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Tutte le giravolte delle opposizioni sulla riforma del Senato

Quando si litiga, cercare di stabilire “chi ha fatto il cattivo per primo” è solitamente un esercizio inutile. Gli oppositori della riforma costituzionale, però, hanno almeno l’onere di spiegare le loro giravolte.

La più vistosa è quella dei senatori di Forza Italia, che hanno approvato in prima lettura il disegno di riforma sostanzialmente nelle sue linee attuali, e ora, improvvisamente, “si sono accorti” che si tratta di un attentato alla democrazia.

Ma non è meno impressionante la giravolta del M5S, che fino a due anni or sono faceva della semplificazione istituzionale, della riduzione dei parlamentari e della riduzione dei costi della politica la propria bandiera, e che ora ascoltiamo a Palazzo Madama tuonare – anch’esso – contro l’attentato alla “Costituzione più bella del mondo” e, di fatto, in difesa del Senato così com’è.

Poi ci sono gli oppositori della riforma dall’interno del Pd: questi devono spiegare come e perché quella stessa trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie, eletta dalle Autonomie medesime (come in Francia e in Germania) e quindi non a suffragio universale, che fu la bandiera dell’Ulivo, poi del Pd almeno per i suoi primi cinque anni di vita, improvvisamente sia divenuta un attacco gravissimo alla democrazia, tale da giustificare una frattura del partito. Com’è che negli anni passati Prodi e Veltroni non se ne sono mai accorti?

La verità è che sia FI, sia M5S, sia sinistra Pd temono che dal successo di questa riforma il governo esca rafforzato, perché è il governo stesso ad averla posta al centro del suo programma, dopo due decenni di incapacità del Parlamento di fare per proprio conto un solo passo avanti su questa strada.

Accade così che i contenuti della riforma costituzionale diventino i chiodi cui viene agganciata la contesa, tutta legata alla contingenza politica attuale,  sul punto se il governo Renzi debba durare o cadere.

(estratto di un articolo che si può leggere sul sito di Pietro Ichino)

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