Ci siamo illusi del peace and love: “Se ci facciamo i fatti nostri non ci toccano”. Ci siamo illusi che non nominando la loro religione, l’Islam, ci avrebbero trattato con un occhio di riguardo. Ci siamo illusi di essere più furbi o fortunati degli altri.
Ora è arrivato il momento che non pensavamo potesse toccarci: la strage di italiani. Che sia successo a centinaia di km da casa non cambia: oggi noi siamo Bruxelles, Parigi, Istanbul.
Sulla nostra pelle abbiamo provato l’immonda schifezza del terrorismo islamico. Islamico. Sì, perché, da oggi almeno, smettetela per favore di rimuovere, pudicamente e vigliaccamente, il nome del nemico: sono terroristi e sono islamici e uccidono in nome di una setta ma religiosa. Uccidono ululando, cani non addomesticati, ad una religione che lo consente. Questo sia chiaro. Negarlo è complicità.
Ma ora anche il governo deve cambiare politica. E dirlo: noi siamo in guerra col terrorismo islamico come gli altri Paesi che hanno gli scarponi sui territori di guerra del Califfato. Solo una vittoria militare, evidente, visibile, dimostrabile sull’Isis può deprimere i terroristi islamici sparsi nel mondo, può segargli le unghie. Peace and love non servono a niente. Servono solo ad incoraggiare i terroristi islamici.
Chi parla di “terza guerra mondiale” e poi propone di non combatterla e di disarmarci, ci farà perdere la guerra. Come avremmo perso la seconda se non avessimo distrutto il nazismo con le armi. E, per favore, tacciano gli imbecilli che pensano di sostituire l’intelligence alla guerra. L’intelligence è solo un modo più intelligente di fare la guerra. Altrimenti è solo un’inutile scappatoia.