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Il gas iraniano può salvare l’Ue dalla dipendenza da Mosca?

L’Iran potrebbe presto diventare il principale fornitore di gas dell’Unione Europea. A dirlo non è qualche esponente della cerchia ristretta degli ayatollah, ma – come ha riportato di recente il Wall Street Journal – alcune analisi della Commissione Europea.

RIDURRE LA DIPENDENZA

Bruxelles si è ora convinta che potrebbe importare dalla Repubblica Islamica – entro il 2030 – dai 25 ai 35 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’obiettivo del commissario europeo all’Energia, Miguel Arias Canete, che ha incontrato agli inizi di settembre i rappresentanti di Shell, Bp, Repsol, Total, Statoil e altre compagnie, è quello di ridurre la dipendenza energetica dal gas russo, che attualmente si assesta su una capacità di importazione 130 miliardi di metri cubi all’anno. Al contrario, lo sviluppo dei progetti estrattivi di metano e altri gasi nel bacino levantino del Mediterraneo, insieme appunto ad un rilancio della produzione iraniana, potrebbero sensibilmente ridurre l’esposizione verso Mosca.

LE MIRE DELL’IRAN

“L’export di gas naturale dall’Iran all’Europa potrebbe essere una valida fonte alternativa e potrebbe aiutare l’Ue nella sua attività di diversificazione”, ha sottolineato a EuObserver il parlamentare iraniano Kazem Jalali, che in queste settimane era in visita in alcune capitali europee. Perno di questo approccio sembra essere la Spagna, ed i suoi rigassificatori. A fine agosto, Iran e Spagna avrebbero raggiunto (i dettagli non sono ancora del tutto chiari) un accordo per la fornitura di gas naturale in Europa attraverso l’utilizzo di navi cisterna per il trasporto di gas naturale liquefatto (Gnl).

I TERMINAL SPAGNOLI

Secondo l’accordo, Teheran può ora utilizzare gli impianti spagnoli per la trasformazione del Gnl, avendo – di fatto – già le porte aperte nel mercato unico, almeno da un punto di vista logistico. Per Teheran, l’attrattività dei terminal spagnoli è legata da un lato alla competizione durissima che in Asia è costituita dal gas australiano (che costa di meno), dall’altro alle difficoltà di allacciare il gas iraniano ai gasdotti che attraversano l’Asia centrale per arrivare nel Vecchio Continente. Madrid, invece, vorrebbe entrare nel mercato petrolchimico degli ayatollah, come testimonia l’interesse di almeno 250 imprese spagnole ad avviare una joint venture con la National petrochemical company (Npc). Il capo della Npc, Shari-Moqaddam, ha accolto con favore la cooperazione con gli investitori spagnoli e ha detto che la partecipazione ai progetti iraniani porterà a prospettive promettenti per entrambe le parti, come ha riferito l’agenzia di stampa Irna.

LA VISITA DI ROUHANI

Maggiori aspetti legati ad alleanze energetiche saranno certamente oggetto della visita che il presidente Hassan Rouhani effettuerà in Francia il prossimo novembre. Una visita storica e importante, visto che i contatti commerciali tra di due Paesi, dal raggiungimento dell’accordo sul nucleare, non si sono mai interrotti, anche se, di recente, l’esclusione della Total dallo sviluppo della fase 11 del mega giacimento di gas del South Pars ha lasciato Parigi con l’amaro in bocca.



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