È notizia di queste settimane quella dell’invenzione, a opera di Roberto Calderoli, di un generatore automatico di emendamenti, un sistema che permette di creare una combinazione di parole e segni di interpunzione infinita basandosi su piccole variabili di un testo prestabilito, un sistema così diabolicamente geniale da poter paralizzare l’intero iter legislativo e, quindi, la democrazia stessa. Ma chi è l’artefice di questo piano diabolico? Un uomo politico o un “troll” della democrazia”?
A interrogarsi sulle trovate di Calderoli è Raffaele Alberto Ventura, esperto di marketing e fondatore del blog Eschaton, autore di articoli per Internazionale, Minima & Moralia e Prismo, magazine culturale per cui ha scritto un’analisi pop letteraria del fenomeno Calderoli. “Da una parte c’è la politica – spiega Ventura -, e ci sono tutti i danni che può fare una persona del genere, ma dall’altra c’è anche una certa fascinazione per la sua faccia tosta, la sua arguzia e anche direi una certa cultura, una certa intelligenza. Perché alla fine è grazie a questo che Calderoli resta a galla da oltre un decennio”.
Ventura segue Calderoli da tempo, ormai: “Quando c’è stata la notizia degli emendamenti generati automaticamente, sono andato a riguardare i miei archivi – cioè il mio blog – e mi sono accorto che già nel 2006 avevo parlato di lui. Calderoli aveva tentato di sostenere che il centrosinistra non aveva davvero vinto le elezioni perché la sua legge elettorale era stata interpretata male. Il ragionamento era assolutamente contorto e per nulla plausibile, ma già si capiva che Calderoli aveva la stoffa del troll”.
Chi frequenta i social network, e in generale le comunità virtuali, sa che i troll sono un particolare tipo di utente che, interagendo con messaggi provocatori, fuori tema o senza senso, ha lo scopo unico di disturbare, creare scompiglio, infiammare gli animi. Così, Calderoli si muove nel contesto politico istituzionale scardinando i fondamenti della democrazia, immobilizzandola e bucandola dall’interno, creando scompiglio con gli strumenti che la tecnologia, ora, gli ha offerto: gli algoritmi.
“Probabilmente – dice Ventura – il suo primo fine è ‘restare visibile’, e questo sfortunatamente sembra essere il principale obiettivo di molti uomini politici che basano la propria esistenza sulla provocazione. La Zanzara di Giuseppe Cruciani è diventata il palcoscenico per questo genere di personaggi, e non c’è dubbio che questo meccanismo sia in qualche modo divertente. Da parte di noi spettatori, invece, direi che è sicuramente piuttosto incosciente dare troppa rilevanza a questo teatrino, ma nel caso di Calderoli non sono riuscito a trattenermi, mi pareva che ci fossero davvero dei collegamenti interessanti da fare. Sicuramente – continua Ventura – c’è anche una volontà di ‘destabilizzare la tradizione’, atteggiamento piuttosto tipico della retorica della destra contemporanea che reagisce contro il politicamente corretto, le élites intellettuali, le istituzioni, eccetera”.
L’ex ministro non è certo il primo ad aver messo in atto un comportamento simile. “Il modello è ovviamente Silvio Berlusconi, che ci ha regalato dei momenti bellissimi e che infatti il magazine Rolling Stone mise in copertina definendolo ‘rockstar dell’anno’. Ecco, è evidente che questa foga iconoclasta abbia qualcosa di seducente e liberatorio in un contesto che viene percepito come una ‘egemonia della sinistra’ (egemonia, a dire il vero, che probabilmente esiste soltanto in un piccolo mondo editoriale-universitario sempre più marginale)”.
Ma se il suo scopo è mettere in crisi il fondamento logico della realtà – e quindi della democrazia -, cosa viene dopo? “La provocazione di Calderoli – sostiene Ventura – verrà sicuramente neutralizzata in qualche modo, e lui stesso lo sa. Sono dichiarazioni roboanti, ma Calderoli è soprattutto un politico molto astuto e questo resta, a mio parere, un bellissimo bluff. Il trolling parte spesso con ambizioni altissime, metafisiche, ma poi incidere davvero sul tessuto della realtà è complicato. Anche il movimento “Anonymous” nasceva come pura e semplice trollata. E poi, spontaneamente, è diventato reale. Ma oggi sembra già passato di moda”.
“È paradossale – continua Ventura – che si faccia tanto caso ai tentativi calderoliani di paralizzare il parlamento, perché da questo punto di vista il sistema politico italiano ha problemi strutturali di lunga data. Incapaci di far funzionare come dovrebbe il potere legislativo, siamo un paese che ricorre in maniera quasi regolare alla decretazione d’urgenza come strumento di governo. Insomma il problema non è Calderoli, ma il fatto che il sistema non disponga degli anticorpi necessari per non farsi prendere in giro da Calderoli. È un sintomo. O forse addirittura una diagnosi”.
E allora come si combatte l’anarchico punk Calderoli? “Forse appunto trasformandolo in un fenomeno puramente artistico, attraverso un processo simile a quello che il filosofo Hans Georg Gadamer chiamava ‘differenziazione estetica’: in pratica, metterlo in un museo. Chiuderlo dentro. A chiave. Sotto una teca di vetro”.