Il grande dubbio di queste ore del dopo referendum riguarda il quando e con quale legge elettorale si andrà a votare.
Attualmente per la Camera la legge elettorale è il cosiddetto Italicum (legge n. 52 del 2015), cioè un proporzionale con premio di maggioranza a seguito di eventuale ballottaggio. Un sistema che individuerebbe alla Camera un sicuro vincitore delle elezioni.
Al Senato avremmo il Consultellum, cioè l’esito della dichiarazione di incostituzionalità del 2014: un proporzionale semplice (come quello con cui si votava fino al 1993) che porterebbe ad un Senato con maggioranza di coalizione.
E’ plausibile che si vada a votare così? A mio avviso, assolutamente no. Per due ragioni.
Innanzitutto l’Italicum è di dubbia legittimità costituzionale. La questione già pende alla Corte costituzionale e in molti pensano che il premio di maggioranza comunque ampio che viene assegnato non supererebbe gli stessi vizi con cui è stato annullato il cosiddetto Porcellum (sent. n. 1 del 2014). Non ci possiamo permettere elezioni che rischierebbero di essere dichiarate incostituzionali.
In secondo luogo, Italicum + Consultellum porterebbero alla sicura ingovernabilità. Infatti alla Camera ci sarebbe un partito vincitore con il 54%, mentre al Senato si avrebbe una rappresentazione fedele dell’attuale elettorato, con tre schieramenti di cui nessuno probabilmente oltre il 30%. In pratica non sarebbe possibile formare un governo se non di coalizione, per quanto con lo sbilanciamento alla Camera. E non ci possiamo permettere un altro governo di scarsa stabilità.
Se questo è il quadro, il prossimo governo non potrà che scrivere una nuova legge elettorale, una legge che assicuri la rappresentanza o la governabilità, ma almeno una legge che non differenzi eccessivamente le maggioranze nelle due Camere.
Ma allora, a mio avviso, le elezioni politiche non sono così vicine.