Mentre il premier incaricato Fajez Serraj cercava di trovare la quadra per costruire un governo approvabile dal parlamento di Tobruk (che deve ratificarlo, perché internazionalmente legittimato), lo Stato islamico in Libia si occupava di diffondere immagini di “vita quotidiana”, tra campi di addestramento, bottini di guerra e sharia.
IL CAMPO DI ADDESTRAMENTO
Come riporta un accurato post su Medium del Libya Security Monitor (da cui arrivano queste foto), che si basa su un Justpaste scritto dall’IS e ora rimosso, il 5 febbraio è stato pubblicato un video in cui si vedono diversi miliziani impegnati in attività di training militare in un campo denominato Camp Abu Hamza al Muhajr. Le immagini sono state trasmesse dal media office della Wilayat Tarablus, e questo fa pensare che la struttura di addestramento si trovi nell’area di Sirte, forse ad ovest della città (che è considerata la roccaforte libica del Califfato). Alcuni dei combattenti probabilmente non sono libici: BuzzFeed ha scritto che diversi jihadisti dal Mali e dal Niger si sono uniti al gruppo negli ultimi mesi; lo stesso ha dichiarato a Libya 24 Tv il capo dell’intelligence di Misurata (il mediatico Izmail Shukri), il quale sostiene che circa il 70 per cento dei miliziani dello Stato islamico in Libia arriva da altri paesi (Tunisia, Niger, Mauritania, etc) – va ricordato che certe dichiarazioni sono da tarare, perché è facile che i funzionari in certi casi indichino i terroristi sempre come gli altri, quelli venuti da fuori.
I COMBATTENTI DI DERNA
Sempre nei giorni passati, lo Stato islamico ha anche diffuso delle immagini da Derna, che è una città delle costa distante centinaia di chilometri da Sirte, in cui i baghdadisti erano entrati per avviare l’attecchimento libico già nel 2014, ma sono stati scacciati questa estate da un gruppo che si fa chiamare Consiglio della Sura dei Mujhaeddin e che è filo qaedista. Nell’area si combatte ancora, con lo Stato islamico arroccato nella periferia cittadina ed intenzionato a riprendersi il controllo totale della zona. Nelle immagini c’è anche il giuramento di una piccola unità di circa venti uomini, che ha mollato la Sura locale e fatto la baya al Califfo (le foto sono state diffuse dall’IS media office di Barqa: “Barqa” è il nome storico della Libia orientale).
IL BOTTINO DI RAS LANUF
Durante le battaglie che ancora interessano Ras Lanuf e Sidra, terminal petroliferi ad est di Sirte dove lo Stato islamico ha più volte colpito i serbatoi del greggio per mettere in difficoltà l’economia libica, i baghdadisti hanno preso il controllo di un deposito di armamenti, riuscendo a mettere le mani anche su pezzi di artiglieria, blindati e pick-up armati. Un bottino di cui si era inizialmente sottovalutata l’importanza (queste immagini arrivano dal profilo Twitter del blog specialistico @oryxspioenkop). I mezzi e le armi appartenevano alle unità locali della PFG (Petroleum Facilities Guard), milizia potente ed autonoma che si occupa di presidiare i campi petroliferi in tutta la Libia, e che però è stata incolpata dalla Noca (la società statale del petrolio) di non aver difeso le cisterne che contenevano il greggio, date poi alle fiamme dagli uomini di Baghdadi (alcuni hanno parlato anche di interessi e collusioni).
LA VITA PUBBLICA
Lo Stato islamico ha reso pubbliche pure alcune foto di quadri dell’organizzazione a Sirte. È una circostanza inusuale visto che il gruppo ha una visione quasi paranoica della sicurezza – ed oltretutto in Libia si trova inserito in un territorio non troppo amico, dove tutte, o quasi, le fazioni combattenti vedono i baghdadisti come nemici da eliminare. Per capirci: pare che un altro leader, il quarto, Abu Aisha al-Khazdrawi il suo nome, sia stato eliminato dal misterioso (o misteriosi: potrebbero essere più di uno e non necessariamente dei supereroi) cecchino di Sirte; nel frattempo altri tre giovani appartenenti alla tribù di Ferjani, sono stati giustiziati dai boia del Califfato perché considerati collegati alla rivolta che voleva liberare Sirte la scorsa estate.
Nelle foto immagini di vita quotidiana: predicazione, comunicazioni in pubblico sulla hisba (ossia ciò che è giusto), una punizione corporale sharitica per un ladro, tombe distrutte in un cimitero di Bengasi (nella città è stata anche intitolata al defunto leader baghdadista di tutta la Libia, Abu Mughaira al Qahtani, una moschea che si trova nella zona controllata dal gruppo).