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Il referendum del 17 aprile è tardo luddista, dunque mi asterrò

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Non condivido – se mi è permesso – la difesa, compiuta da Giorgio Napolitano in una recente intervista, della riforma costituzionale approvata nei giorni scorsi. Ma ho sentito suonare le campane quando il presidente emerito ha bacchettato sulle dita Paolo Grossi per le sue esternazioni, nei fatti partigiane, sul dovere di votare nel referendum anti-triv.

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Spogliato dei suoi quesiti più incisivi, per gli effetti che produrrebbe una vittoria del Sì, il referendum anti-triv si ridotto al lumicino. In sostanza, ad un’operazione tardo-luddista in conseguenza della quale i giacimenti di gas o di petrolio dovrebbero essere chiusi alla scadenza delle concessioni, a prescindere dal loro esaurimento. Il voto, però, ha acquistato altri significati. Matteo Renzi ha deciso di liberare il Pd dai ricatti della “compagnia di giro’’ dell’ambientalismo bucolico del “non nel mio giardino’’. Nella sua storia più recente il Pd ha sofferto di un riflesso pavloviano nei confronti delle pseudo-culture che non erano mai appartenute alla sinistra (il vecchio Pci non si sarebbe mai sognato di sprecare delle risorse energetiche), tra cui quella radical-ambientalista, che nel caso del referendum sull’acqua si unì al vecchio vizio dello statalismo. Nel referendum di domenica, quindi, il Pd combatte prima di tutto contro se stesso: la sfida è tra chi vuole spezzare una delle tante “catene della sinistra’’ e chi non intende rinunciarvi, perché le considera un carattere identitario. Del resto che cos’altro potrebbe pensare delle proprie catene un sequestrato, affetto dalla sindrome di Stoccolma?

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Non credo che sia necessario ribadire che il sottoscritto, domenica, girerà al largo del seggio.

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Perché l’Italia è un Paese sottodimensionato per quanto riguarda le opere e le infrastrutture pubbliche, benché, in tanti, suonino la grancassa per rivendicare investimenti in questi settori? Mi sono domandato spesso i motivi che inducono gli imprenditori nel campo delle costruzioni a fare questo ingrato mestiere. A parte tutte le difficoltà per ottenere le commesse e i pagamenti con frequenza regolare, costoro devono mettere in conto di essere intercettati, di ritrovare, pubblicate sui quotidiani, le registrazioni delle loro conversazioni (magari con l’amante e, ancora meglio, se dicono qualche parolaccia), di ricevere una sequela di avvisi di garanzia e, magari, anche di visitare per qualche mese le patrie galere, assistiti  da una campagna  mediatica diffamatoria. Tutto ciò, anche in assenza di eventuali malversazioni. Ormai questi eventi sono parte integrante del rischio d’impresa.

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