che ha più o meno la stessa età di Massimo D’Alema) oggi respiriamo l’aria della politica vera, che, come disse Rino Formica, è ‘’sangue e merda’’.

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Elezioni regionali del 2015. Il Pd torna ai livelli a cui l’aveva portato nel 2013 Pier Luigi Bersani. Il centro destra, se unito (il che non è un obiettivo facile) resta competitivo, anche se il motore interno è dato dalla Lega, la quale da sola si attesta intorno al 20%, un risultato eccezionale ma inadeguato per vincere e governare, nonché perennemente insidiato dal M5s (che si consolida come dato nazionale) nella corsa al secondo posto. A sinistra del Pd si potrebbe aprire uno spazio rilevante anche se si andasse a votare con l’Italicum. Silvio Berlusconi non è finito, ma Forza Italia si sfascia. Dove non è in coalizione con la Lega viaggia intorno al 10%. All’ex Cav e a Matteo Salvini si addice un verso di Catullo: ‘’Nec possum tecum vivere, nec sine te’’.

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