Ormai è un tutti contro tutti in piena regola, ma intanto i rifiuti continuano ad invadere le strade di Roma. Tensione sempre più alle stelle tra i vertici di Ama – la municipalizzata della nettezza urbana – e il Campidoglio: l’assessore Paola Muraro e il presidente dell’azienda capitolina Daniele Fortini continuano a lanciarsi accuse incrociate, anche se ormai la guerra sembra agli sgoccioli.
LE DIMISSIONI DI FORTINI
Il numero uno di Ama, infatti – scelto nel gennaio 2014 dall’ex sindaco Ignazio Marino – il prossimo 4 agosto dovrebbe ufficialmente lasciare il suo incarico, dopo le dimissioni presentate all’indomani della vittoria di Virginia Raggi. Prima di andarsene, però, Fortini ha chiesto di essere ascoltato con urgenza dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti che sta indagando anche su quanto avvenuto a Roma e nel Lazio negli ultimi anni. A settembre dovrebbero essere sentite anche Raggi e l’assessore Muraro.
L’OGGETTO DEL CONTENDERE
I rapporti già tesissimi tra la nuova amministrazione capitolina e i vertici Ama sono definitivamente saltati lunedì scorso: Muraro si è presentata a sorpresa nella sede della municipalizzata e in una riunione con Fortini – trasmessa in diretta Facebook – ha accusato l’azienda di essere la causa dell’emergenza che sta vivendo Roma. “Chi sbaglia in Ama deve pagare e i romani hanno ragione: non state pulendo la città. E’ il momento che vi assumiate le vostre responsabilità”, ha incalzato l’assessore.
MURARO E AMA
Un attacco durissimo per modalità e parole utilizzate, certo non consueto nei rapporti tra management delle aziende partecipate e politica. Un fatto che desta ancor più curiosità in virtù della storia professionale di Muraro che – prima di entrare in giunta – è stata per dodici anni, anche con la presidenza Fortini, consulente ben retribuita di Ama: referente – si legge nel suo curriculum – per i due impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) di proprietà della municipalizzata, proprio quelli finiti nel mirino negli ultimi giorni. Una circostanza, quest’ultima, sottolineata con forza da osservatori e quotidiani, tra cui il Corriere della Sera con un’editoriale a firma di Sergio Rizzo.
L’ACCUSA AD AMA
L’accusa che Raggi e il suo assessore rivolgono all’azienda dei rifiuti riguarda in particolare i due impianti romani di TMB, quello di via Salaria (quadrante nord della Capitale) e quello di Rocca Cencia (quadrante sud est) sui quali – come rivela oggi Repubblica – adesso indaga la Procura di Roma: ieri blitz dei carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) per sequestrare documenti e informazioni. “Erano pieni da ottobre e nessuno ha mosso un dito“, ha scritto su Facebook il sindaco, che poi ha aggiunto: “E’ arrivato il momento che i dirigenti si assumano le loro responsabilità. Perché un presidente ha l’obbligo di amministrare un’azienda e ha l’obbligo di farlo nel migliore dei modi“. “Se avevate problemi a ottobre perché non lo avete detto? L’emergenza l’avete creata voi ed ora ve ne state lavando le mani“, ha rincarato Muraro.
LA REPLICA DI FORTINI
Accuse alle quali ha risposto colpo su colpo Fortini: “Il sindaco Raggi dà informazioni sbagliate. Dice che gli impianti erano pieni già a ottobre e si chiede dove fossi io. Ma io a ottobre stavo tentando di riaprire il Tmb Salrio dove c’era stato un incendio. Riparato quello, gli impianti non erano pieni“.
IL RITORNO DI CERRONI
La questione di fondo, però, ormai è un’altra: il ruolo di Manlio Cerroni, il patron della discarica di Malagrotta – un tempo la più grande d’Europa, ribattezzata l’ottavo colle di Roma – che Marino fece chiudere nell’ottobre 2013. Il suo nome è tornato d’attualità nelle ultime settimane: il suo consorzio, il Colari, è, infatti, proprietario di un impianto di tritovagliatura dei rifiuti che ha sede sempre nell’area di Rocca Cencia, la cui gestione, però, è stata affidata con contratto d’affitto di ramo d’azienda al gruppo Porcarelli. L’amministrazione capitolina vorrebbe utilizzare la struttura per cercare di alleviare l’emergenza, ma Fortini si oppone. “Non vuoi portare i rifiuti a lui e la città piena di immondizia non può essere penalizzata per questo“, ha tuonato Muraro contro il presidente di Ama, il quale dal canto suo le ha ricordato come “un’amministrazione pubblica non possa stipulare un contratto con chi ha un contenzioso“.
CERRONI SI’ O CERRONI NO?
