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Sanremo, perché la reazione del sindaco è stata tardiva sui fannulloni

Quando, come al Comune di Sanremo (nella foto), più di metà dei dipendenti di un ufficio pubblico possono permettersi di fingere la presenza al lavoro in realtà assentandosi liberamente e sistematicamente, la prima cosa da fare è licenziare il capo dell’ufficio, che finge di non accorgersene e non fa quanto dovrebbe per impedire la malversazione fin dal suo primo manifestarsi.

Il potere organizzativo e disciplinare, di cui i dirigenti pubblici dispongono esattamente nella stessa misura dei dirigenti di aziende private, dovrebbe consentire di correggere la disfunzione molto prima che essa diventi un comportamento generalizzato e molto prima che assuma un rilievo penale (naturalmente, questo presuppone che i dirigenti non siano essi stessi i primi a praticare il comportamento scorretto). Colpisce che il sindaco di Sanremo, per accertare questi comportamenti, si sia rivolto alla polizia e non abbia ritenuto opportuno rivolgersi ai dirigenti municipali: evidentemente era convinto della loro collusione con i dipendenti truffatori. Ora, però, che il marcio è venuto alla luce, se il sindaco vuole davvero sradicarlo non deve attendere l’esito del processo penale: la presunzione di innocenza dell’imputato fino alla sentenza definitiva vale soltanto sul piano penale, appunto, ma non sul piano disciplinare.

Comunque non è necessario che un comportamento costituisca reato, perché esso possa costituire mancanza disciplinare grave. Il sindaco contesti dunque subito le assenze ingiustificate sistematiche e la truffa continuata come mancanze disciplinari. Si guardi dagli errori (frequentemente voluti) del direttore del personale nel procedimento disciplinare, avvalendosi se necessario di chi ha la professionalità necessaria, aprendo un procedimento anche contro il direttore se si rivela colluso o anche solo incapace.

E se le mancanze risultano confermate proceda ai licenziamenti immediatamente. Altrimenti le sue sono solo chiacchiere.

Commento pubblicato sul sito di Pietro Ichino

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