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Da Roma a Milano, tutti i nodi del centro-destra

Con la formalizzazione delle dimissioni di Ignazio Marino da sindaco di Roma si va definendo un contesto di elezioni comunali particolarmente significativo anche per il quadro politico nazionale.

Si tratta infatti di elezioni locali aventi evidenti riflessi nazionali: da un lato la centralità renziana; dall’altro la candidatura a governare grandi città da parte del Movimento 5 Stelle; infine, la situazione complessiva dei partiti e movimenti che nella lunga stagione definita della Seconda Repubblica li avevano visti convergere in un complessivo e fino ad allora inedito centro-destra.

Nonostante l’evidente connessione tra tutti i diversi settori che impegnano l’intero quadro politico nazionale, appare comunque possibile scorporare anche formalmente la questione che costituisce un vero e proprio nodo per il centro-destra: come comporre i diversi segmenti che in qualche modo di esso facevano parte sotto la guida berlusconiana.

Il vecchio centro-destra aveva infatti reso possibile la elezione di Gabriele Albertini a Milano e di Gianni Alemanno a Roma.

Ma di questo centrodestra oggi non c’è più traccia.

Da un lato infatti stiamo assistendo al difficilissimo tentativo della Lega Nord di passare da una specifica dimensione territoriale (la Padania?) ad una dimensione nazionale, pur mantenendo una sostanziale continuità di cultura comunitaria chiusa; dall’altro assistiamo al tentativo di dar vita ad “Area Popolare”, nella quale sarebbero destinati a confluire partiti e leader politici originariamente definiti “traditori”; dall’altro ancora si assiste a una complicatissima conversione da popolare in conservatore di un nascente gruppo politico (anche esso guidato da chi è stato definito “traditore” ); dall’altro ancora di un gruppo politico del quale fanno parte esponenti che parlano espressamente di un “Partito della Nazione” da costruire insieme a Matteo Renzi.

In tutto questo contesto si assiste a una accentuata riduzione quantitativa della originaria Forza Italia, con conseguenze ancora non del tutto chiarite in riferimento alla guida politica di un nuovissimo centro-destra che si presenterebbe come alternativa di governo a Roma e a Milano; e sul cui esito elettorale si intenderebbe pertanto dar vita ad una alternativa nazionale allo stesso governo Renzi.

Si tratta dunque di un tentativo ancora molto complicato e probabilmente non destinato a dar vita a qualcosa che sia contemporaneamente capace di parlare il linguaggio della nostalgia del “vecchio centro-destra“ e quello della modernità dei quali Roma e Milano hanno certamente bisogno.

A Roma in particolare occorrerebbe parlare quasi esclusivamente di futuro, perché la nostalgia finirebbe per essere condizionata dal ricordo di Alemanno e della sua giunta; a Milano il passato di Gabriele Albertini potrebbe essere certamente invocato, ma il futuro della città potrebbe trovare proprio nell’azione della giunta Pisapia l’ostacolo maggiore.

Il fatto che il Consiglio Federale della Lega Nord, che si è svolto oggi a Milano, abbia sostanzialmente accantonato la questione della scelta del nome del candidato a governare la città di Milano, pone proprio in evidenza il difficile rapporto che si è venuto a creare tra l’appartenenza sostanziale dell’NCD alla giunta regionale di Roberto Maroni, e le ripetute affermazioni “mai con Alfano“ che Matteo Salvini pone a condizione della rinascita stessa di un compatto centro-destra.

Questi appaiono i nodi che il centro-destra dovrà affrontare certamente a Roma e Milano pur nel più ampio contesto nelle prossime e molto rilevanti elezioni comunali.


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