Il mondo cambia e la politica non gli sta dietro? Ne è convinto Antonio Pilati (saggista ed editorialista, nella foto) che ieri sera al Teatro Parenti di Milano ha presentato“Rivoluzione digitale e disordine politico” (Guerini Associati). A discutere delle tesi dell’ultimo libro di Pilati c’erano Franco Debenedetti (presidente dell’istituto Bruno Leoni), Stefano Parisi (leader di Energie per l’Italia), Armando Siri (Lega), Giulio Tremonti (ex ministro dell’Economia). A moderare l’incontro, Dario Di Vico del Corriere della Sera.
L’AUTORE E L’IMPORTANZA DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE
Pilati ha spiegato innanzitutto la genesi del volume: “Il processo di espansione globale dei mercati, avvenuto a velocità straordinaria e incomparabile con qualsiasi evento del passato, ha creato disordine politico”, ha detto. “In connessione la rivoluzione digitale – ha aggiunto – ha permesso l’enorme espansione della finanza: i mezzi e gli strumenti finanziari si sono moltiplicati a dismisura e questo ha cambiato il quadro dell’economia. Per esempio, senza il mondo digitale sarebbe stato difficile immaginare il mondo dei derivati”. Tutto questo ha condizionato la vita di miliardi di persone con effetti positivi e negativi. Tra questi ultimi: il disordine politico. “E’ figlio della cecità dell’élite che non hanno saputo prevedere e neutralizzare le ricadute politiche di questa rivoluzione che nel frattempo ha messo in crisi anche ideologie e cultura”, ha spiegatp. In sostanza, il Paese è stato spiazzato da una realtà che si è mostrata diversa rispetto a quello che i politici raccontavano.
DE BENEDETTI PARLA DI ELEZIONI AMERICANE
“Diavolo di un Pilati – ha esordito Debenedetti – stiamo facendo questa presentazione alla vigilia dell’evento che genererà disordine politico. Chi meglio di Trump impersona il disordine politico? E chi meglio di Hillary invece il politically correct? In questa campagna americana si sono contrapposti i due grandi temi di questo libro: la globalizzazione e l’immigrazione e come la tecnologia rende possibili entrambi”. L’abilità di Pilati sta nel capire che i due temi si alimentano vicendevolmente: “La rivoluzione digitale è il motore dell’epoca che stiamo vivendo” ha detto ancora.
PARISI E LA LEGA
Stefano Parisi ha spostato il focus su un piano più politico. “Le élite non hanno capito da che parte stava andando il mondo: la sinistra, in particolare, non ha compreso l’importanza di questi fenomeni e ha fallito. Non si può ignorare l’impatto sociale che la rivoluzione digitale porta con sé”, ha detto. Poi un affondo sull’Unione Europea: “L’integrazione è piombata dall’alto e in Europa nessun leader è riuscito a comprendere gli effetti di questo fenomeno. Neanche la Merkel”. Immancabile è arrivata una domanda sulla Lega e sulla possibile partecipazione di Mister Chili alla manifestazione di sabato a Firenze. “Non ci sarò”, ha detto, nonostante il leader della Lega Matteo Salvini abbia precisato che la piazza della città di Dante Alighieri potrebbe essere un banco di prova per le alleanze del centrodestra. A questo proposito Parisi ha precisato: “Il problema è di ricostruire i fondamenti ideali di un’area popolare-liberale, poi le alleanze si fanno una volta che si esiste. Quando non si esiste è difficile fare alleanze”. Chiusura totale dunque? Macché. L’ex direttore generale di Confindustria ha infatti aggiunto: “Con la Lega abbiamo fatto una campagna elettorale assieme e avremmo governato bene Milano. Berlusconi ha governato con Bossi per tanti anni, credo che ci sia la possibilità, bisogna avere dei programmi e la buona volontà di fare eventualmente degli accordi”. In extremis, una domanda sulle elezioni americane. Di Vico ipotizza “Se avesse il passaporto a stelle strisce, chi voterebbe”. Parisi sorride e sussurra: “Mia moglie e le mie figlie hanno il passaporto americano, io comunque voterei no” in riferimento al referendum costituzionale del 4 dicembre.
SIRI E L’UMANITA’ DELLA POLITICA
Il leghista Siri si è soffermato invece sulla dimensione di connessione attuata dalla rivoluzione digitale, delineandone pregi e difetti. “La Rete aggrega ma rende più soli” ha detto. E ha aggiunto: “Non ci sono scopi e obiettivi, elementi fondanti della politica. Così, dalla solitudine si genera un sentimento di rivalsa e di insoddisfazione che apre le porte all’antipolitica”. Sull’ammirazione nei confronti di Putin, Siri ha precisato: “La Russia ha una serie di problematiche che nessuno nega, ma Putin è un leader che difende il proprio Paese”.
TREMONTI NON LE MANDA A DIRE A RENZI
Infine, Tremonti. Il tributarista ed ex ministro ha citato Goethe, Marx, Hegel. “Quello che fa effetto di questo libro è la capacità di formulare un mercato comune tra discipline e concetti diversi”. Poi, ha difeso i dazi: “Non sono una soluzione ma almeno ti permettono di prendere tempo e provare a capire”. La chiosa ha un destinatario ben preciso: Matteo Renzi. “Sono in disaccordo con quanto dichiarato sul libro di Bruno Vespa dal premier pro tempore italiano che sulla globalizzazione esprime un pensiero di grande intensità e dice: ‘C’è chi dipinge il futuro in una dimensione horror e questo incontra i toni di Tremonti e di alcuni guru della sinistra sulla globalizzazione (…) e guardano al futuro come una minaccia’”. A questo punto ha precisato: “Non ho mai guardato alla globalizzazione come una minaccia, ho solo detto che ha un lato oscuro, come ben sappiamo. Renzi poi parla di ‘vincitori e vinti’ e aggiunge che ‘questa è la vita’: un grande pensiero”. E sorride.