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Chi è Anton Vaino, il nuovo capo dello staff di Putin

Anton Eduardovich Vaino sarà il nuovo capo dell’amministrazione presidenziale (la definizione che il Cremlino dà a quello che gli americani chiamo Chief of Staff). Nel linguaggio del potere russo significa essere diventato il più importante tra gli alti funzionari pubblici che circondano Vladimir Putin, o almeno così era per il suo predecessore, Sergei Ivanov, estromesso con decreto presidenziale di cui è stato pubblicamente diffuso il contenuto venerdì.

Non esistono analisti che non considerano questo avvicendamento come il passo più importante di una serie di ammodernamenti che Putin sta dando al suo apparato: nel mondo politico russo è questo l’argomento-terremoto, non lo schieramento dei missili anti-aerei S-400 al confine con la Crimea e i relativi venti di guerra degli ultimi giorni, non i fischi a Yulia Efimova sul podio dei 100 rana alle Olimpiadi di Rio (Efimova era stata riammessa in extremis dopo la squalifica alla federazione di atletica e di altri atleti russi per il caso del doping di stato). E questa importanza è legata al ruolo: dalla scrivania che Vaino andrà a ricoprire, nella palazzina al centro di Mosca dove si trovano gli uffici dell’Administratsiya Prezidenta, passeranno le decisioni pesanti del governo; l’interazione tra autorità federali e regionali, la riforma amministrativa, il servizio pubblico, la comunicazione di massa e i media, l’attività legislativa, la giustizia, le statistiche statali e il lavoro quotidiano del governo.

Vaino è nato a Tallin, in Estonia, il 17 febbraio del 1972. Nel 1996 s’è laureato all’Istituto Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali presso il ministero degli Esteri russo. Ha lavorato all’ambasciata russa a Tokyo e poi nel secondo dipartimento asiatico del ministero degli Esteri russo: Japan Times scrive di lui che “è un esperto di Giappone” e “si aspetta che possa facilitare le relazioni tra i due Paesi” già da quest’anno, mettendo fine alla disputa territoriale sulle isole Kuril, annesse dai russi durante la Seconda Guerra Mondiale (il primo ministro giapponese Shinzo Abe sarà a Vladivostok a settembre, Putin ricambierà la visita entro dicembre). Il nuovo capo dello staff è entrato negli uffici della direzione presidenziale nel 2002: è stato nominato nel 2007 vice capo del personale di governo, in seguito capo del protocollo del Primo Ministro e vice capo dell’amministrazione nel 2008. Il suo nome, tuttavia, non è tra quelli altisonanti dell’establishment russo, sebbene il pedigree non manchi: il padre, Edward, è stato vicepresidente per le relazioni estere della casa automobilistica Avtovaz (più nota come Lada). Pare che suo nonno, Karl, primo segretario del partito comunista estone dal 1978 al 1988, fu allontanato dai ruoli istituzionali da Mikhail Gorbachev perché aveva richiesto l’uso dell’esercito per sopprimere le proteste delle opposizioni.

Personaggio piuttosto sconosciuto, Vaino si porta dietro nell’immediato i ragionamenti di chi pensa che la sua scelta rifletta un arroccamento, più che un ammodernamento, cercato da Putin, che si sta circondando di yes-man nei ruoli esecutivi: elementi senza una propria linea politica, facilmente controllabili. “L’estromissione di Ivanov è un segno di attenzione di Putin sulla sostituzione dei suoi vecchi amici nei massimi posti del ramo esecutivo con membri del personale di servizio, qualunque ruolo di alto livello possano ricoprire”, ha commentato Stanislav Belkovsky, analista politico, parlando alla stazione radio Echo of Moscow: “Psicologicamente è ora più comodo per Putin avere a che fare con quel tipo di persone, le persone che fin dall’inizio lo vedono come un grande capo e che non ricordano i tempi quando Vladimir Putin non era ancora un grande capo”. Vaino è uno dei pochi papaveri dell’amministrazione russa che non ha avuto a che fare con Putin nei tempi della sua esperienza a San Pietroburgo, anche per una questione generazionale. TvRain ha pubblicato un articolo pieno di fotografie dal titolo esplicito: “Anton Vaino, l’uomo che sta dietro a Putin”, ricco di immagini in cui il nuovo capo dello staff è ripreso come un’ombra discreta alle spalle del presidente. Il report “Poltiburo 2.0.” della Minchenko Consulting, uscito nel 2015, lo inquadrava già come una persona che Putin volutamente “cresce”, “un nuovo livello di manager”, che nel medio termine si vedrà implementato il proprio ruolo nell’inner circle. Lui, come altri “giovani tecnocrati”, che saranno “grati a Putin personalmente per la loro carriera”.

(Foto: Wikipedia)

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