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Perché anche quest’anno sono alla Leopolda. Parla Giorgio Gori

È la Leopolda dei territori, chiamata simbolicamente “Terra degli Uomini”, dove gli amministratori locali cercano il loro spazio di visibilità e i big del partito si organizzano nelle retrovie in vista del voto per le amministrative di primavera. Nessuno le nomina esplicitamente ma tutti ci pensano anche perché i punti interrogativi sono ancora tanti da Torino a Napoli, passando ovviamente per Roma e Milano. La domanda che aleggia nell’aria, è quale sia lo schema politico giusto con cui presentarsi agli elettori la prossima primavera. Con un centrosinistra vecchio stampa che comprenda anche Sel e i fuoriusciti del Pd oppure con il tanto evocato Partito della Nazione?

Una domanda che Formiche.net ha fatto a Giorgio Gori, eletto nel giugno del 2014 sindaco di Bergamo con una coalizione ampia formata anche dagli uomini di Nichi Vendola. Da allora però di acqua sotto i ponti ne è passata molta, con i tanti addii al Partito Democratico e la rottura con la sinistra. L’ex direttore di Canale 5 e fondatore della casa di produzione Magnolia della Leopolda è un habituè. Vi partecipa da cinque anni, da quando – ai tempi della rottamazione – vestiva i panni dello spin doctor di Matteo Renzi. Poi, alcune divergenze hanno fatto vacillare i rapporti tra i due fino alla pace siglata con la vittoria di Bergamo.

Gori, quindi per le prossime comunali Partito della Nazione o centrosinistra vecchio stile?

Direi che si tratta di un’utile semplificazione giornalistica. In realtà ogni città ha la sua specificità. Personalmente, comunque, penso che l’appello arrivato dai tre sindaci (gli “arancioni” Giuliano Pisapia, Marco Doria e Massimo Zedda) sia molto opportuno. Chiamare con forza gli amici di Sel all’unità del centrosinistra mi sembra assolutamente necessario. Dopodiché se ci fermassimo lì, non sarebbe sufficiente. Vince un centrosinistra che è anche capace di attrarre gli elettori moderati del centro. Si vince con il 51% dei voti.

Però, ad esempio, a Roma Fassina ha detto di non volere trattare con il Pd. Il centrosinistra può vincere senza quella sinistra?

Ci sono degli specialisti dell’autolesionismo anche nel nostro campo.

La Leopolda è ormai un evento prevalentemente glamour o il dato politico è ancora preminente?

Non direi che è un evento glamour. Mi pare invece che ci sia molta politica. Poi, la partecipazione è così elevata che è normale ci sia anche qualcuno arrivato qui per guardarsi semplicemente intorno.

Dalla Leopolda della rottamazione a quella da Presidente del Consiglio, Renzi com’è cambiato?

Ora ha un bel carico di responsabilità in più. Un conto è avere la leggerezza per dire agli altri quello che andrebbe fatto, un altro conto è farsi in prima persona carico del cambiamento. C’è tanto lavoro ancora da fare ma lo spirito è quello giusto.

Una delle più frequenti critiche fatte a Renzi è di essere troppo accentratore e di governare solo con i membri del cosiddetto Giglio Magico. È così?

Non mi pare sia così. Mi sembra vero il contrario, che qui alla Leopolda c’è una generazione che è andata al potere e che oggi ha variegate responsabilità dal Governo del Paese alle Regioni fino alle amministrazioni comunali. Siamo molto oltre il giglio magico. Che poi Matteo abbia tre o quattro persone con cui confrontarsi mi pare una cosa normale. Ce l’ho anche io.

Senta ma le manca far parte del giglio magico?

No, io non ne ho mai fatto parte.


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