“Io non chiederò mai di utilizzare l’impianto di Cerroni. O me lo dicono le autorità che è possibile, oppure senza gara non lo uso“, ha spiegato Fortini. Peraltro, quello stesso impianto è anche al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma che indaga su diversi reati. “Ora si tratta di capire se, nonostante questo, la giunta Raggi terrà il punto sulla necessità di rivolgersi comunque a Cerroni, imponendo il trattamento dei rifiuti cittadini in un impianto su cui gravano rilevanti contestazioni penali oppure deciderà di desistere“, scrive oggi su Repubblica la giornalista Federica Angeli, che dal 2013 vive sotto scorta permanente per le sue inchieste sulla criminalità a Roma. Inoltre, il quotidiano diretto da Mario Calabresi ha raccontato nei giorni scorsi di un incontro “segreto” che si sarebbe svolto a fine giugno, al quale avrebbero partecipato Muraro, il deputato cinquestelle fresco di nomina nel direttorio romano Stefano Vignaroli – esperto di rifiuti e marito della senatrice pentastellata Paola Taverna – un rappresentante di Cerroni ed anche Fortini, convocato alla riunione dall’assessore.
PAROLA A CERRONI
In una situazione così confusa, non poteva mancare ovviamente la presa di posizione del diretto interessato, l’ormai novantenne Cerroni, soprannominato negli ambienti politici romani “il supremo”. “Ho vinto io, sono pronto a salvare Roma“, è il titolo dell’intervista rilasciata due giorni fa – il 26 luglio – al quotidiano Il Tempo, nella quale se la prende con Fortini (“prova rancore nei miei confronti“) e conferma la sua proposta per uscire dall’emergenza: “Solo adesso si rendono conto che io la soluzione all’emergenza rifiuti di Roma l’avevo indicata da mesi nel tritovagliatore di Rocca Cencia. Si trova proprio accanto agli impianti dell’Ama e può trattare fino a mille tonnellate di rifiuti al giorno. Mentre la città affoga nell’immondizia sotto gli occhi stupiti dei turisti, stranamente e incomprensibilmente, la soluzione è rimasta senza risposta“.
IL PIANO DI AMA
Per rispondere alle sollecitazioni dell’amministrazione capitolina – che sta chiedendo con forza che la situazione rifiuti a Roma torni sotto controllo – Ama ha predisposto e inviato in Campidoglio un piano per ripulire la città entro il 20 agosto. Nel programma di interventi l’azienda capitolina dei rifiuti indica una serie di azioni da realizzare per sottrarre la città eterna al degrado in cui è abbandonata. Tra le altre cose, si prevedono operazioni sul funzionamento degli impianti di trattamento meccanico biologico, sulla raccolta differenziata, indifferenziata e sullo spazzamento delle strade.
IL PD ALL’ATTACCO
Vicenda intricata e di difficile soluzione, sulla quale in queste ore si sono moltiplicati gli interventi critici da parte delle opposizioni. Il Pd è sceso in campo con il presidente e commissario romano Matteo Orfini che ha affidato a Facebook il suo commento: “Onestamente ho dei dubbi che il comportamento dell’assessore sia corretto. L’obiezione dei vertici Ama che per affidare a quello specifico impianto il trattamento dei rifiuti servirebbe una gara mi pare abbastanza sensata.Ma la cosa che davvero fa impressione è questa commistione impropria tra interessi privati, amministrazione e parlamentari grillini. È tutto molto poco chiaro e per niente trasparente“.
LA PRESA DI POSIZIONE DI MARINO
Un commento non così distante – e questa è già una notizia – da quello dell’ex sindaco Marino, che dell’emergenza rifiuti ha scritto sul suo blog. Il chirurgo ha difeso a spada tratta Fortini, ribadito i risultati della sua giunta – chiusura di Malagrotta in testa – e lanciato un messaggio inequivocabile: “C’è chi lavora perché tutto torni come prima“. Come ai tempi dell’ottavo colle di Roma.
L’INTERVENTO DI CLINI
Della questione ieri ha parlato pure Corrado Clini, che l’ha a lungo seguita ai tempi del governo di Mario Monti nel quale guidava il ministero dell’Ambiente. Intervistato dal Messaggero, Clini ha messo il dito nella piaga delle inefficienze di Roma e menzionato il problema principale: l’assenza di un adeguato sistema di impianti che consenta alla Capitale di gestire autonomamente i rifiuti che produce. “Il piano che 4 anni fa feci sottoscrivere al comune di Roma, alla provincia e alla regione Lazio per allineare la Capitale alle regole europee per il recupero e il trattamento dei rifiuti urbani“, ha commentato “è stato disatteso“. Per questa ragione – ha aggiunto – “i rifiuti emigrano ancora verso il nord Italia e l’Europa, con costi altissimi. Se anche Roma riuscirà ad assumersi la responsabilità di gestire i propri rifiuti e trasformarli in risorsa, il sindaco avvicinerà l’Italia all’Europa, segnando concretamente la discontinuità con oltre 40 anni di monocultura e monopolio della discarica“.