Forse qualche politologo lo battezzerà in futuro come il Patto della Capranichetta, indicando, con la sala che li ha visti concordi, la svolta politica italiana nella battaglia contro l’austerità. Di certo c’è che mettere allo stesso tavolo il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta e il fuoriuscito dal Pd Stefano Fassina sarebbe sembrata fino all’altro ieri impresa improba (anche se in passato non sono mancate consonanze, come una intervista tete-à-tete su Panorama di tempo fa, zeppa di complimenti reciproci).
Cioè è stato possibile di nuovo ieri, durante un evento organizzato dalle associazioni I Viaggitori in Movimento e Stop Austerità nell’Hotel Nazionale, in Piazza Montecitorio. Coordinati da Carlo Clericetti e affiancati da Paolo De Ioanna e Gustavo Piga, Brunetta e Fassina si sono confrontati sulle strategie per rilanciare un progetto di solidarietà e sviluppo sostenibile dell’Unione Europea dell’euro, riscontrando non poche convergenze.
A poco più di un anno dalla raccolta firme per dire basta al Fiscal Compact condotta dal comitato promotore del Referendum Stop Austerità presieduto dallo stesso Piga, e pochi giorni dopo la drammatica escalation della vicenda greca, vecchi e nuovi seguaci di quella lotta si sono riuniti per fare il punto e rilanciare l’idea di un progetto europeo basato su solidarietà e crescita per tutti.
(BRUNETTA, FASSINA E PIGA VISTI DA UMBERTO PIZZI. LE FOTO)
UN’EUROPA SENZA DEMOCRAZIA?
“Il referendum greco dimostra che avevamo visto giusto nel tentare la strada di una consultazione”, ha commentato all’inizio Piga, professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Tor Vergata a Roma. “Se ci fossimo espressi democraticamente saremmo stati di certo più capaci oggi di aiutare Atene e di essere legittimati ad avere un atteggiamento più vicino al popolo ellenico”. “Pensate agli Stati Uniti o al caso della riunificazione tedesca: non c’è un’unione di successo al mondo che non si regga sull’immediata solidarietà nel momento di difficoltà. Ora invece siamo di fronte a un’Europa con austerità e senza democrazia e per frenare che questo scenario degeneri e sfoci in rivolte sociali, c’è bisogno che chiunque la pensi così, senza distinzione di colore politico, marci assieme per cambiare Bruxelles”.
FALSI SOCIALISTI
“Il tema non è uscire dall’euro”, ha subito chiarito nel suo intervento Stefano Fassina, recatosi di recente ad Atene con altri esponenti politici italiani etichettati come la cosiddetta Brigata Kalimera, con l’intento di sostenere il No al referendum greco sui piani dei creditori. “I problemi di questa Europa – ha proseguito l’ex esponente del Pd – sono di carattere sistemico. Il continente così non regge. Questo sistema funziona in base all’interesse dello Stato più forte e al corollario di suoi Paesi vicini, ma penalizza gli altri. Sarà difficile scalfire la logica dell’austerità perché chi ne beneficia – Germania e altri Paesi del Nord Europa – sono ben consapevoli del vantaggio che hanno e non vogliono perderlo, come dimostrano i loro silenzi davanti ai rilievi dell’ex ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis alla Troika”. Per Fassina c’è poi un tema politico di cui prendere atto, un grande tradimento consumato all’ombra delle istituzioni europee e che va a sostegno di questa tesi. “L’Spd tedesca e una parte importante delle forze che compongono la famiglia socialista europea avrebbero dovuto essere l’elemento di rinnovamento di questa Unione europea – rileva Fassina – alla prova dei fatti si sono dimostrati allineati ai piani di austerità del Ppe e della cancelliera tedesca Angela Merkel, deludendo le aspettative degli elettori e annientando la speranza di cambiamento”.
(BRUNETTA, FASSINA E PIGA VISTI DA UMBERTO PIZZI. LE FOTO)
REGOLAMENTI E SURPLUS
Due le criticità più urgenti da sanare invece per Renato Brunetta. La prima, sollevata già in un saggio del professor Giuseppe Guarino, spiega come tutta l’architettura sulla quale è costruita l’austerità europea – Patto di Stabilità, Six Pack, Fiscal Compact, Two Pack e il documento dei 5 Presidenti, proposto negli scorsi giorni – è fondata su regolamenti e direttive che non avevano e non hanno il potere giuridico di superare quanto approvato in trattati come quello di Maastricht, che prevedevano un’unione economica, bancaria, di bilancio e monetaria di pari passo a quella politica. La seconda è il problema del surplus tedesco E’ peggio del deficit, perché mentre il deficit fa male al paese in deficit, il surplus fa male a tutti i Paesi che sono tributari di un surplus. La Germania e qualche altro Paese del Nord Europa hanno superato il 6% del surplus della bilancia commerciale e vi devono rientrare, ma non lo fanno. Attualmente la Germania è al 7,5%”. Ma perché è così importante rientrare dal surplus. Per l’esponente forzista, se Berlino avesse ancora il marco, con quel surplus la sua moneta si sarebbe rivalutata, con una diminuzione del vantaggio competitivo originario grazie a un aumento dei prezzi dei beni prodotti, equilibrando il mercato. Ma con la moneta unica ciò non accade, e ciò avvantaggia la Germania a scapito di altri Paesi”.
NO A ULTERIORE SOVRANITÀ (PER ORA)
Come reagire a questi problemi? Secondo Brunetta la strada è politica e passa da un rifiuto di maggiore cessione di sovranità di cui si discute in queste ore grazie al cosiddetto “documento dei 5 presidenti” – un rapporto che tra le altre cose punta all’istituzione di un Tesoro della zona euro – almeno fino a quando non saranno sanate queste storture. E poi, propone ancora l’esponente di punta di Forza Italia, ci sarebbe bisogno di agire sull’articolo della Costituzione italiana che impedisce i referendum sui trattati internazionali. “Non per indire una consultazione sull’uscita dall’euro – precisa – ma per dare in mano ai governi italiani un’arma negoziale in più nei confronti di Bruxelles di cui al momento il Paese non dispone”.