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Vi spiego le maggioranze variabili di Renzi sul ddl Cirinnà

L’approvazione del ddl Cirinnà sulle unioni civili avrebbe dovuto essere per Renzi quasi una passeggiata. Molti speravano nel flop della manifestazione, il Family day di sabato scorso, ma  tutto si potrà dire tranne che si sia trattato di un flop.

Renzi, e non solo su questo, è in difficoltà, soprattutto al Senato, dove la maggioranza assoluta è fissata a 161 voti, dei quali il Pd, da solo, non può assicurarne realisticamente più di 90, viste le resistenze della minoranza “Dem”. A Renzi non restano che due possibilità.

La prima: non modificare neppure una virgola nel disegno di legge, convincere Ncd (31 senatori dell’Area Popolare) a votare la proposta dopo essere già stato ampiamente compensato con le nuove nomine nel rimpasto di governo, e incassare tutti i voti del M5s, il quale ha assicurato il suo voto compatto, ma solo alla condizione che non si tocchi nulla del ddl in questione.

La seconda: venire formalmente incontro alle richieste dei cattolici presenti nel suo partito e anche a Ncd modificando “qualcosina”, senza intaccare la sostanza del ddl. Ma si troverebbe, allora, a dover contrastare il M5S che metterà in evidenza l’incoerenza di Renzi e la sua debolezza.

Nel primo caso dovrebbe convivere con il mal di pancia dei cattolici nel suo partito, ma dimostrerebbe di essere l’uomo solo al comando. Disposto a “maggioranze variabili”, a destra con Verdini e a sinistra con il M5s, nel ruolo ancora una volta di stampella di Renzi. Nel secondo caso ricompatterebbe partito e governo, ma dimostrerebbe evidenti segni di debolezza. In entrambi i casi se il ddl passasse senza sostanziali modifiche si dovrà prendere atto del fatto che esiste uno scollamento tra società civile e società politica. Gli elettori comunque premieranno già alle prossime elezioni amministrative chi non si è lasciato ingannare da questi giochetti della politica e ha difeso un valore in cui continuano a credere: quello della famiglia.

Resta una domanda di fondo: di che cosa stiamo parlando?

Dei milioni di giovani disoccupati che emigrano dal nostro Paese per trovare un posto di lavoro?

Dei milioni di famiglie che non arrivano alla fine del mese?

Della Costituzione italiana che è stata distrutta da un parlamento illegittimo?

Insomma, stiamo parlando di problemi che coinvolgono il popolo italiano?

No. In Italia, come l’ultimo censimento Istat ha indicato, le coppie omosessuali sono non più di 7.500 circa, e, di queste, solo 500 hanno figli. Stiamo parlando, cioè, di una percentuale neppure da prefisso telefonico: lo 0,0005% delle coppie italiane. Stiamo parlando, quindi, dei desideri di alcune centinaia di individui e per soddisfare il loro  desiderio di avere un figlio  mettiamo a repentaglio l’unica istituzione sociale che in Italia pare ancora reggere: la famiglia.


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