La corsa alla presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche è giunta al rush finale. Chiusi dal 18 gennaio i termini per avanzare candidature dopo la procedura indetta dal Miur 18 (qui tutte le informazioni), è attesa probabilmente per questa settimana la presentazione al ministro dell’Istruzione e della ricerca Stefania Giannini della rosa di nomi tra i quali la titolare del dicastero dovrà scegliere il successore di Luigi Nicolais, ormai in scadenza di mandato. A indicare i cinque “finalisti” sarà il Comitato di selezione coordinato dal professor Lamberto Maffei e composto da Mauro Ferrari, Fabiola Giannotti, Aldo Sandulli e Lucia Votano. Impossibile conoscere con certezza identità e numero dei candidati; al Ministero le bocche sono cucitissime proprio perché sono questi i giorni più caldi in cui si conta di chiudere la partita. E la posta in palio è davvero molto alta, dato che si parla di una poltrona da cu si gestisce un bilancio di 1 miliardo di euro.
SPUNTA LA CARROZZA (MA CON QUALCHE DUBBIO)
Da tempo sulla stampa, più o meno specializzata, si parla di un’ipotesi di presidenza “rosa” per il CNR. Sarebbe la prima volta di una donna alla guida del più importante ente di ricerca italiano, e il premier Matteo Renzi è particolarmente attento a queste novità e al loro impatto sull’opinione pubblica. Ad aprire la danze ci ha pensato lunedì scorso il Fatto Quotidiano che ha acceso i riflettori sulla deputata del Pd ed ex ministra all’Istruzione nel governo Letta, Maria Grazia Carrozza, in passato direttrice della Scuola superiore di studi universitari e perfezionamento Sant’Anna di Pisa. Il giornale diretto da Marco Travaglio non ha però ricordato alcune prese di posizione della diretta interessata che non hanno contribuito ad accreditarla all’interno del CNR. Come quando un anno fa, nel pieno delle polemiche sui conti in rosso dell’Istituto di Fisiologica Clinica del CNR di Pisa (qui un altro articolo del Fatto che spiega la situazione), l’ex ministra si scagliò contro i responsabili di quel dissesto parlando di “danno enorme per la ricerca pisana e italiana” e chiedendo “un atto di trasparenza interno al CNR, con la massima diligenza”. “Non penso – disse – che si possa lasciare solo il direttore Pervasi con una tale responsabilità di fare chiarezza, e credo che debbano essere analizzati in dettaglio sia quanto accaduto in termini di trasferimenti e di ammanchi di fondo, sia la strutture e le modalità organizzative dell’amministrazione”.
Davvero una personalità che si è espressa così sul CNR può ambire alla presidenza? E’ quel che ci si chiede tra gli addetti ai lavori, dentro e fuori l’istituzione. Sempre che il ministro Giannini non abbia in serbo proprio questa carta un po’ “rottamatrice” per il nuovo corso del Centro.
TRAMONTATA L’ALTRA IPOTESI “ROSA”
Ha tenuto banco per settimane come papabile alla presidenza del CNR anche il nome di Maria Cristina Messa, rettore dell’Università di Milano-Bicocca, esperta di diagnostica per immagini e quarta donna in Italia a guidare un Ateneo. A diffondere la notizia era stata nel novembre scorso l’AdnKronos, ricordando pure la stessa Carrozza. A differenza dell’ex ministra però, la rettrice della Bicocca poteva giocare la carta dell’esperienza in seno al CNR, dato che ha già occupato nell’ultimo mandato una poltrona nel Consiglio di amministrazione e, in qualità di vicepresidente, ne ha mantenuto per qualche tempo la reggenza dopo l’uscita di scena di Francesco Profumo andato a fare il ministro dell’Istruzione del governo Monti. Tuttavia, una volta rilanciata questa mattina da Formiche.net l’indiscrezione della candidatura di Messa, l’Università di Milano-Bicocca è prontamente intervenuta comunicando che la rettrice non ha presentato alcuna candidatura al Miur, dunque non è in corsa per la guida del CNR.
GLI UOMINI IN POLE
Guai a dimenticarsi degli aspiranti presidenti al maschile. Su tutti, l’ex ministro Profumo che però, secondo quanto scritto domenica dal Sole24Ore, resta in pole anche per la presidenza della Compagnia San Paolo di Torino, alla quale lo vorrebbe destinare il sindaco ricandidato Piero Fassino. Tuttavia, come riportato dal magazine online Lo Spiffero, Profumo (che sta per lasciare la presidenza della multiutility Iren) sarebbe più intenzionato a ritentare la scalata al CNR così da chiudere un discorso lasciato in sospeso, dopo che all’inizio del 2012 era stato costretto a dimettersi dalla presidenza del Centro (dove era stato indicato dall’allora ministra berlusconiana Mariastella Gelmini) per incompatibilità con la nuova carica di ministro.
Uno che è sicuramente in corsa per la presidenza del CNR è invece Enzo Boschi; l’ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) ha annunciato la sua discesa in campo con una lettera a il Foglietto della Ricerca (eccola qui), il notiziario online del sindacato Usi Ricerca sul quale peraltro lo stesso geofisico tiene una rubrica ribattezzata “L’angolo di Boschi”. E proprio questo suo interventismo su un organo sindacale – si dice nei corridoi sindacali – potrebbe non agevolarlo nella scalata al vertice, alla quale aveva già puntato invano una decina d’anni fa.
Un altro nome che circola è poi quello di Roberto Cingolani, direttore di quell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova, l’ente che Renzi ha deciso di coinvolgere nel dopo Expo. Ma proprio sulle mosse del Governo nel progetto Human Technopole si è aperta una dialettica sotterranea tra CNR ed IIT che potrebbe non giovare alla causa di Cingolani (qui un intervento su Formiche.net di Giuseppe Biamonti, direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Pavia e qui un’altra ricostruzione). La domanda sorge infatti spontanea: come verrebbe accolta dentro al CNR un’eventuale nomina di Cingolani a presidente, ora che si trova alla guida di un istituto visto come un potenziale concorrente?
Dal Foglietto arrivano infine altre indiscrezioni sui nomi: da quello di Francesco Sette, direttore generale dell’European synchrotron radiation facility (Esfr) di Grenoble a quelli di Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa fino, Roberto Danovaro, presidente della Stazione zoologica “Anton Dorhn”, Giovanni Bignami, ex presidente Inaf, Massimo Inguscio, presidente Inrim, infine Riccardo Pozzo e Tullio Pozzan, direttori di dipartimento del CNR.