“Difficile prevedere se tutta questa storia avrà delle conseguenze sul referendum del 17 aprile. Certo è che il governo ha fatto bene a difendere, anche con forza, un suo provvedimento”. Stefano Ceccanti, politologo e costituzionalista, ma anche ex senatore del Pd, analizza le vicende petrolifere di questi giorni.
Professor Ceccanti, innanzitutto secondo lei ha fatto bene il ministro Guidi a dimettersi?
Sì. Per una questione di opportunità politica. Nonostante per ora nei suoi confronti non sia stato ipotizzato alcun reato, quella telefonata lascia trasparire interferenze comunque inopportune per favorire anche gli affari del suo compagno.
Il governo si è difeso rivendicando l’emendamento in questione e più in generale il via libera al progetto Tempa Rossa…
E’ l’unica cosa che l’esecutivo poteva fare. Palazzo Chigi ha fatto delle scelte precise sulla politica industriale ed energetica in quella parte d’Italia. D’altronde trovo bizzarro che, se una concessione petrolifera viene concessa, poi se ne blocchi la commercializzazione. Quello che trovo assurdo è che decisioni così importanti per il Paese possano essere bloccate da piccoli veti locali. Con le Regioni e i Comuni si discute, ma poi scelte strategiche di questo tipo riguardano il governo e la politica nazionale. Se ci facciamo condizionare dai veti locali in Italia non si farebbe mai nulla.
Secondo lei è normale che il governo inviti all’astensione in un referendum. D’Alema su questo punto è stato molto critico con Renzi…
Il governo difende il suo operato e per farlo ha di fronte due strade: fare campagna per il no o invitare a disertare le urne. Sono opzioni entrambe legittime.
In questa vicenda è comparso il nuovo reato di traffico di influenze. Che ne pensa?
Lo trovo assai nebuloso perché occorre capire quale sia il confine tra il reato perseguibile e l’attività lobbistica. In un Paese, tra l’altro, dove manca una norma che regoli le lobby. Mi sembra che ci sia il rischio in questa fase, finché il reato non sarà ben delimitato dalla Cassazione, di lasciare troppo spazio alla discrezionalità del singolo magistrato. Inoltre mi chiedo: come si coniuga questo reato con la nuova legge elettorale dove sono state reintrodotte le preferenze? Come si gestirà il rapporto tra i gruppi di interesse territoriali e il candidato? Paradossalmente potrebbero essere perseguiti tutti gli eletti con serbatoi di voti territoriali.
Quindi in Basilicata va tutto bene…
Il progetto è legittimo. Se poi a margine emergono ipotesi di reato come tangenti, corruzione o disastro ambientale, queste sono cose su cui la magistratura ha il dovere di indagare e fare luce. La politica, non i giudici, è chiamata a decidere se le cose si fanno. La magistratura è tenuta a vigilare sul come.
Non pensa che questa storia, sommata ad altre, abbia appannato l’immagine del governo?
E’ presto per dirlo. Ma il referendum del 17 aprile e il voto amministrativo di giugno potranno darci qualche elemento in più per sapere se il premier ha ancora il vento in poppa oppure no.
Secondo lei, se la riforma costituzionale dovesse essere bocciata dal referendum in autunno, che cosa accadrà?
L’unica conseguenza saranno le elezioni anticipate, perché penso che in questa legislatura non ci possa essere spazio per un altro governo non uscito dalle urne.