Non è uno scherzo, anche se effettivamente lo potrebbe sembrare. Il partito che sognava il ponte sullo stretto di Messina e che voleva riportare il nucleare in Italia – a sorpresa e contro ogni previsione – si sta riscoprendo con un’anima iper ambientalista.
SE FORZA ITALIA E’ NO TRIV…
Prese di posizione dirette da parte di Silvio Berlusconi ancora non si registrano ma il tam tam sui social network lascia spazio a pochissimi dubbi, così come le dichiarazioni di cui i maggiori esponenti di Forza Italia stanno disseminando giornali e televisioni nelle ultime settimane. L’indicazione che gli azzurri stanno dando ai loro elettori è di votare al referendum del 17 aprile e di barrare la casella del sì. No, dunque, al rinnovo delle concessioni per l’estrazione di gas e petrolio nel mar Adriatico. Una posizione quantomeno insolita per il partito del Cavaliere, che – nel 2010, da presidente del Consiglio – parlava “della necessità di affrancarsi dal giogo dell’importazione del petrolio” (leggere qui per credere).
FORZA RUSSIA
Due posizioni, tra loro, evidentemente in contraddizione. Delle due, infatti, l’una: o l’Italia importa di meno ed estrae di più, soprattutto nei giacimenti presenti nel suo territorio oppure – come vogliono i no Triv – smette di trivellare, con l’inevitabile conseguenza di dover acquistare maggiori quantitativi di idrocarburi dall’estero. Dettaglio – forse irrilevante, ma forse no – che il nostro Paese importi il 45% del suo fabbisogno di gas (dati del ministero dello Sviluppo economico riferiti al 2013) e il 17% del suo fabbisogno di petrolio (dati dell’Unione Petrolifera riferiti al 2014) dalla Russia.
SIT IN E DISTINGUO
A livello locale – ma non solo – la scelta no Triv si sta imponendo in Forza Italia. Domenica prossima, ad esempio, responsabili e militanti locali del partito e del Club Forza Silvio saranno in piazza a Foggia per affermare il loro sì al referendum (si legga qui). Tra i big il più sicuro nel contestare le trivelle è Giovanni Toti: la regione che guida – la Liguria – è tra le promotrici del voto referendario. Di opinione diversa, invece, il capogruppo Paolo Romani che nella sua ultima dichiarazione sul tema – datata metà marzo – si era di fatto esposto contro i no Triv: “Da ex ministro dello Sviluppo economico, non posso che promuovere la valorizzazione delle ricchezze del nostro territorio, fatte salve le ovvie tutele ambientali”.
FITTO E CAMERON
Lungo il cammino dei No Triv gli azzurri stanno incontrando in queste ore i vecchi amici poi diventati nel tempo fieri avversari. Infatti i berlusconiani doc si ritrovano in compagnia di una loro vecchia conoscenza: Raffaele Fitto, ex governatore della Puglia, ex ministro per gli Affari regionali ed ex delfino di Berlusconi, con il quale ha prima discusso e poi litigato, fino alla scelta di fondare un partito autonomo, Conservatori e riformisti. Il nuovo movimento politico dell’ex ministro di Forza Italia – che proprio in Puglia ha il suo principale bacino di voti – non ha esitato a schierarsi per il sì al referendum con ripetute dichiarazioni del capogruppo dei Conservatori e riformisti in consiglio regionale Ignazio Zullo. Con buon pace del primo ministro inglese David Cameron, al quale Fitto si ispira apertamente (basta leggere quanto scritto dallo stesso europarlamentare italiano). D’altronde, la Gran Bretagna di Cameron non si può certo considerare un Paese ostile al petrolio e alle major del settore.