Skip to main content

Perché ho firmato l’appello pro Renzi. Parla Auro Palomba

“Noi continuiamo a sostenere Matteo Renzi!”. Si leggevano queste parole, a caratteri cubitali, a pagina 22 del Corriere della Sera di sabato 22 agosto. A scriverle sono stati 209 imprenditori che hanno scelto di acquistare una pagina pubblicitaria del giornale di Via Solferino per far sapere al premier, e non solo al premier, di appoggiare le riforme finora fatte e che continueranno ad appoggiarlo per le riforme che verranno.

Tra i firmatari c’è anche Auro Palomba, presidente e fondatore di Community (società di Strategic Communications, Digital Communication, Media Training & Public Speaking, Public Affairs, Media Research) che a Formiche.net spiega il suo appoggio al governo Renzi e alla sua volontà di cambiare il Paese.

COME NASCE IL MANIFESTO

Il primo paginone di appoggio al premier Renzi è datato ottobre del 2014 (qui l’immagine), firmato da 108 personalità del mondo imprenditoriale italiano, come Alberto De Vecchi, Bruno Gattai, socio fondatore dello studio “Gattai Minoli & Partners”, Clarice Pecori Giraldi, direttore delle vendite private di Christie’s, Gerolamo Caccia Dominioni, dal 2007 al 2010 amministratore delegato di Benetton, Claudio Ceper, senior advisor di Egon Zehnder, il notaio Guido Peregalli, Federico Schlesinger di Intesa San Paolo, dello stilista di abiti da sposa Antonio Riva e tanti altri.

Il secondo messaggio di appoggio nasce con lo stesso principio, spiega Palomba: “Un gruppo di persone si è messo assieme per scrivere il testo – pronto da luglio – con cui rinnovare il sostegno al premier già espresso a ottobre scorso. Io ho potuto leggerlo, così ho deciso di appoggiare l’iniziativa”. “A gestire la parte pratica, per ragioni di comodità, è stato Giulio Zambeletti, imprenditore milanese, ma l’idea è comune”.

Tra i vari firmatari, che sono passati da 108 a 209, compaiono Roberta Furcolo, ex dirigente di Intesa San Paolo e moglie dell’ad di Mediobanca Alberto Nagel, il presidente di Sorgenia e Assoelettrica Chicco Testa, Guido Roberto Vitale (consulente finanziario e fondatore della Vitale&Co.), Giovanni Tamburi (ex banchiere d’affari e finanziere), Andrea Casalini (amministratore delegato di Eataly Net, società di e-commerce legata al gruppo di Oscar Farinetti) e molti altri ancora.

PERCHÉ UN NUOVO MESSAGGIO DI SOSTEGNO

“Il nostro è un Paese in cui si fa fatica ad accettare i cambiamenti – spiega Palomba-, un Paese bloccato per decenni nel consociativismo, nell’esigenza di non scontentare mai nessuno. Così alla fine non si cambia mai niente. A mio modo di vedere questa è stata la vera novità portata da Renzi. Grazie soprattutto al gap generazionale rispetto a chi l’ha preceduto, Il presidente del Consiglio è deideologizzato, e questo approccio gli permette di andare avanti senza guardare in faccia a nessuno. Capisco che a molti questo possa non piacere, ma io credo che questo sia forse l’unico modo per fare uscire questo paese dalle secche. Mettere d’accordo tutti non è mai possibile – continua – e in Italia spesso si preferisce non fare niente pur di non scontrarsi con i vari gruppi d’interessi che fanno pressione”.

“Noi – aggiunge il fondatore di Community – abbiamo voluto mettere in fila i risultati raggiunti – che sono molti nonostante quello che è lo storytrelling che va per la maggiore fa passare – e quelli ancora da conseguire. Il dibattito italiano è solo distruttivo, mai costruttivo, quindi abbiamo pensato che potesse essere utile dare un segnale di apertura in questo senso. Se ci pensa anche le critiche che ci sono piovute addosso sono state per lo più delazioni: non sono andate sui fatti, piuttosto sui sottoscrittori, quasi fosse imperdonabile che un gruppo di cittadini voglia far sentire la propria voce. Quindi, per non contestare il merito, si offende chi non la pensa come te, in modo da esaurire il dibattito. È questo che ha bloccato l’Italia per tutti questi anni”.

