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Non sparate sull’oro nero. L’appello dell’Unione petrolifera

Claudio Spinaci

A quasi due mesi dal referendum sulle trivelle, l’Unione Petrolifera torna a parlare di oro nero durante la presentazione dell’assemblea annuale, dal titolo “Facciamo muovere l’Italia”, che si tenuta mercoledì scorso sulla terrazza del Radisson Blu Hotel a Roma. I punti toccati sono stati tre: quanto conta il settore petrolifero per l’Italia, come viene (e dovrebbe) essere visto e per quanto ancora non potremo farne a meno. Tra i presenti alcuni addetti ai lavori, come Mario Santostasi della Q8, diversi esponenti istituzionali, come Ignazio Abrignani, vicepresidente della commissione alle Attività produttive, e Gianni Bessi, consigliere dell’Emilia Romagna e tra i più accaniti avversari dei No Triv al referendum.

Ecco i numeri, le richieste e gli obiettivi emersi dalla relazione del presidente dell’Unione petrolifera, Claudio Spinaci.

PETROLIO NON LAVORATO CHE DA’ LAVORO

Quello petrolifero è un settore che, secondo i dati dell’UP, dà lavoro a 20.000 persone e altre 130.000 nell’indotto. “Una filiera di fondamentale importanza strategica – ha detto Spinaci – che contribuisce alle entrate dello Stato con oltre 40 miliardi di euro”. Ma i numeri del settore non sono finiti qui: il comparto fa registrare un fatturato superiore ai 100 miliardi di euro e distribuisce ogni giorno circa 100 milioni di litri di carburante, venduti “capillarmente sul territorio” con 21.000 punti vendita, attraverso 600 depositi e circa 3000 km di oleodotti.

(TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE)

LIQUIDO (ANCORA) NON LIQUIDABILE

L’altro argomento affrontato è stato quello della dipendenza dal petrolio che, a quanto pare, sarà ancora lunga perché l’offerta dei beni sostitutivi non copre la domanda di energia. “I carburanti di origine fossile oggi coprono circa il 90-95% della domanda di energia per il trasporto” ma al contrario di quello che spesso viene detto la quota di dipendenza, nei prossimi anni, non si abbasserà attorno allo zero. “Nel 2050 – ha aggiunto il presidente UP – la percentuale scenderà al 70-75% del totale”. Anche se sharing economy, smart city e nuovi mezzi di trasporto sembrano essere parole d’ordine pervasive e di repentina implementazione in realtà spesso “vengono usate per semplificazioni demagogiche”. È come se adesso fossimo in una zona grigia che durerà ancora parecchio dove però la materia grigia può fare tanto: i progressi che si sono fatti e si faranno nel campo degli idrocarburi sono molti. “Basti pensare che il particolato in un viaggio Roma-Milano dal 1990 ad oggi è sceso del 98% così – ha continuato Spinaci – l’impatto ambientale è sempre minore grazie all’efficienza dei motori e a prodotti petroliferi di più alta qualità”.

L’Italia è considerata tra i Paesi produttori di petrolio con le migliori caratteristiche ambientali grazie a investimenti di settore che hanno portato “a una riduzione delle emissioni industriali del 70-90%”, ha chiosato il presidente di UP.

(ECCO CHI C’ERA ALL’EVENTO DELL’UNIONE PETROLIFERA)

NON PUNTATE IL DITO

Nonostante l’Italia in termini di ricerca petrolifera sia considerata “tra le avanguardie del mondo”, come ha detto il presidente Spinaci, e anche se l’industria del greggio non riceva alcun incentivo, come invece succede in Gran Bretagna, spesso questo settore non viene visto di buon occhio. “Quello che chiediamo non sono incentivi – ha affermato il presidente dell’UP – ma di evitare provvedimenti inutilmente punitivi che potrebbero privarci delle risorse auto prodotte. Siamo arrivati al paradosso che se una norma, una legge o un atto amministrativo non sono percepiti come abbastanza punitivi nei nostri confronti si grida al ‘regalo ai petrolieri'”.

Appuntamento al 22 giugno.


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