Proseguono gli approfondimenti di Formiche.net in vista delle elezioni comunali a Roma. Dopo le analisi dell’economista Gianfranco Polillo sui conti e sullo stato dei servizi della capitale, Formiche.net ha avviato una serie di focus sui principali candidati alle primarie di centrosinistra oltre che sui candidati degli altri partiti (qui ad esempio articoli su Virginia Raggi, Alfio Marchini e Guido Bertolaso). Dopo l’articolo dedicato al programma di Roberto Morassut, ecco gli obiettivi della candidatura di Domenico Rossi. La serie di approfondimenti continua domani con un articolo su Roberto Giachetti (Redazione)
“Un generale scende sempre in campo per vincere. Altrimenti, non potrebbe considerarsi tale”. Alla domanda sulle sue reali chance di vittoria alle prossime primarie romane del centrosinistra, Domenico Rossi risponde con una battuta che evidenzia, però, lo spirito combattivo con cui ha lanciato la sua candidatura. Il sottosegretario alla Difesa nel governo di Matteo Renzi è consapevole che la partita finale sia di fatto a due – tra Roberto Giachetti e Roberto Morassut – ma è comunque deciso a dare battaglia fino alla fine. In palio non c’è solo il posto di terzo classificato per il quale compete con l’ex Italia dei Valori Stefano Pedica, il verde Gianfranco Mascia e la giovane ragazza autistica Chiara Ferraro. Per lui – esponente politico del Centro Democratico di Bruno Tabacci – la sfida è dare voce e rappresentanza “a chi non si riconosce nel Pd ma in un’area cattolica e democratica” pur sempre riconducibile al centrosinistra. “Spero che il mio risultato – comparato a quello degli altri – mi consenta di proiettare una parte di questo mondo all’interno del consiglio e della giunta comunale di Roma”, spiega a Formiche.net.
PAROLA DI GENERALE
Rossi è convinto che la sua carriera da generale dell’esercito – dove ha ricoperto anche il ruolo di Sottocapo di Stato Maggiore – possa rappresentare un valore aggiunto nell’amministrare una città e, in particolare, una complicata come Roma. “Il futuro sindaco dovrebbe essere una persona che ha nel suo DNA trasparenza, legalità, capacità organizzativa e la grinta naturale di chi sa che l’ordine è composto di due parti, il comando e il controllo. Penso che questo assomigli molto alla professionalità di un generale”. Quest’esperienza – sottolinea il sottosegretario – potrebbe risultare un utile elemento aggiuntivo anche per le autorità chiamate a gestire la sicurezza sul territorio romano che avrebbero, così, in Campidoglio un interlocutore tecnicamente preparato con il quale interfacciarsi per ogni evenienza.
PRIORITA’ MOBILITA’
Non c’è dubbio che una delle priorità fondamentali di Roma sia il potenziamento dei servizi di trasporto pubblico. L’approccio di Rossi è chiaro: l’elemento chiave sono le metropolitane. “Dobbiamo assolutamente andare avanti in questo senso” commenta il sottosegretario “sia nel completamento dei lavori in corso, sia con nuovi interventi”. Perché la città inizi a funzionare davvero, è però anche necessario – aggiunge Rossi – “potenziare il sistema dei parcheggi di scambio”, in modo da andare a incidere seriamente sul traffico. Quanto agli autobus, il candidato alle primarie propone – per ridurre l’evasione tariffaria da record – una soluzione applicata quasi in tutto il mondo ma che a Roma sembra rivoluzionaria. Basterebbe – dice – “far pagare gli utenti al momento di scendere dagli autobus, prevedendo che si debba passare obbligatoriamente dall’uscita vicina all’autista”. Non fantascienza ma qualcosa che viene già fatto in molte capitali europee ma anche – per esempio – nel lontano Giappone.
IL NODO PRIVATIZZAZIONI
Da esponente politico arrivato in Parlamento con Scelta Civica – poi abbandonata per il partito di Bruno Tabacci – Rossi si avvicina al tema delle privatizzazioni con un approccio per così dire pragmatico. “Per Ama e Atac” (cioè, rispettivamente, le aziende che gestiscono rifiuti e trasporti) “penso non sia necessario ma dobbiamo pretendere che funzionino bene”. Discorso diverso, invece, per le altre municipalizzate le quali “possono essere senz’altro privatizzate, soprattutto se indebitate”, come di regola accade.
I DIPENDENTI COMUNALI
Uno degli aspetti di maggiore complessità con cui il nuovo sindaco sarà chiamato a confrontarsi, è la gestione delle decine di migliaia di dipendenti che lavorano per il Comune di Roma o per una delle sue aziende. Argomento storicamente esplosivo, come ha potuto toccare con mano anche l’ex primo cittadino, Ignazio Marino, al centro di uno scontro – forse mai così duro – tra Campidoglio e lavoratori. “Premiare il merito” è l’indicazione fondamentale che arriva da Rossi secondo il quale “la presenza di mele marce non deve far dimenticare quanto di buono fanno ogni giorno migliaia di dipendenti”. Certo – riconosce Rossi – “c’è anche un tema di responsabilizzazione di chi lavora nella macchina della Capitale d’Italia ma un sindaco, nell’adottare i necessari provvedimenti per rendere il sistema finalmente più efficiente, deve anche mostrare capacità politiche di mediazione e relazione”. Cosa che – come gli hanno imputato spesso i suoi vecchi amici del Pd – Marino non è stato quasi mai in grado di fare.
IL RAPPORTO CON I COSTRUTTORI
Un’altra questione da maneggiare con attenzione è il rapporto con i costruttori, da sempre molto influenti in Campidoglio e alla guida di quello che forse – per numero di lavoratori e indotto complessivo – può considerarsi il principale settore economico della città. “Trasparenza e legalità sono la bussola che bisogna sempre seguire”, commenta Rossi, che aggiunge: “E’ inammissibile che il costo di un’opera pubblica possa amplificarsi nell’arco degli anni in modo spropositato come avvenuto nel caso dei lavori della metro C”.
OLIMPIADI SENZA SE E SENZA MA
“Ci sono momenti nei quali le istituzioni devono assumersi la responsabilità di decidere. Nel caso delle Olimpiadi è certamente così”. No, dunque, al referendum proposto dal segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi, al quale si sono detti favorevoli anche Matteo Salvini e la candidata sindaco del M5S Virginia Raggi. Rossi è sicuro che si tratti di una grande opportunità per la città eterna, da non mandare sprecata. Trasparenza e legalità sono ancora una volta la bussola indicata dal sottosegretario alla Difesa ma, una volta soddisfatte queste precondizioni fondamentali, bisogna andare avanti. “Sarebbe da pazzi non usufruire di risorse come quelle che potrebbero essere liberate per i Giochi Olimpici di Roma. Fondi da utilizzare non solo per migliorare e restaurare l’esistente ma anche per realizzare opere e interventi che, altrimenti – con il bilancio in rosso del Campidoglio – non si potrebbero mai effettuare”.