Cosa fa il Movimento 5 stelle nel Parlamento europeo? Niente a che fare con le beghe italiane, le espulsioni o le notizie in salsa ligure che occupano paginate sui giornali. Sul tavolo c’è una questione che potrebbe avere conseguenze ben più rilevanti sul piano globale: il riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato (MES).
NESSUN PREGIUDIZIO SUI CINESI, MA NO AGLI AUTOMATISMI
Risale al 2001 l’ingresso di Pechino nel WTO e, come da prassi, ogni nuovo immesso è chiamato a sottoscrivere una serie di accordi correlati. Tra questi spiccava, appunto, la questione del MES. L’Unione europea stabilì che avrebbe valutato se attribuire o meno tale status dopo un periodo transitorio di quindici anni, il che significa che la scadenza è fissata per il 2016. Il problema è che a oggi – anno 2016 – dalla Commissione non è giunto alcun segnale, tantomeno una posizione. Gli eurodeputati pentastellati fanno da capofila a quanti si oppongono al riconoscimento dello status alla Cina, coordinando anche altri paesi sulla stessa lunghezza d’onda. Nessuna posizione di pregiudizio nei confronti del governo cinese, anzi. E’ visto con favore lo sviluppo delle relazioni commerciali e politiche, a patto che queste avvengano in condizioni di parità e reciprocità. Il punto del contendere parrebbe più un discettare di cavilli, ma che in realtà – per chi conosce i meccanismi della complessa burocrazia comunitaria – è destinato a fare la differenza: è un automatismo, il riconoscimento dello status di economia di mercato? Un mero atto giuridico di fatto obbligato? O forse la questione è profondamente e meramente politica? Su questo di discute.
NEL MIRINO IL COMMISSARIO MALMSTRÖM
Nel mirino c’è la commissaria al Commercio, Cecilia Malmström, i cui silenzi sulla vicenda sono definiti “omertosi”. Forse perché – si dice tra i freddi e anonimi corridoi di Rue Wiertz – la Svezia è tra i paesi da sempre favorevoli al via libera all’accordo. Ogni richiesta a Malmström di fornire un parere (suo personale o della Commissione) è andata a vuoto, nessun dato sugli impatti che il MES concesso a Pechino potrebbe avere sull’economia dell’Unione è stato diffuso. La promessa di aprire un dibattito sul tema si è risolta in un continuo procrastinare. Considerati i tempi stretti, la delegazione del Movimento 5 Stelle a Bruxelles chiede che la Commissione Juncker formuli la propria posizione, visto che solo a partire da quel momento sarebbe possibile aprire il confronto in sede parlamentare. Il dibattito al Berlaymont inizierà solo mercoledì prossimo.
LA CONFERENZA E L’INTESA COL PPE
Di questo si parlerà martedì 12 gennaio, al Parlamento europeo, nella conferenza China’s Market Economy Status: is winter coming for European industries?”, organizzata da David Borrelli, co-presidente del gruppo EFDD (Europa delle libertà e della Democrazia diretta) e dagli eurodeputati Edouard Martin ed Emmanuel Maurel, dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D). Oltre ai verdi, nella serata di venerdì anche il Partito Popolare Europeo si è associato all’iniziativa.
LE RICADUTE SULLA “PARTITA” ITALIANA
Non è solo questione di geopolitica, dicono dal quartier generale bruxellese pentastellato: premesso che sarebbe “suicida” riconoscere il MES alla Cina senza un coordinamento con i principali partner dell’Ue (si guarda a Washington, ad esempio, dove Barack Obama si è detto contrario solo qualche settimana fa), tutto da verificare è l’impatto che potrebbe registrarsi sul comparto produttivo italiano, con ricadute sull’occupazione (si parla di una perdita di 3 milioni di posti di lavoro in Europa, 415 mila solo in Italia) e sul suo know-how (le ricadute sarebbero su siderurgia, meccanica, chimica, ceramica, bulloneria, carta, calzature, tessile e arredo) assai lodato anche dal premier Renzi nelle sue trasferte intercontinentali. E proprio al governo italiano, finora silente sul tema, il Movimento 5 stelle domanda di esprimere al più presto – contrasti con la commissione permettendo – un’opinione contrarietà all’accordo.
Leggi tutti gli approfondimenti sul dossier Mes alla Cina:
Tutti gli avvertimenti di Washington sul Mes alla Cina. L’articolo di Michele Pierri