“Per Matteo Renzi è molto più di un campanello d’allarme. E ad Arezzo ha perso perché gli insegnanti non l’hanno votato. Si sono vendicati per la riforma della Buona scuola”. Maurizio Bianconi, ex tesoriere del Pdl, già in Forza Italia, ora con i fittiani Conservatori e Riformisti, è toscano e aretino doc. Ed è proprio in Toscana, quello che dovrebbe essere il feudo di Renzi, che il Pd ha preso tre batoste nei ballottaggi. Ad Arezzo, appunto, dove Alessandro Ghinelli ha sconfitto Matteo Bracciali. A Viareggio dove l’ex iscritto del Pd Giorgio Del Ghingaro, alla guida di una coalizione di liste civiche, ha battuto Luca Poletti. Infine a Pietrasanta, sempre in Versilia, Massimo Mallegni ha sconfitto Rossano Forassiepi.
Bianconi, la fine di Renzi comincia proprio dove è iniziata la sua ascesa?
Calma, è presto per dirlo. Si tratta, però, di un segnale importante dove si mescolano ragioni locali e malcontento nazionale.
Il dato clamoroso è Arezzo, città di Maria Elena Boschi.
Qui il Pd pensava di vincere facile, di fare una passeggiata e invece ha pagato una certa supponenza. E poi con le ultime riforme Renzi si è inimicato insegnanti e pensionati. Queste cose nell’urna si pagano. Ad Arezzo un migliaio di insegnanti hanno annullato la scheda scrivendo insulti al premier. E Ghinelli ha vinto per cinquecento voti. In pratica hanno perso per il non voto dei prof.
A Viareggio e Pietrasanta invece?
A Viareggio il Pd si è suicidato con una guerra civile interna. Mentre a Pietrasanta ha vinto un ex sindaco di Forza Italia, Massimo Mallegni, inquisito e incarcerato da Domenico Manzione quando era sostituto procuratore a Lucca. Su denuncia di sua sorella, Antonella Manzione, ex capo dei vigili di Firenze e oggi a Palazzo Chigi. Mallegni è stato poi scagionato dalle accuse. Ma la sconfitta del governo qui ha anche un’altra ragione.
Quale?
Molti elettori del Pd in Toscana sono di sinistra-sinistra. Considerano il Pd la loro casa e Renzi un ospite. Ma se ti sposti troppo a destra, allora no, non ti votano. Cosa pensa che abbiano fatto dopo aver sentito che Renzi accetterà il soccorso di Verdini in Senato, dove i numeri per l’esecutivo ballano?
Pensa che il premier perderà il sonno per queste sconfitte?
A Renzi chi governa le amministrazioni toscane – a parte a Firenze e in Regione – non interessa granché. Il suo problema è che tra primo e secondo turno, tra voti persi e astensione, ha lasciato per strada milioni di consensi. Un esame su questo dovrà farlo. E lo dovrà fare sulla sua azione di governo, assolutamente inefficace.
Dove ha più colpe secondo lei?
Innanzitutto non sta facendo ripartire l’economia. I dati sull’aumento dei contratti a tempo indeterminato non significano nulla, è come per la rottamazione delle lavatrici: un dato gonfiato a causa degli sgravi fiscali temporanei. Il lavoro si crea facendo riprendere l’economia e finanziando le infrastrutture. Il premier finora ha fatto solo chiacchiere. Non riusciamo a riagganciare la ripresa nonostante il petrolio basso e lo spread ai minimi termini. Inoltre si sta dimostrando totalmente inadeguato anche di fronte alle emergenze.
Come quella degli immigrati?
Esatto. Non fa più nemmeno il Renzi, ovvero il gradasso. Forse gli è passata la voglia, ma sembra assomigliare sempre più a Enrico Letta. E comunque tutto inizia da un assunto di partenza sbagliato: lui pensa che fare il premier sia come fare il sindaco d’Italia. Ma non è così.
Venezia, altra sonora batosta.
Lì hanno toppato il candidato. Casson è completamente estraneo alla vita della città, come lo era Brunetta quando fu candidato per il Pdl. E infatti perse, sconfitto da Orsoni.
Insomma, dalla Toscana è arrivata una bella sveglia al governo…
Sicuramente qui si sentivano molto sicuri della vittoria. E sono stati puniti. Vedremo se il premier cercherà di correggere la rotta o farà finta di niente.