“Non mi aspettavo la vittoria del no, il risveglio di stamattina è stato una pessima sorpresa”. Giulia lavora a Londra, “proverò a chiedere la cittadinanza a settembre”, ma non si sa se e cosa cambierà nei prossimi mesi. Il divorzio tra Regno Unito e Unione Europea porterà alla ridefinizione di trattati e leggi che riguarderanno non solo il governi ma anche i cittadini.
Giulia Dessì, 30 anni, nata a Oristano (Sardegna), vive in Gran Bretagna da quasi 5 anni. Non sa ancora cosa cambierà nella sua vita dopo la vittoria della Brexit, però i suoi piani per il futuro non cambieranno. “Nei prossimi mesi scadrà il mio contratto di lavoro e tornerò un po’ in Sardegna – racconta – Poi partirò per il Cile e la mia intenzione, dopo, è tornare in Inghilterra per cercare nuovamente lavoro. Non so cosa cambierà per cittadinanza e visto, è ancora tutto molto incerto, ma i miei programmi non cambiano”.
Arrivata in Galles nel 2011 per studiare International Journalism alla Cardiff University, Giulia vive ora a Brighton, ma lavora a Londra. Per il Media Diversity Institute, organizzazione che si occupa di incoraggiare e facilitare la copertura delle diversità nei media, lavora come project manager, mentre come freelance ha curato il rapporto europeo del Network Europeo Contro il Razzismo (ENAR) “Donne Dimenticate: l’impatto dell’Islamofobia sulle Donne Musulmane” nella parte riguardante l’Italia e si interessa inoltre di giornalismo.
“Dopo essere arrivata in Galles e aver terminato gli studi sono tornata in Sardegna per un breve periodo, ma poi mi è stato offerta una collaborazione con l’Università di Cardiff e da allora non sono più tornata in Italia se non per qualche vacanza. Ho conosciuto amici e fidanzato, la mia vita si è spostata qui, e la sensazione più spiacevole è l’incertezza su cosa sarà di me, di noi cittadini europei nel Regno Unito, se dovessimo scegliere di spostarci e poi tornare”. Prima del master in giornalismo, Giulia ha fatto l’Erasmus in Norvegia: “È stato durante l’Erasmus che ho capito non solo che viaggiare era possibile, ma anche che continuare a farlo sarebbe stato quello che volevo”. Generazione Erasmus, dunque, che non ha conosciuto i confini nazionali degli Stati europei come muri, ma come soglie sempre aperte da attraversare.
“L’Inghiterra è euroscettica da sempre – spiega Giulia – ma il dibattito sull’uscita dall’Ue è stato tossico e velenoso: i sostenitori del no (Ukip in prima linea) si sono accaniti contro i migranti europei come me che ‘rubano il lavoro agli inglesi’, come avviene in Italia con i migranti extraeuropei. Gli euroscettici di sinistra, quelli contro l’austerity e lo strapotere della BCE, sono passati quasi subito in secondo piano e per questo il dibattito è degenerato”, fino ad arrivare all’omicidio della deputata laburista e europeista Jo Cox per mano di un estremista di destra con simpatie neonaziste.
Per ora, come ha sottolineato David Cameron nella sua conferenza stampa, non cambierà niente per i cittadini Ue nel Regno Unito, ma tutto dipenderà dalle contrattazioni dei prossimi mesi tra Gran Bretagna e Europa. Intano, per Giulia e per tanti altri, resta la sensazione di essere diventati, d’improvviso, stranieri in casa propria, in attesa di sapere cosa cambierà davvero.