UNO SGUARDO ALLE RIFORME

Il paginone sul Corriere della Sera elenca le riforme fatte dal governo Renzi e quelle ancora da fare. Tra le prime spicca il Jobs act, così come la riforma delle province, giudicate da Palomba “fondamentali” per il paese. Non sono, però, le singole riforme al centro della riflessione dell’esperto di comunicazione ed ex giornalista di economia, che specifica come la cosa più importante sia che “Renzi ha tolto dal l’agenda il consociativismo su cui questo sistema si è retto per quarant’anni. E non è un caso – aggiunge – che improvvisamente dopo tutto questo tempo stiano tornando in Italia gli investitori internazionali. Vengono perché hanno l’impressione che qualcosa nel paese stia cambiando, e che ci sia un governo che può dare stabilità. Gli investitori per investire hanno bisogno di avere certezze, sul lavoro, sul diritto, sul fisco, sulle infrastrutture. Le riforme del governo Renzi vanno in questo senso, e ora bisogna andare avanti per ridare attrattività al paese. Il mondo è grande e connesso, nessuno può essere obbligato a investire da noi se non ci sono le condizioni”.

IL RUOLO DEI SINDACATI

Ma i sindacati che fanno? Renzi ne ha ridotto l’importanza, spiega Palomba, e “ovviamente loro lottano per sopravvivere”. “Io credo che siano stati utilissimi in italia fino a 20-30 anni fa – continua -, poi sono invecchiati, come i loro iscritti, diventando solamente uno strumento di difesa dei cosiddetti “diritti acquisiti” delle conquiste fatte, estraniandosi dal contesto. Non puoi continuare a proteggere i diritti solo per chi già li possiede se questo va a scapito di tutti gli altri. Mi piacerebbe ogni tanto sentire parlare anche di doveri e responsabilità. E non c’è paese al mondo in cui i sindacalisti abbiano la ribalta mediatica che hanno in Italia”.

E LE OPPOSIZIONI?

Non a tutti piacciono le riforme firmate Renzi, ad esempio a Pippo CIvati e Stefano Fassina, usciti dal Pd e ora concentrati sul progetto di “Possibile”, che reputano gran parte delle riforme troppo di destra o berlusconiane. “Mi piacerebbe capire perché – si chiede Palomba -, sono riforme che vanno verso la modernità. Queste etichette, ‘di destra’, ‘di sinistra’, mi sembrano un po’ desuete. C’è il vecchio e il nuovo. A me sembra che in Italia i conservatori oggi e negli ultimi vent’anni siano proprio stati quelli che non hanno mai voluto cambiare nulla.”

“Ogni volta che qualcuno tenta di cambiare le cose in Italia viene massacrato. Io ho avuto una speranza che ce la potesse fare Monti, che ha sbagliato quando sulla riforma del lavoro invece di andare dritto ha accettato il diktat di Napolitano e ha rimesso in gioco i sindacati. Ora spero che ce la faccia Renzi”.

SUPERARE DESTRA E SINISTRA

Ed è anche l’esperienza professionale nella comunicazione a far dire a Palomba che si debbano superare i concetti di destra e sinistra, “io guardo le persone”, aggiunge. “Se uno ha voglia di fare, di cambiare, io l’appoggio, indipendentemente dal partito che rappresenta. Ho lavorato con Zaia per la campagna elettorale in Veneto perché è un uomo moderno che affronta i problemi senza farsi imbrigliare dalle ideologie; così vale per Renzi. E dirò di più: trovo ridicoli anche gli attacchi a Ignazio Marino, un altro che sta provando a cambiare le cose e appunto per questo viene massacrato. Ma questo è il male dell’Italia, come dicevamo all’inizio”.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter