Il viso mostra tensione e soddisfazione. O il contrario, se preferite. Tocca a Marco Minniti, ministro dell’Interno da pochi giorni dopo anni passati a occuparsi di intelligence, annunciare ufficialmente che in Italia, per la prima volta, è stato individuato e ucciso un terrorista islamico autore di un attentato sanguinoso. Un terrorista ricercato in tutta Europa, che fino a poche ore prima era dato ancora a Berlino dove il 19 dicembre ha ucciso 12 persone e ne ha ferite altre 48. L’Italia così ha eliminato chi ha ucciso una connazionale, Fabrizia Di Lorenzo, che viveva e lavorava nella capitale tedesca, contribuendo in maniera determinante a una maggiore sicurezza per tutti.
Minniti, in un’improvvisata conferenza stampa al Viminale, ha ricostruito quanto accaduto alle 3 di mattina a Sesto San Giovanni: “Nel corso di una normale attività di controllo del territorio, una pattuglia della polizia ha fermato una persona che si aggirava con fare sospetto. Alla richiesta di documenti l’uomo ha estratto la pistola e ha sparato ferendo l’agente Cristian Movio”, ha detto il ministro, precisando che è stato ferito in organi non vitali e che non è in pericolo di vita. L’altro poliziotto ha sparato a sua volta e l’ha ucciso: è l’agente Luca Scatà, 29 anni, in prova al commissariato di Sesto San Giovanni. “Senza ombra di dubbio – ha aggiunto Minniti – si tratta di Anis Amri, sospettato per l’attentato di Berlino”. Era ricercato in tutta Europa, ma appena ha messo piede in Italia “è stato individuato e neutralizzato” ha sottolineato il ministro usando non a caso un termine “operativo”.
La conferma che si trattasse di Amri ha lasciato subito spazio alla soddisfazione per il sistema-sicurezza. “Ho parlato con Movio – ha detto Minniti – è un ragazzo molto motivato, una persona straordinaria, e l’ho ringraziato di vero cuore per la professionalità dimostrata con il suo collega”. Andrà presto “ad abbracciarlo” e gli ha augurato “Buon Natale perché grazie a gente come lui gli italiani passeranno un Natale più felice”. Ma quello che Minniti ha detto dopo la cronaca è forse quello a cui tiene di più: “Ringrazio tutto il dispositivo di sicurezza di cui l’Italia dev’essere orgogliosa. Punto. Ripeto: orgogliosa. Punto”. Non è retorica, è sostanza. E’ un argomento centrale che va sottolineato proprio mentre in tante nazioni europee non sono in grado di cavare un ragno dal buco. Anche se è stata un’operazione di polizia, Minniti ha giustamente ringraziato anche i comandanti dei Carabinieri, Tullio Del Sette, e quello della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi (accanto a lui con il capo della Polizia, Franco Gabrielli) e le Forze armate perché tutti contribuiscono alla prevenzione e alla sicurezza, un controllo così elevato del territorio che ha consentito di bloccare Amri “appena entrato in Italia – ha detto ancora il ministro – perché c’è un sistema capace di funzionare”.
L’uccisione di Amri può portare a sviluppi per ora sconosciuti, a cominciare da eventuali contatti italiani, e su questo indagherà la magistratura di Monza. Minniti non è entrato quindi in dettagli riservati, limitandosi ancora una volta a esprimere “la più totale soddisfazione. Guardiamo all’equipaggio di quella volante come a persone straordinarie, di giovanissima età, che facendo il loro dovere hanno fatto un servizio straordinario alla comunità. L’Italia è loro grata” e la madre di Scatà si è detta orgogliosa del figlio che l’ha chiamata per rassicurarla. L’Italia ha dato all’Europa l’ennesima lezione in tema di sicurezza. Sarà un Natale di lavoro per gli investigatori e in particolare per chi si occupa di antiterrorismo. Un Natale di lavoro per consentire a tutti gli altri un Natale sereno.