Nel mondo cattolico, non tutti hanno seguito il discutibile invito dei vescovi a votare «Sì» nel referendum No-Triv. E sarebbero stati molti di più se Avvenire, quotidiano della Conferenza episcopale italiana, avesse pubblicato prima del referendum, e non tre giorni dopo il voto, la bella e documentata inchiesta di Antonio Maria Mira sulle regioni che non depurano le acque delle fogne, avvelenando i mari. Si è così scoperto che cinque delle nove regioni che hanno promosso il referendum contro le trivelle (in testa, la Puglia di Michele Emiliano, seguita da Campania, Basilicata, Calabria e Veneto) sono in realtà tra i maggiori responsabili dell’inquinamento ambientale e marino, poiché non rispettano le norme italiane, né quelle europee, per la depurazione delle acque fognarie.
Si tratta di inadempienze certificate dai controlli dell’Unione europea, che proprio per colpa di queste regioni ha aperto una serie impressionante di procedure d’infrazione a carico dell’Italia, con l’imposizione di 480 milioni l’anno di sanzioni a partire dal 2016, vale a dire una multa di 800 mila euro al giorno fino a quando le opere necessarie per il trattamento delle acque non saranno completate, e i valori dell’inquinamento non torneranno al di sotto dei limiti consentiti. Oneri di cui lo stato (cioè, i contribuenti) deve farsi carico per sopperire alle inadempienze dei vari governatori, che come Emiliano predicano male e razzolano peggio.
Di certo, in questo caso, i governatori non possono accampare scuse per mancanza di fondi. Tra il 2011 e il 2012, il Cipe aveva stanziato 3,2 miliardi, di cui 2,8 destinati al Sud, per sistemare fogne, depuratori e acquedotti. Ma tuttora, su 86 città con più di 150 mila abitanti, il 31% non è connesso con le fogne e il 41% non è in regola con il trattamento delle acque reflue. In Sicilia ci sono 431 depuratori per 390 comuni, ma ne funzionano solo 12: in pratica, è come se 2 milioni di siciliani scaricassero direttamente in mare. «Ora basta, più che ai referendum, le regioni pensino a tenere il mare pulito», ha detto Matteo Renzi domenica sera, dopo il fallimento del quorum. Sembrava una battuta eccessiva, fatta per ripicca. Invece no, era la pura e semplice verità.
(Pubblicato su Italia Oggi/ MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)