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Scioperare è diventata una ginnastica giornaliera. Le accuse del Garante

E’ solo un primo passo, certamente incoraggiante. Ma basterà a impedire altri scempi? Non si sa. Per il momento l’unica certezza è che il governo ha replicato con un provvedimenti ai sindacati che lo scorso giovedì, tra lo sconcerto dei visitatori, hanno indetto un’assemblea comunicata da giorni incrociando le braccia per oltre due ore e rendendo impossibile alle centinaia di turisti l’ingresso al Colosseo e ai Fori. Un altro schiaffo a Roma, dopo l’estate nera degli scioperi selvaggi nei trasporti, e alle sue bellezze, già messe a dura prova da degrado e incuria.

L’INTERVENTO DEL GOVERNO

Renzi però stavolta non è stato a guardare, facendo approvare a tempo di record al Consiglio dei ministri, riunitosi venerdì, un decreto che equipara l’attività dei musei e dei siti archeologici a quella dei servizi pubblici essenziali (scuole, trasporti e ospedali) estendendo così ai siti artistici la disciplina prevista dalla legge 146/1990 sui servizi essenziali. E così anche musei, privati o pubblici che siano, dovranno rispettare fasce di garanzia per gli utenti-visitatori, con regole molto più stringenti in caso di assemblee o scioperi. L’eventuale sciopero dovrà per esempio essere comunicato per iscritto indicando “durata, modalità di attuazione, nonché le motivazioni, dell’astensione”, come prescrive l’articolo 2 della legge 146. Non solo. I dipendenti che decideranno di incrociare le braccia potranno anche essere precettati.

Ecco il parere di Giovanni Pino, avvocato con una lunga formazione alla Scuola superiore della Pubblica amministrazione e capo gabinetto presso l’Autorità sugli scioperi presieduta da Roberto Alesse, sul provvedimento del governo.

GLI SCIOPERI? PER QUALCUNO SONO UNA GINNASTICA GIORNALIERA

Nelle ore che precedettero il decreto sui musei, l’Authority era andata in pressing sul governo, affinché prendesse provvedimenti immediati. Per questo il decreto “è anche una nostra vittoria.  E’ da tempo che chiediamo misure in questo senso”, spiega Pino a Formiche.net. Era arrivato “il momento di agire perché un cambiamento delle norme era ormai un’esigenza avvertita da tutti”. Il dirigente parla apertamente dell’esigenza di restituire “la dignità allo sciopero che, voglio ricordarlo, è un nobile istituto. Ma oggi sembra che scioperare sia diventata una sorta di ginnastica giornaliera, che ha tolto la dignità a questo importante istituto. E così non può essere”.

L’OCCASIONE DI RIVEDERE LA LEGGE 146

Il capo gabinetto dell’Authority condivide la proposta di Alesse di sfruttare l’occasione del decreto per rivisitare l’impianto della legge 146. “La legge va rivista certo, questa potrebbe essere l’occasione giusta. Oggi ci sono troppi scioperi, come ho già detto bisogna ridare una certa dignità a questo istituto. Bisogna fare meno scioperi ma sicuramente più sentiti da parte dei lavoratori”, spiega Pino. Il dirigente rilancia poi la necessità di misure in grado di fronteggiare “l’enorme frammentazione sindacale all’interno delle aziende o degli enti. Lo sa che Enav ha 12 sigle sindacali? Se lo immagina mettere d’accordo 12 sigle insieme per evitare eventualmente uno sciopero? Bisognerebbe anche pensare a questa situazione”.

L’UTILITA’ DEL REFERENDUM (QUASI) ALLA TEDESCA 

Oltre all’approvazione lampo del decreto però, in questi giorni circola a Palazzo Chigi l’idea di rendere obbligatorio un referendum preventivo tra i lavoratori per legittimare o meno lo sciopero. Una stretta con cui l’esecutivo vorrebbe sostanza dichiarare illegittimi tutti quegli scioperi che non sono sottoscritti da almeno 51% dei lavoratori. Un’idea tutt’altro che fuori dal mondo, anzi, già in atto in molti Paesi (in Germania serve addirittura il 75% dei consensi per scioperare). Il modello tedesco rischia di fare scuola vista la quantità di scioperi attuata ogni anno in Italia. L’idea piace abbastanza anche allo stesso Pino. “Certamente è uno strumento in gradi di ripristinare l’effettiva rappresentanza degli scioperi. Per scioperare bisogna che la maggioranza dei lavoratori, altrimenti manca la rappresentanza. Però ci sono altre proposte simili dibattute nella nostra Autorità, come quella di consultare lavoratore per lavoratore sulla sua volontà di aderire o meno allo sciopero”.

PIU’ POTERI AL GARANTE

Lo scempio del Colosseo rilancia poi inevitabilmente la questione di un ampliamento dei poteri dell’Autorità guidata da Alesse. Se ne parla da tempo d’altronde e lo stesso Alesse lo ha ribadito pochi giorni fa “Ampliare i nostri poteri potrebbe essere la strada giusta, ma con questo decreto qualcosa è stato fatto, per esempio è stato ampliato il ventaglio dei nostri interventi presso nuovi segmenti della rappresentanza e del lavoro”, conclude Pino. E si torna al punto di partenza. Tutto ciò basterà?


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