Esiste un grillismo ideologico. E il suo linguaggio è l’antipolitica. Gomorra, la sua rappresentazione di Napoli, il suo successo mediatico e la tesi di Saviano che “a Napoli e al Sud la politica è morta” (e quindi lo Stato e la civiltà sono morti) rappresentano il prodotto culturale di successo di tale ideologia. Una volta la sinistra esagerava nella critica ai prodotti dell’industria culturale – film, libri, musica, teatro, cinema, tv – come strumenti del “consumo indotto”, del potere capitalistico di rappresentare la realtà in modi che coartavano il consumo. Sociologismo d’accatto. Ma ora si esagera al contrario. Si pretende che il modello Gomorra sia un rispecchiamento della realtà e se ne promuove il consumo come fosse un saggio sociologico.
L’industria culturale che promuove Gomorra è anche quella che promuove una catena di prodotti culturali – giornali quotidiani, riviste, case editoriali, libri – monolitici nella rappresentazione che Saviano fa del Mezzogiorno (“tutto e’ camorra”). Che e’ poi una metafora della rappresentazione che egli fa dell’Italia: “la politica è morta e tutto, in Italia, è potere criminale”.
Comincio a credere che non e’ la magistratura “militante” a servirsi della rappresentazione antipolitica che questa industria culturale promuove. Piuttosto il contrario. Oggi questa deriva nichilista della rappresentazione della politica, dello Stato, della democrazia paga: i suoi prodotti culturali vendono. E nascono pariti che se ne intestano la rappresentanza. Anni di campagne antipolitiche hanno fiaccato qualunque capacità di contestazione critica di questa rappresentazione distorta. Intellettuali, comici, anchormen, giornalisti, a frotte, si mettono al servizio di una rappresentazione che “vende”. Vende ma uccide.
La “sociologia” di Gomorra uccide, sul serio, Napoli. Ne proietta un’immagine farsesca che si pretende realtaà. Come l’immagine della Terra dei fuochi, uno dei luoghi più belli della natura napoletana, la Campania felix, descritto come Averno spettrale di lutti, così la Scampia di Gomorra diventa metafora di Napoli. Dove scompare ogni rappresentazione, seppur di sfuggita, del bello (il mare, la cultura, la musica) e del bene (lo Stato, la polizia, la legge). Napoli è Regno del male: assoluto, fantasmatico, dove ogni ritmo e gesto sembra dettato dai tempi della cocaina. Irreale. La realtà è ridotta a pallida comparsa. Napoli in Gomorra è un quartiere. Anch’esso costruito ad arte. Fiction. Nel metaregno di Scampia Napoli è effettivamente morta. Come pretende Saviano. Nella realtà di Scampia Napoli non lo è. Ma un’industria culturale aggressiva e distorcente fa di tutto per ucciderla.