“….Lucio Quinzio Cincinnato, proconsole, si dimise dopo che il Senato, per i magheggi dei tribuni della plebe abrogò una legge, da lui sostenuta, per la guerra agli Equi e ai Volsci, nemici di Roma. E si ritirò nelle sue campagne. Ma, in seguito, Roma ebbe ancora bisogno di lui. E lo richiamò. Cicinnato, com’è noto, vinse la guerra…”
Elettoralmente la sconfitta è oltre ogni ragionevole previsione. Renzi non può andare avanti. Politicamente Grillo è il vincitore. Gli altri, Berlusconi, D’Alema e Monti sono solo comprimari. Non sarebbe giusto che diventassero attori. Ora comincerà il rito della politica politichese e del Palazzo. E molti scenderanno dal carro per fare i responsabili, gli scilipotisti, i salvatori della patria in servizio permanente., le nottole di Minerva, diceva Hegel, che volano quando si fa il crepuscolo. Ora la parola più abusata, nel Palazzo, diventerà “responsabilità”, pronunciata in modo pomposo e retorico. Ma la parola più reale e concreta diventerà “immobilismo”. Anzitutto delle riforme e di ogni proposito di cambiamento istituzionale. Poi della politica: il No, come si è sempre detto, non ha consistenza politica, non può fare governi.
L’Italia precipita nel tunnel. Prospetteranno a Renzi due strade: continuare, in nome della responsabilità. Mi immagino i viscidi politici con i baffi che faranno i magnanimi in nome della responsabilità: “sarò io a salvare Renzi come volevo salvare Craxi”, ricordate? L’altra strada è il governo di un renziano che non sia Renzi. Su questa strada ci saranno tutti. La chiameranno stabilità. Ovviamente la tesi prevalente sarà: votare la legge di stabilità, rifare la legge elettorale ( l’Italicum sarà bocciato dalla Corte) e poi votare. La strada di sempre dei furbi politicanti presentata come “responsabilità”. Sarà tutto obbligato. Mattarella farà finta di scegliere.
Nel Pd, infine, comincerà il mantra: “ricompattiamoci”. Era il vero obiettivo di Speranza e soci: “noi non abbiamo i voti e la forza per battere Renzi. Approfittiamo della vittoria del No e dei 5 Stelle per cacciare Renzi e tornare ai vertici del Partito”. Loro hanno scambiato il possesso del Partito con il governo del Paese: politicamente un crimine. Non gli farei questo regalo. Renzi giochi d’anticipo e lasci tutto: governo e Partito. Ma non lasci la politica. Infine, tutti dicono: “sconfitta l’idea del partito della Nazione”. Io penso di no. È un problema europeo.
Dovunque lo scontro politico in Europa sta diventando tra voto populista e voto repubblicano. Non più tra destra e sinistra. Sarà così anche in Italia: il confronto sarà tra Grillo e anti Grillo. E a Grillo occorre opporre una diga repubblicana: una forza tranquilla, competente ed europeista. Io lo chiamerei partito della Nazione. E comunque credo che il Pd debba essere questo. Non l’ammuffita Rifondazione di sinistra che vagheggiano Speranza e soci. Renzi, perciò, si distacchi sul serio. Ma punti al ritorno. Ha un 40% di voti riformisti che non meritano di essere abbandonati. Il suo è un progetto ancora necessario all’Italia. Cincinnato nella storia italiana non è solo un uomo concreto, una pagina di storia romana e della nostra antichità. È un saggio di strategia, di comportamento razionale, una figura di scienza e sociologia politica. Un altro amico doveva farlo nel 2013. Non capì. Ho l’impressione che Renzi lo capisca, invece.